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Perché sulla prescrizione il pallino è in mano a Bonafede. Parla Miceli (Pd)

Pd e M5s sulla prescrizione sono “sideralmente lontani”, confida a Formiche.net il deputato siciliano dem Carmelo Miceli. Ma dal momento che per la prima volta nella storia italiana c’è l’occasione di dare attuazione a quel principio altissimo contenuto nell’articolo 111 della Costituzione, il Guardasigilli Bonafede ha nelle sua mani gli strumenti per farlo (anche con un rinvio della misura).

Prescrizione: tra M5s e Pd è possibile un accordo?

Assolutamente sì, nella misura in cui Bonafede capirà che potrebbe entrare nella storia italiana: sarebbe infatti il primo Guardasigilli a poter dare attuazione all’articolo 111 della Costituzione, rendendo il processo finalmente giusto.

Come?

Premetto che Pd e M5s partono da una distanza siderale sul concetto di prescrizione. Mentre per Bonafede la prescrizione è un fallimento dell’ordinamento, garantendo l’impunità, per noi invece è il diritto del cittadino a non essere sottoposto eternamente ad un giudizio: ovvero un bilanciamento del potere punitivo dello Stato.

La Corte Costituzionale in tal senso si è espressa più volte…

Ha definito i cosiddetti termini giudicabili come delle storture. Per cui un processo se non è celere non è giusto, quindi finisce per trasformarsi in ingiustizia. Porto l’esempio di entrambi i risultati in un processo lunghissimo: in caso di condanna mancherebbe la funzione rieducativa, in caso di assoluzione le sofferenze dell’imputato sarebbero molteplici, soprattutto in un’era di sovraesposizione mediatica come questa. E non c’è assoluzione con formula piena che lo ripaghi. Per questa ragione i padri costituenti hanno individuato nell’articolo 111 la soluzione.

E la sospensione della prescrizione come si inserisce in tutto ciò?

Una stortura parlare di sospensione, perché la prescrizione che immagina Bonafede non verrebbe sospesa: ricordo che nell’ordinamento si parla di sospensione nella misura in cui un evento ferma un termine che poi però, al verificarsi di un altro evento, continua a decorrere. La prescrizione giallo-verde invece non ha un effetto sospensivo, bensì ha un effetto interruttivo per sempre tramite la sentenza di primo grado.

Quali gli scogli da superare?

Sono in corso come è noto le audizioni in Commissione giustizia sul tema e gli stessi esperti auditi dal M5s hanno riconosciuto che, al di là della buona fede di Bonafede, ci sono elementi sotto gli occhi di tutti: l’interruzione del processo dopo la sentenza di primo rado comporta il rischio di una sospensione sine die, con le ingiustizie che ne derivano.

Come procedere dunque?

Pur, quindi, partendo da posizioni distanti, saremmo anche disposti ad accettare la “sua” prescrizione ma ad una sola condizione: il ministro della Giustizia all’interno di un processo di riforma del sistema giudiziario, con l’informatizzazione degli atti, preveda anche alcuni strumenti acceleratori come l’individuazione di termini per fase e grado così come avviene per le misure cautelari.

È ipotizzabile un rinvio dell’entrata in vigore della riforma?

Se non dovessimo trovare un accordo entro il 31 dicembre mi chiedo perché non rinviare il tutto. Non è forse lo stesso ministro a ripeterci da mesi che ci sarà tutto il tempo per verificare il processo, visto che gli effetti della sua prescrizione non potranno vedersi prima di un paio di anni? Sarebbe quella l’occasione per realizzare, nel frattempo, il giusto processo.

Pensa che qualcuno cerchi intenzionalmente il muro contro muro?

Se io fossi il Guardasigilli che, per la prima volta nella storia, potrebbe dare attuazione a quel principio altissimo della Costituzione, non avrei dubbi nel riconoscere la priorità di questa misura rispetto ad altro. Certo, inzierei a pensar male se rispetto a questo quadro qualcuno alzasse dei muri insormontabili non volendo vedere l’evidenza. A quel punto da un lato ci sarebbe chi sulla giustizia farebbe cadere il governo, restando con il cerino in mano, e dall’altro chi vorrebbe scrivere la storia.

twitter@FDepalo

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