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La piattaforma Rousseau ha votato per Salvini

Grillo e Di Maio si presentano insieme davanti alla telecamera, dando così un segnale di unità utile a stemperare i toni dentro e fuori il movimento.

È un gesto sostanzialmente necessario alla luce delle tensioni di queste settimane, ma non risolutivo rispetto al problema politico scaturito dal voto della piattaforma Rousseau dell’altra sera, voto che rappresenta un inatteso e per molti versi sorprendente assist a Matteo Salvini.

Questo è il punto centrale a mio avviso, che merita un approfondimento proprio alla luce delle dichiarazioni congiunte di Grillo&Di Maio di oggi.

Ma perché il voto (27mila partecipanti su 125mila aventi diritto) di giovedì va in soccorso del leader della Lega?

Ebbene a mio avviso ciò è vero per ben quattro motivi, peraltro sotto gli occhi di tutti.

Punto primo: il voto è stato nazionale con riferimento a due elezioni locali, nel senso che si è espressa (potenzialmente) l’intera base del movimento, sposando così la linea di Salvini (che veste di valore complessivo il voto in Calabria e, soprattutto, in Emilia Romagna) e rinnegando l’impostazione di Bonaccini che si sgola ogni giorno per mantenere la sfida a livello regionale.

Poi c’è un tema “tecnico” di ripartizione dei consensi. Con la presenza di un candidato grillino alle due competizioni regionali si dichiara con certezza la vittoria del centrodestra in Calabria e si rende assai più difficile la corsa del candidato Pd in Emilia Romagna. E tutti abbiamo ben chiaro cosa significa per la sinistra italiana anche solo prendere in considerazione di perdere da quelle parti.

Il terzo elemento riguarda il governo ed il premier, che certamente non hanno motivo di gioire. È infatti evidente a questo punto il carattere “strumentale” dell’accordo per l’esecutivo, figlio più di una contingente necessità che di un progetto strategico di lunga durata.
Infine (ed è l’aspetto politicamente più rilevante) il voto della base a Cinque stelle arriva come uno “scud” dritto al petto del Partito Democratico e del suo segretario Zingaretti, che pure ha provato a scommettere sull’alleanza con il movimento in chiave minimamente strategica.

Visto dal Nazereno la soluzione prescelta è nettamente la peggiore, perché da quelle parti si sarebbe voluto l’accordo congiunto su Bonaccini o, in subordine, l’assenza della lista. Invece così si è scelta la strada peggiore (per il Pd), con il risultato di alimentare a sinistra le argomentazioni di tutti quelli che avanzano da tempo (poco o tanto che sia) le loro riserve in tema di rapporto con il M5S.

In questo contesto si inserisce la pace ritrovata di oggi tra Grillo e Di Maio.

Quanto sincera ha poca importanza, va comunque presa come un momento di unità che aiuta indubbiamente l’intero gruppo dirigente ad abbassare la tensione.

Sia chiaro però che sotto il profilo politico non sposta di un centimetro le cose: questa settimana dal M5S è giunto un aiuto a Salvini.

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