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Ecco l’identikit delle imprese che guidano la crescita economica (con l’innovazione)

Di Paolo Ghezzi e Domenico Tarantino

Far crescere l’occupazione o le vendite a un ritmo superiore al 10% per un periodo di tre anni consecutivi, partendo da un livello occupazionale uguale o superiore alle 10 unità. È questo, per Ocse-Eurostat, l’identikit delle imprese che possono fregiarsi del titolo di scale-up (o high growth).

Da alcuni anni a questa parte l’Europa ha acceso un faro alla ricerca di questi piccoli campioni per studiarne le caratteristiche e favorirne la crescita, nella convinzione che la loro presenza sia un fattore contagioso per le performance di un intero sistema produttivo.

In particolare, l’attenzione è rivolta al fenomeno delle start up ad alto contenuto innovativo- tecnologico, considerate il volàno per un’auspicata transizione dei sistemi di imprese alla dimensione digitale. Secondo un’analisi condotta in questa chiave di lettura sul sistema imprenditoriale del Regno Unito (e comparando i dati relativi a venti Paesi), le imprese scale-up vengono definite come “cruciali per il vantaggio competitivo di un Paese, in quanto esse guidano la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e la produttività di lungo periodo”.

Se si osserva il tessuto imprenditoriale italiano con la lente dei dati pubblici sui bilanci degli ultimi tre anni delle società di capitale, si scopre un ecosistema di realtà imprenditoriali che sono state capaci di attraversare la crisi interpretando questo sentiero di crescita virtuoso.

Quasi 5mila aziende che, senza interruzione, nell’ultimo triennio hanno incastonato vendite in crescita del 10% e oltre e poco più di mille che hanno addirittura realizzato un triplete, mettendo a segno una crescita superiore al 20% annuo, partendo da una base di addetti di almeno 10 unità.

Tra il 2015 e il 2017, al vertice di questa piramide di eccellenze si collocano 1.052 aziende, pari all’1,1% dell’universo delle società di capitale con almeno 10 addetti alla fine del 2014 e con tre bilanci consecutivi depositati presso le Camere di commercio.

Un terzo esatto di questo piccolo ma agguerrito drappello (338 aziende, pari al 32,1% del totale), opera nelle attività manifatturiere. Una su cinque (il 20,4%) è nel commercio e poco più di una su dieci (l’11,5%) è nelle costruzioni. Il territorio di gran lunga più ospitale per lo sviluppo di queste imprese è la Lombardia, dove ha sede il 22,3% di tutte le scale-up italiane (235 aziende).

La seconda piazza a maggior concentrazione di imprese a crescita sostenuta è l’Emilia-Romagna: qui hanno sede 121 scale-up, in rappresentanza di una quota dell’11,5% del totale nazionale. A seguire si collocano il Veneto (119 aziende, pari all’11,3% del totale), il Lazio (102 società, il 9,7%) e la coppia Campania-Toscana (80 unità, il 7,6%).

La crescita sostenuta del fatturato ha inciso in modo determinante sulla dimensione di queste imprese, tanto che, complessivamente, nel triennio considerato ben 959 delle 1.052 scale-up (il 91,2%), hanno messo a segno – oltre alla crescita annua delle vendite di almeno il 20% – anche una crescita occupazionale.

All’inizio dei tre anni considerati l’88,8% delle scale-up italiane si collocava nella fascia di addetti compresa tra 10 e 49 unità; il 10,3% in quella compresa tra 50 e 249 addetti e solo lo 0,9% in quella con più di 250 addetti.

Alla fine del triennio, questo mosaico appare fortemente mutato: il peso delle imprese appartenenti alla classe dimensionale più piccola è sceso di ben 25 punti percentuali; una riduzione che si è tradotta in un travaso netto di oltre 22 punti percentuali in favore della classe intermedia e di 3 punti in favore della classe dimensionale più grande.

A riprova che il fenomeno delle scale-up è legato all’innovazione e all’attitudine di queste imprese a crescere stimolando – o traendo vantaggio dall’esistenza di – un ecosistema produttivo favorevole, la quota di esse che partecipano a un contratto di rete (61 aziende su 1.052, pari al 58‰) è quasi dodici volte superiore al valore medio del fenomeno a livello di intera economia (31mila imprese su 6 milioni, corrispondente al 5‰).



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