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Anche le Olimpiadi fanno sharing

Due miliardi di euro – 1,9 per l’esattezza – il costo totale dell’organizzazione delle Olimpiadi invernali nel 2026, che si terranno in Italia fra Milano, Cortina e le province autonome di Trento e Bolzano. Vanno aggiunti, a questi, 415 milioni di euro per la sicurezza e 346 milioni per le infrastrutture. Tantissimi, insomma, forse troppi, se avesse vinto ancora una volta l’Italia del no, incapace di guardare più lontano del proprio dito e di effettuare un’analisi costi-benefici sul medio e lungo periodo piuttosto che sul breve.

Secondo lo studio affidato dal governo italiano all’Università La Sapienza di Roma, infatti, l’impatto delle Olimpiadi sul Pil interno sarà pari a 3 miliardi totali fra il 2020 e il 2028, con un picco di 350 milioni per anno nel biennio 2025-2026. Non solo. Le Olimpiadi avranno una ricaduta positiva anche sul piano occupazionale: 5.500 i posti di lavoro che si andranno a creare a tempo pieno, che diventeranno 8.500 nel 2026. Per un’entrata fiscale pari a 601,9 milioni di euro. Il dossier del Coni, inoltre, ha stimato incassi dagli sponsor pari a 415 milioni di euro, biglietti venduti con una copertura dell’85% della capienza massima delle 293 sessioni di gara (234 milioni di euro) e qualche decina di milioni ricavati dalla cessione della licenza per le scommesse.

Dopo il no della Raggi alle Olimpiadi 2024, rifiutate perché era – a detta della sindaca – “da irresponsabili dire sì alla candidatura”, la notizia della scorsa estate sembra aver ridato nuova linfa vitale al Paese e all’idea che l’Italia possa giocare allo stesso tavolo degli altri Paesi europei. Anche quando si tratta di spendere, per poi guadagnare. Anche quando si tratta di investire.

Positivi anche i dati in merito ai visitatori preventivati. Saranno infatti, secondo le ultime previsioni, quasi due milioni (1.715.000). Una congiuntura positiva anche per le nuove realtà che si affacciano – chi più a fatica, chi meno – sull’economia nazionale, la sharing economy in primis. Anche in questo senso, infatti, l’Italia si è talvolta mostrata restia ad accogliere innovazioni che negli altri Paesi invece, hanno facilmente penetrato la società, garantendo, nel lungo termine, maggiori guadagni per l’intera comunità.

Molte saranno le opportunità, ad esempio, per la sharing mobility. In un contesto dove la popolazione sembra sempre più propensa ad accogliere nuove forme di mobilità condivisa, le Olimpiadi potrebbero rappresentare una grande occasione. Secondo i dati pubblicati la scorsa estate dell’Osservatorio nazionale sulla sharing mobility, difatti, l’uso condiviso di auto, moto e bici è in costante crescita. Si contano, ad oggi, quasi 8mila auto, 2.240 scooter e 36mila bici in sharing, per un totale di 33 milioni di spostamenti compiuti nel solo 2018.

Lo stesso vale per i nuovi servizi forniti dall’home sharing. Airbnb, ad esempio, ha appena concluso un accordo con il Comune di Milano per garantire la presenza di case e stanze a prezzi calmierati a disposizione di Comitato Olimpico, atleti olimpici e paralimpici e famiglie. Il portale si è infatti detto disponibile a mobilitare la propria community di host per individuare un numero minimo di alloggi (almeno 3mila) sul territorio della Città Metropolitana di Milano a un prezzo massimo non superiore a quanto indicato dal Comune.

“Grazie agli host italiani – ha dichiarato Iolanda Romano, Responsabile Relazioni Istituzionali e Politiche Pubbliche di Airbnb Italia – potremo accogliere Famiglia Olimpica e spettatori con una formula diversa e più attenta al territorio e alla sostenibilità, consentendo un importante risparmio di suolo. Vogliamo esprimere le nostre congratulazioni – ha continuato –al Comitato di Milano Cortina 2026 per avere riportato i Giochi olimpici in Italia, con un ringraziamento al Comune di Milano per aver creduto che l’ospitalità in casa potesse far parte della ricetta per questo successo”.

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