Skip to main content

Il Mose non era e non è la soluzione di tutti i problemi. L’analisi di Clini

Nel 1998 la commissione internazionale di esperti incaricata di valutare il progetto concluse che il Mose era utile e sostenibile come componente del più ampio programma per la salvaguardia fisica ed ambientale di Venezia, obiettivo della legge speciale per Venezia 171/1973, in particolare per proteggere la città lagunare dagli eventi climatici estremi come quello del 4 novembre 1966.

Insomma, il Mose non era e non è la soluzione di tutti i problemi ma un tassello in un quadro di interventi molto complesso ed articolato finalizzati ad affrontare i diversi aspetti della tutela della laguna. E sia i limiti “fisici” del progetto, sia le modalità di gestione delle paratie mobili, erano stati tarati in modo tale da non compromettere la qualità dell’ecosistema lagunare e le attività portuali: ovvero il Mose non è stato progettato per difendere Venezia dalle acque alte “ordinarie”, e non è alternativo alle necessarie misure di salvaguardia per proteggere Piazza San Marco e le altre zone più basse della città.

L’acqua alta della scorsa settimana ha giustamente fatto emergere le molte criticità connesse ai ritardi del Mose, ma non ha acceso a sufficienza i fari sui rallentamenti di tutte le altre attività del piano di salvaguardia fisica e ambientale, entrambi affidati al Consorzio Venezia Nuova.

Le cause dei ritardi del Mose sono state ricordate in dettaglio in questi giorni, in particolare dall’ex sindaco Paolo Costa. Voglio solo mettere in evidenza che le opposizioni politiche al Mose, che hanno trovato sponda in governi e ministri, sono una delle cause principali della “intermittenza” e precarietà dei finanziamenti dell’opera, definitivamente approvata nel 2003 ma poi “congelata” nel 2006-2008 e ancora dopo il 2014 a seguito dello scandalo “tangenti”. Non è poco, perché la decisione di realizzare dopo quindici anni di studi il Mose, unica opera al mondo di questo tipo e di queste dimensioni, avrebbe richiesto la sicurezza di un finanziamento certo corrispondente alle diverse fasi del progetto. Così non è avvenuto.

E la stessa situazione si è verificata per tutte le altre attività del programma di salvaguardia fisica e ambientale, ancora più rilevanti e urgenti dello stesso Mose come ad esempio la messa in sicurezza di piazza San Marco e il dragaggio dei canali lagunari. Anzi, per assicurare il finanziamento del Mose, alcune attività di salvaguardia sono state rinviate o ritardate. Senza dimenticare che, come già avvenuto in passato, alcune delle attività urgenti di manutenzione della laguna sono “incatenate” tra burocrazie e incompetenze ministeriali di cui il “protocollo fanghi” è un sublime esempio.

Inoltre, dopo il 2014, come hanno ricordato il sindaco Brugnaro e il presidente Zaia, il Comune e la Regione sono stati progressivamente marginalizzati dalla gestione commissariale che, a quanto si vede, invece di accelerare le opere e gli interventi ha determinato gli ulteriori ritardi che sono sotto gli occhi.

Eppure l’urgenza del piano di tutela fisica e ambientale della laguna di Venezia, a fronte del rischio dei cambiamenti climatici, era stata messa in grande evidenza nella Seconda (1998) e nella Terza (2002) comunicazione dell’Italia alla Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. E di nuovo nel 2007, in occasione di un workshop internazionale alla Venice International University, avevo ricordato come i modelli climatici indicassero per Venezia un rischio simile a quello subito da New Orleans con Katrina. È imbarazzante sentire oggi i politici a piazza San Marco che parlano dei cambiamenti climatici.

Che fare ?

La legge speciale per Venezia va rifinanziata per dare certezza sia al completamento e manutenzione del Mose, sia al piano di salvaguardia fisica e ambientale.

Va ricostituito e ricostruito l’Ufficio del magistrato alle acque, come “piattaforma integrata” tra Stato, Regione e Comuni per la programmazione e la gestione di tutti gli interventi.

Il completamento del Mose e la successiva gestione vanno sottoposti alla verifica ed al monitoraggio di una struttura tecnica indipendente di alto profilo internazionale, con il compito di dare indicazioni sulle migliori opzioni per assicurare il funzionamento dell’opera.

×

Iscriviti alla newsletter