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Cina e Russia alla conquista del Sudamerica. Affari, mire e allarmi

La Russia collaborerà con chiunque sarà al potere in Bolivia, dopo la crisi politica ed istituzionale che ha portato alle dimissioni del presidente Evo Morales. Sono state queste le parole del presidente russo Vladimir Putin al vertice dei Brics che si è concluso ieri in Brasile.

Nessuno dei leader presenti (Jair Bolsonaro, Xi Jinping, Narendra Modi e Cyril Ramaphosa) ha trattato il tema delle crisi di Bolivia e Venezuela, probabilmente a causa delle visioni diverse tra il governo brasiliano e il blocco Russia-Cina. Il Brasile di Bolsonaro riconosce il presidente ad interim Juan Guaidó, mentre i governi di Mosca e Pechino continuano a sostenere il regime di Nicolás Maduro, loro grande alleato economico-commerciale.

Il capo del Cremlino però ha rotto il silenzio. Sulla crisi boliviana ha dichiarato che c’è un non-governo e che il Paese è sull’orlo del caos: “C’è una mancanza totale di governo. Tutte le autorità hanno rinunciato al potere […] Speriamo che chiunque arrivi al potere salvaguardi l’interesse di sviluppare rapporti con la Russia. Noi, dalla nostra parte, siamo disposti a cooperare con le autorità che abbiano un mandato legittimo del popolo”.

Putin ha paragonato la Bolivia alla Libia: “Nonostante in questo caso non ci sia stata un’ingerenza esterna diretta, il Paese è sull’orlo del caos. È questo è allarmante”.

Prima delle dichiarazioni di Putin, il viceministro per gli Affari esteri russo, Sergei Ryabkov, aveva riconosciuto la senatrice Jeanine Áñez come presidente ad interim della Bolivia fino alle prossime elezioni: “Quando Áñez è stata nominata per questo incarico, come prevede la legge, non c’era un quorum in Parlamento. Certo, questa persona sarà percepita come l’incaricata di guidare la Bolivia fino a quando ci saranno nuove elezioni e un nuovo presidente […]”, aveva sottolineato, “ma guardiamo a questo cambio di potere come a un colpo di Stato”.

È noto l’interesse – sempre maggiore – di Cina e Russia nei confronti dell’America latina e delle sue risorse. Per Claudia Detsch, direttore della rivista Internationale Politik und Gesellschaft, la presenza di Cina e Russia nella regione è in aumento. Iniziò grazie alla svolta a sinistra in molti Paesi latinoamericani nel 2000, ed è proseguito con la riapertura (nel caso di Mosca) e l’intensificazione (nel caso di Pechino) dei rapporti regionali. Nel caso di Venezuela, Bolivia e Nicaragua la cooperazione si è fortificata grazie alle affinità ideologiche dei leader al potere finora.

La distrazione degli Usa, così come l’assenza dell’Unione europea, hanno avuto come risultato l’arrivo di russi e cinesi nel continente latinoamericano. Dal 2000, il commercio tra Cina e il Sudamerica si è moltiplicato di 22 volte; solo nel 2014 gli scambi hanno prodotto 200 miliardi di dollari. Ed è per questo che Xi pensa di includere i latinoamericani nello sviluppo della nuova Via della Seta.

Se si guarda alla Cina, spiega Detsch, “è noto l’aumento degli investimenti per assicurare l’accesso alle materie prime, mentre nel caso della Russia è in gioco un ruolo più importante a livello geopolitico. Gli Stati Uniti guardano questa dinamica come una potenziale minaccia ai loro interessi. Se le sinistre stringevano questi vincoli come contrappeso alla ‘potenza imperialista’, le nuove destre cercano legami economici senza definire strategie e possibili tensioni geopolitiche”.

Secondo l’ex primo ministro, José María Aznar, è arrivato il momento che le democrazie liberali intervengano in America latina. In un’intervista concessa a margine del foro Mezerhane a Miami, Aznar ha detto che c’è bisogno “che i difensori della democrazia di mobilitino. Diceva un grande pensatore conservatore che per fare vincere il male basta che gli uomini buoni non facciano niente […] Noi che crediamo nelle democrazie liberali dobbiamo mobilitarci e sfruttare tutte le nostre possibilità”.

Chissà se il dossier America latina sarà in discussione durante l’incontro previsto oggi tra Xi e Putin a Tenerife, in Spagna. Secondo il quotidiano delle Canarie La Provincia, il presidente cinese farà una visita di 24 ore su una delle isole, con un’escursione sabato Las Cañadas del Teide e dormirà nel municipio di Guía de Isora. Putin, invece, farà uno scalo di qualche ora.

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