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Se in Italia il centro è evanescente non è colpa del sovranismo. La versione di Galli

Il sovranismo? Nato dallo svuotamento di potere dei Parlamenti. La sinistra italiana sorda ai cambiamenti imposti dalla modernità? Perché rimasta troppo ancorata al modello dell’Urss e oggi disorientata. Sono alcuni dei pensieri che il professore Giorgio Galli, storico e politologo, affida a Formiche.net per ragionare sui limiti dell’attuale schema politico e sull’origine dei movimenti anti sistema.

Il “cesarismo”, ha scritto oggi Ezio Mauro su Repubblica, ha generato un sovranismo antiliberale dove manca il centro. Ha ragione?

No, non credo che manchi il centro. Il sovranismo è stato generato dal fatto che i Parlamenti sono stati svuotati e ridotti di potere per il sempre presente potere di 400 multinazionali. Inoltre l’Ue non è diventata uno dei quattro continenti che decidono le sorti del mondo, ovvero Stati Uniti, Russia, India e Cina. Per cui il sovranismo credo sia nato dal senso di impotenza degli Stati minori, sia rispetto alle nuove grandi potenze sia rispetto alle 400 già citate multinazionali. È sufficiente osservare in questo senso il comportamento in Italia della Mittal e della Whirlpool.

Il Pd con la segreteria Zingaretti ha virato a sinistra: c’è il rischio che tale schema isoli la componente cattolica e centrista?

Che abbia virato a sinistra non so, vedo che è andato a chiedere altrove un beneplacito. Penso che l’attuale comportamento del Pd sia troppo prudente. Quanto ai cattolici, se come diceva a suo tempo Romano Prodi sono cattolici adulti, non dovrebbero che sostenere un tentativo di governo che abbia la capacità di contrastare un mondo dominato da quattro continenti. Non vedo perché i cattolici adulti non dovrebbero approvare un governo più capace e più combattivo di questo.

Si apre a Bologna la tre giorni dem: ma se nella stagione del populismo la strada per la sinistra è quella dell’alleanza al centro, come potrà questo Pd, che al centro ha appena perso Renzi, cambiare registro?

Credo che il bipolarismo che si profila in Italia, con il quale il centro c’entra poco, sia il populismo di destra alla Salvini contro un polo che tenga assieme il Pd collocato a sinistra e quel tanto di sinistra che c’è nel M5s. Il bipolarismo possibile mi pare solo questo: ci sono stati già vari tentativi di reinventare la Dc con Berlusconi. Ora leggo che anche Calenda vuol puntare a quell’obiettivo. Lo ha osservato bene Galli della Loggia sul Corriere di oggi: il populismo è un movimento che sta dilagando nel mondo intero, in parte perché copre il vuoto a sinistra e in parte perché ha in sé elementi di autoritarismo. Anche l’Italia è immersa in questo ciclo di ondata populista e si vede all’orizzonte la doppia modalità con cui tale populismo si manifesta: uno a destra con Salvini e uno nelle menti di sinistra che tenta di allearsi col Pd. Quest’ultimo sarebbe da rafforzare.

Quindi cosa si intende per sforzo del Pd verso il M5s?

Normalizzare il M5s, mi chiedo, per farlo assomigliare alla Dc? Oppure sviluppare gli elementi di sinistra presenti nel loro populismo? È stata appena istituita una commissione guidata da Cuperlo per un rilancio culturale: mi pare una iniziativa importante e proprio in quella sede si potrebbe vedere cos’è il populismo e quali possibilità vi sono per la sinistra tradizionale di allearsi con altri soggetti di sinistra. Ho appena visto su internet un documentario sul vecchio leader del Pci Tortorella secondo cui il rinnovamento culturale del Pd di Zingaretti dovrebbe partire dalle posizioni di Berlinguer su ambiente, donne e su quella sinistra ancorata alla sua tradizione ma in grado di valutare le novità. Probabilmente un incontro tra il compito di Cuperlo e le ispirazioni di Tortorella potrebbe essere utile per ridare al Pd una fisionomia di sinistra: ovvero tentare di condizionare in qualche modo il capitalismo tenendo presente che quello moderno è un capitalismo globalizzato. Non vedo perché un progetto di questo tipo non possa essere accettato anche dai “cattolici-adulti”.

Spesa pubblica e nazionalismo a cui guardano gli strati più in difficoltà della società. Perché la sinistra fatica a farci i conti?

Credo che la sinistra, almeno quella italiana, sia rimasta prigioniera dello schema che aveva nell’Unione Sovietica il suo interlocutore. Dopo la crisi russa non è stato sufficiente applaudire al crollo del muro di Berlino, così come si ricorda in questi giorni. Occorre invece vedere che la fiducia in quella Unione Sovietica era un riferimento così importante che, venuto meno quello, non è rimasto altro da fare che adeguarsi al dilagare del cosiddetto liberismo. Caduto il mito russo, la sinistra italiana si è sentita sprovveduta.

Sul Foglio Cirino Pomicino richiama al cattolicesimo politico che teneva unita la Dc. Quali scenari si aprono visto che andiamo verso una legge elettorale ultra proporzionale?

La legge proporzionale, per quello che se ne legge ora e in attesa di vedere come si svilupperà nel dibattito parlamentare, è stata concepita in chiave anti-Salvini. Se è questo il modo di presentarla, credo che non avrà successo: la sola idea di immaginare una legge elettorale contro qualcuno e non per un migliore funzionamento dell’intero sistema politico non va bene. E comunque non vedo come possa favorire un centro che oggi è molto evanescente.

twitter@FDepalo

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