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L’ultimatum di Atene dopo l’accordo tra Turchia e Libia sui confini marittimi

Sta provocando fortissime tensioni diplomatiche l’accordo siglato tra Erdogan e Al Serraj sulla Zee marittima tra Turchia e Libia che, di fatto, esclude dalle cartine geografiche la presenza dell’isola greca di Creta. Il governo di Atene ha annunciato che espellerà l’ambasciatore libico in Grecia se entro sette giorni non fornirà nel dettaglio il merito dell’accordo che ha sortito anche la reazione piccata del Cairo.

LA REAZIONE DI ATENE

Entro il 5 dicembre il diplomatico libico dovrà dare ragguagli al governo ellenico: in caso contrario sarà trattato dalle autorità greche come indesiderato nel Paese, ovvero saranno avviate le relative procedure di espulsione. La Grecia ha attivato immediatamente i propri canali diplomatici per informare dell’accordo Bruxelles e tutti i suoi partner strategici, vista la peculiarità assoluta di un pezzo di carta dal quale “scompare” l’isola di Creta, che appartiene alla Grecia, stato membro dell’Ue.

Per cui il ministro degli Esteri Nikos Dendias in occasione di alcuni contatti telefonici ha esposto la questione ai suoi omologhi di Egitto e Cipro, Shamekh El-Sukri e Nikos Christodoulides che tra l’altro sono già in una avanzatissima fase di relazioni sul dossier energetico. Inoltre da Atene è partita la stessa informativa verso la Rappresentanza permanente greca presso l’Ue che ha ragguagliato la Commissione e in particolare l’Alto Commissario agli Esteri Federica Mogherini, chiudendo così il cerchio ufficiale delle proteste verso Tripoli e Ankara, che avranno un epilogo nelle prossima settimana con una comunicazione ufficiale verso Nato e Osce.

I PRECEDENTI E LE PROTESTE

Non è scattato ieri l’allarme ad Atene sulla questione dell’accordo, ma si apprende che già in occasione del primo viaggio di Dendias presso la Commissione Europea dello scorso luglio, il ministro greco aveva avuto modo di sottoporre la questione non solo ai vertici europei ma anche alle controparti di alcuni Paesi come Francia e Italia a margine del Consiglio dei ministri degli affari esteri dell’Ue. Ulteriore dialogo ci sarebbe stato lo scorso settembre, a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ma la controparte libica pare non abbia risposto ai quesiti greci. Inoltre anche a Roma si è svolto uno scambio di vedute sulla questione: il premier greco Kyriakos Mitsotakis ne ha parlato a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte la scorsa settimana, e al telefono con il presidente francese Emmanuel Macron.

GLI SCENARI POSSIBILI

“Chiunque minacci la Grecia, troverà la pronta reazione anche da parte dei nostri alleati” ha detto intanto oggi il premier Mitsotakis in occasione del Congresso del suo partito, Nea Dimokratia, evidenziando come le continue provocazioni turche su migranti e gas (compreso il caso libico) sono monitorate attentamente anche dal Dipartimento di Stato americano, con cui il governo greco ha da poco siglato un accordo per l’utilizzo di quattro basi su suolo ellenico.

Che la tensione sia palpabile lo dimostrano anche due fatti. Il primo verte la visita che il ministro Dendias effettuerà nelle prossime ore in Egitto dall’omologo Shoukry: al centro dell’incontro “gli sviluppi nel Mediterraneo orientale alla luce della recente firma di un protocollo d’intesa tra Turchia e Libia”.

Il secondo riguarda il consueto annuncio rivolto ogni anno dall’ambasciata degli Stati Uniti ad Atene ai propri cittadini, con le “istruzioni” per le festività natalizie. Naturalmente nessuno si aspetta ufficialmente un attacco terroristico in Grecia ma, pur nel riferimento al clima generale, si leggono alcune prescrizioni come l’essere vigili in occasione di feste in piazza, in luoghi di culto e in luoghi affollati, facendo attenzione alle misure di sicurezza personali e all’area circostante in cui ci si sposta.

“Le misure di sicurezza in Grecia rimangono ad alto livello a causa delle continue minacce poste dalle organizzazioni terroristiche transnazionali e da individui ispirati dall’ideologia estremista violenta in Europa. Gli estremisti violenti continuano a concentrarsi su luoghi come mercatini di Natale, centri commerciali, aeroporti, discoteche, luoghi di culto (religiosi), hub di trasporto e altri obiettivi morbidi frequentati dai turisti”.

twitter@FDepalo

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