Su una cosa sono tutti d’accordo: l’Occidente è sotto assedio, Russia, Cina e in modo diverso Iran e Corea del Nord minacciano le democrazie occidentali che devono attrezzarsi al meglio per la propria sicurezza e per non essere fagocitate. È un tema che riguarda direttamente l’Italia e l’Europa e che la routine politica quotidiana tiene colpevolmente a distanza. Nel suo ultimo libro, “Assedio all’Occidente. Leader, strategie e pericoli della seconda guerra fredda” (La Nave di Teseo), Maurizio Molinari descrive con le consuete lucidità e chiarezza i sommovimenti mondiali e i grandi rischi che corriamo. Alla presentazione romana, moderata dalla giornalista Alessandra Sardoni, come il direttore della Stampa ha sottolineato con soddisfazione, Antonio Tajani e Nicola Zingaretti hanno espresso posizioni simili sui valori liberali, sull’inclusività delle democrazie e sulla Cina a conferma che “le forze politiche depositarie delle culture di base dell’Unione europea e della Nato hanno in comune un Dna che interpreta le sfide allo stesso modo”.
Molinari ha indicato tre principali pericoli: le nuove tecnologie che i Paesi occidentali devono sviluppare molto di più per evitare che la Russia continui la sua opera di influenza e la Cina copi ciò che creiamo; il fatto che solo alcuni Paesi occidentali sviluppano parecchio le tecnologie, come Stati Uniti, Gran Bretagna, Olanda o Norvegia, mentre altri sono in ritardo; la necessità per le democrazie liberali di dotarsi di difese cibernetiche efficaci da usare sia, appunto, come difesa che come opportunità di sviluppo economico.
Secondo Zingaretti, segretario del Pd, il libro descrive “progetti inquietanti” perché le democrazie occidentali “sono il nemico” e ne viene messa in discussione l’essenza. Per questo l’Europa è tutt’altro che superata e anzi deve assumere il ruolo di “nuovo soggetto politico”. L’Italia, secondo Zingaretti, deve difendere l‘interesse nazionale “all’interno di una strategia di politica estera e di valori” e per fare questo l’unica strada è “condividere una statualità più alta, come l’Unione europea”. Tajani, europarlamentare di Forza Italia ed ex presidente del Parlamento europeo, è stato netto: “L’assedio è realtà”, è preoccupato della strategia cinese della Via della Seta che punta a “occupare tutti gli spazi possibili” e per questo non vanno cedute infrastrutture perché significherebbe “cedere sovranità”. Il riferimento era alle parole del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che in visita in Cina ha parlato con il Corriere della Sera dell’accordo per il porto di Trieste e di interesse cinese anche per quello di Taranto. Scelte strategiche, queste sì, che dovranno essere molto ben valutate.
Zingaretti ha condiviso i timori sulla Cina, temibile anche per la tecnologia a 5G che secondo Tajani consentirebbe di “impossessarsi di milioni di dati e le banche dati valgono più della Banca d’Italia”. Per Tajani “libertà è la parola chiave dell’Occidente” e, mentre interesse dell’Italia sarebbe avvicinare la Russia anziché spingerla nelle braccia cinesi, non si può dimenticare il ruolo di Israele nel Medio Oriente tanto che per anni Marco Pannella ha insistito per un suo ingresso nell’Ue quale baluardo dell’Occidente in quell’area.
Il libro di Molinari non è solo un’analisi dell’esistente, è anche un allarme, una denuncia di quello che sta accadendo e di come l’Occidente sia in netto ritardo. Una seconda guerra fredda è “in pieno svolgimento sulla scia delle ferite della globalizzazione” e l’epicentro dello scontro è in Europa, “teatro di ingerenze politiche e di ricatti economici”, anche se il fronte va dall’Estremo Oriente al Golfo Persico. I “duelli più duri avvengono nel cyberspazio” che la Russia vorrebbe far diventare “un’enorme zona grigia fra la guerra e la pace grazie alla quale incunearsi nell’Occidente e indebolirlo dall’interno”. Per capire le dimensioni del problema basta guardare le cifre: Mosca spende 12,5 miliardi di dollari l’anno per sviluppare programmi di intelligenza artificiale, gli Stati Uniti 7,4 miliardi, la Cina ha messo in bilancio 150 miliardi di dollari fino al 2030. Forse l’Unione europea e molti Stati membri devono darsi una svegliata.