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Non si tratta solo del caso Open. Serve una legge sui partiti

In queste ore infuria sui social media la discussione circa un’indagine che la magistratura sta portando avanti sul caso della Fondazione Open. Un gruppo fondato per sostenere l’attività politica di Matteo Renzi.

Come spiega Il Post:

“Utilizzare una fondazione per raccogliere finanziamenti da usare nell’attività politica, invece che finanziare direttamente un partito (che è spesso più complesso e permette di esercitare minor controllo sui soldi), è una tecnica legale utilizzata da quasi tutti i partiti e da gran parte dei principali attori politici, ma i cui confini, cioè cosa possa fare la fondazione con quel denaro, rimangono abbastanza incerti.”

Non è dunque questione di essere pro o contro Renzi. Pro o contro l’attività di una specifica fondazione. Si tratta di parlare, finalmente, del funzionamento dei partiti in Italia e, quindi, della qualità della nostra democrazia.

La magistratura farà il suo lavoro e accerterà se esistono illeciti. E che un ex presidente del consiglio attacchi la magistratura, un po’ come faceva Silvio Berlusconi, è abbastanza di cattivo gusto. Ciò che la Politica invece dovrebbe con urgenza fare è intervenire con l’approvazione di una legge sui partiti.

Ciò per evitare che si creino situazioni d’ncertezza sulle modalità con cui un partito, un leader politico o un gruppo vengono finanziati. Se uno osserva con uno sguardo minimamente obiettivo saprà da solo che questo è solo buon senso. In Germania, il paese in cui da tempo vivo, ha una legge che regola il funzionamento dei partiti, definisce le regole del gioco a cui tutti, dico tutti, devono attenersi, comprese le modalità di finanziamento pubblico e privato. Questa legge esiste in Germania dal 1967.

Il M5S, che voleva trasparenza e legalità, avrebbe dovuto fare una battaglia fin dal principio proprio su questo e non sulla questione dei redditi di politici o ex politici. Attaccare la “casta” sulla questione economica era facile, e anche abbastanza strumentale, e utili pure ai loro fini. Ma toccare il vero nodo, quello che veramente potrebbe garantire una maggiore (non siamo così ottimisti da credere che il rischio venga eliminato in toto) controllabilità, trasparenza e democraticità, era anche per loro, evidentemente troppo complicato.

Oggi, però, credo che questa maggioranza abbia la forza e la credibilità per portare avanti una battaglia importante come questa. Non c’è nulla di nuovo da inventare. La nostra Costituzione indica già la strada. Il modello di funziomamento dei partiti alla tedesca è un ottimo riferimento, non deve certo essere “copiato”. Ma può aiutare e guidare nella definizione delle regole valide anche per noi. Rispetto al 1967 molto è cambiato anche nelle forme della partecipazione politica, ne ho scritto in passato su Scienza&Pace. E anche le nuove forme possono trovare spazio, oggi, in una legge che regoli il funzionamento dei partiti.

Ma iniziamo, almeno, la discussione. Con serietà e impegno: il PD e il M5S portino avanti questa battaglia di trasparenza, legalità e democrazia sostanziale. Definire standard minimi di funzionamento: come si costituisce un partito che si possa definire tale, quali sono le procedure di selezione delle candidature interne e a posizioni pubbliche (parlamento, consigli regionali, comunali e anche per il Parlamento Europeo), quali sono i meccanismi di controllo interni e le forme di sanzione per chi trasgredisce gli statuti ed i codici etici, le modalità con cui si possono raccogliere le donazioni da privati, come devono essere rendicontate e con quali limiti possono essere accettate. Insomma: c’è un enorme lavoro da fare.

L’invito che faccio è di raccogliere la sfida che il tempo richiede. Il PD ha anche un vantaggio competitivo notevole da questo punto di vista. Il suo funziomento è già in larga parte in linea con le modalità con cui i partiti nelle grandi democrazie europee occidentali funzionano. E ha anche una rete di circoli all’estero che possono aiutarlo nella raccolta di dati ed esperienze.

In Germania, per esempio, ci siamo anche noi. E, come sempre, siamo a disposizione per aiutare.

 



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