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Prima l’ambiente. Il mondo nel 2050 nella ricerca Feem-Swg

Il mondo tra 30 anni? Cambierà, da tanti punti di vista, e anche l’Italia. La Fondazione Eni-Enrico Mattei ha presentato in occasione dei suoi 30 anni, celebrati al Senato (qui l’intervista all’economista Giulio Sapelli, tra i relatori dell’evento) una ricerca realizzata in collaborazione con Swg, sui cambiamenti globali da qui al 2050. Che cosa succederà?

L’AMBIENTE PRIMA DI TUTTO

Al centro delle preoccupazioni odierne, secondo la ricerca, c’è ‘ambiente, con il 41% degli italiani che guarda con preoccupazione al surriscaldamento globale, il 36% alla gestione e allo smaltimento dei rifiuti e il 32% all’inquinamento delle acque. Un mondo, quello nel 2050, che sarà caratterizzato da una forte presenza tecnologica, con il 67% dei ‘giovani’ che ritiene per esempio che saranno i robot a occuparsi dei lavori di casa, dal ruolo preponderante delle istituzioni sovranazionali, con l’Unione europea che “gestira’ l’Italia” (73%) e una forte preoccupazione in materia ambientale. Secondo il 53% degli intervistati, nel 2050 il mondo sarà peggiore rispetto a quello di oggi. Tra i rischi principali percepiti la mancanza di lavoro (51%), l’aumento della povertà e della diseguaglianza (46%) e la mancanza di giovani (35%). Un mondo, inoltre, dove vi sarà, secondo il 67%, una piena parità tra uomo e donna e una piena libertà di decidere sulla propria vita (63%).

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I GOVERNI DEL FUTURO

Un altro aspetto della ricerca riguarda le istituzioni che governeranno l’Italia nel 2050. L’Unione europea avrà un peso sempre maggiore, pari al 73%, mentre le Nazioni Unite peseranno per il 63%, seguite dalla Nato (59%).  Ancora, gli investimenti. Qui i trend sembrano abbastanza chiari. Per il 37% degli intervistati è essenziale investire nella popolazione e nella formazione della popolazione, mentre per il 26% bisogna investire affinché venga interrotto il commercio di armi con l’Africa. Per un altro 24% invece è assolutamente necessario che le imprese italiane sviluppino partnership con quelle africane.

IL COMMENTO DI CASELLATI

Un commento ai risultati della ricerca Swg-Fondazione Mattei, Elisabetta Casellati. “Dobbiamo essere consapevoli che dallo studio, dalla ricerca, dalla capacità di introdurre nuovi brevetti e nuove soluzioni discenderà gran parte del nostro avvenire. Possiamo facilmente individuare esempi e modelli ai quali ispirarci. Mio padre diceva – ricordò Enrico Mattei nel suo discorso per la laurea honoris causa conferitagli a Camerino nel 1960 – che è brutto essere poveri, perché non si può studiare, e senza studiare non si può fare strada”. Secondo Casellati “è quindi dalla cultura, dalla sapienza, dalle conoscenze che possiamo e dobbiamo ripartire per conciliare sviluppo e ambiente, qualità della vita e produzione, industria e salvaguardia del patrimonio storico e artistico. Su questo io sono profondamente convinta che l’Italia potrà svolgere un ruolo da assoluta protagonista”.

 

 

 

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