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Risiko Mediterraneo. Atene e Usa sempre più a braccetto

Donald Trump molla la Turchia e sceglie la Grecia? I segnali in questo senso continuano ad aumentare. Dopo l’accordo formale tra Usa e Grecia per le quattro basi su suolo ellenico, ecco i primi KC-10 americani atterrare e decollare dall’aeroporto civile di Atene sotto gli occhi dei turisti che devono “fare spazio” alle petroliere Usa.

Fanno la spola con l’Egeo per rifornire gli F16 greci che pattugliano le isole e i confini con la Turchia. Ecco che dopo Sigonella e Aviano, tocca alla base greca di Andravida diventare nuovo military hub a stelle e strisce. L’esigenza è monitorare Turchia e Libia (in chiave gas e Isis).

PERCHÉ L’EGEO

È in atto una rivisitazione degli equilibri nel Mediterraneo orientale e centrale, alla luce di due scenari di crisi che sono stati perimetrati nei dossier Turchia e Libia. La posizione geografica della Grecia risulta estremamente vantaggiosa per chi intende avere un “occhio” costante, a metà strada tra Tripoli e Ankara. E la nuova veste che il Pentagono intende costruire attorno alla base di Souda Bay a Creta, lo dimostra (raddoppio della base som fruibile dalle portaerei).

Ma non è tutto, perché lo schiaffo americano ad Ankara passa anche dal porto di Alexandrupolis. Lì i turchi per anni hanno chiesto a tutti somme esorbitanti per viaggi attraverso lo stretto del Bosforo. Oggi il porto grazie alla sua posizione unica e alle infrastrutture connesse (Tanap in testa), è adatto a sostenere le operazioni militari nella regione. A breve inizieranno i lavori di ammodernamento per ospitare le navi militari Usa.

SCHEMA

Una mossa simbolica è infatti prevista per oggi, quando attraccherà per quattro giorni al porto un’unità di superficie della Marina statunitense: sarà essenzialmente una prova di rifornimento e di controllo delle procedure standard, nonché della nuova infrastruttura ideale da istituire per queste situazioni. Sul comparto della difesa la Grecia punta moltissimo, perché può diventare un hub per la manutenzione e il potenziamento degli elicotteri militari statunitensi Chinook, come ammesso pubblicamente dal vice ministro della Difesa Alkiviadis Stefanis, secondo cui il bilancio della difesa della Grecia non sarà ridotto.

Il riferimento è ai nuovi progetti made in Greece su droni e allestimenti per le fregate nell’ambito di commesse per i cantieri navali in loco. Inoltre la Grecia è il “quinto o sesto problema” della Turchia, secondo Stefanis, poiché Ankara è attualmente preoccupata per la Siria, anche se il dossier energetico è in cima alle preoccupazioni di Francia e Usa proprio per i riverberi delle politiche erdoganiane nell’Egeo.

STRATEGIA

La Grecia inoltre potrebbe diventare anche una sorta di centro di manutenzione per gli elicotteri Usa nel Mediterraneo. Un centro simile dovrebbe essere allestito per gli elicotteri Kiowa Warrior, che Atene ha acquistato di seconda mano da Washington e che già sono operativi alla base di Larissa. La Grecia non è l’unico paese che utilizza elicotteri Kiowa. Gli americani non hanno reso disponibili parti di ricambio in altri paesi per un motivo specifico, vale a dire che la Grecia sarebbe diventata un hub per la riparazione di questo tipo di aeromobile in modo da cementare ulteriormente questo tipo di partnership (senza dimenticare il possibile acquisto ellenico di alcuni F-35 inizialmente destinati ad Ankara).

Per cui Atene pare aver imboccato lo stesso modello utilizzato in passato dal Tel Aviv: ovvero l’implementazione del know-how prodotto dalla ricerca e dallo sviluppo nel settore della difesa per costruire nuove alleanze e alla luce della contingenza geopolitica del momento.

twitter@FDepalo

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