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Cosa cela la nuova spy story tra Arabia Saudita, Twitter e dati sensibili

Arabia Saudita, social network e dati sensibili. Sono questi gli ingredienti di una nuova spy story che coinvolgerebbe Riad e alcuni ex dipendenti di uno dei colossi del Web, l’americana Twitter.

CHE COSA È SUCCESSO

In una denuncia del dipartimento di Giustizia pubblicata dal Washington Post, si spiega che due ex impiegati della piattaforma – il cittadino americano Ahmad Abouammo (arrestato) e il saudita Ali Alzabarah – sono accusati di aver agito come agenti illegali di un governo straniero, sfruttando la loro possibilità di accedere ai sistemi interni per condurre operazioni di spionaggio per conto dell’Arabia Saudita. La coppia avrebbe avuto accesso a oltre seimila account di Twitter dal 2015. Un terzo uomo, sempre saudita, Ahmed Almutairi (che si troverebbe in madrepatria assieme a Alzabarah), è ritenuto l’intermediario tra i due e il governo di Riad, che, riporta la stampa Usa, avrebbe pagato i loro presunti servigi con ingenti somme di denaro.

LE RAGIONI DELLA VIOLAZIONE

In particolare, si sostiene, Riad avrebbe assoldato gli impiegati di Twitter con l’intento ottenere informazioni personali, sensibili e non pubbliche sui dissidenti sauditi e su chi diffondeva commenti critici sulla monarchia del Golfo, e tentare così di controllare le voci critiche all’estero.
Circostanza che ha provocato la risposta Usa, anche per ragioni di sicurezza interna: “Non consentiremo alle aziende statunitensi o alla tecnologia statunitense”, ha rimarcato il procuratore che si occupa del caso, David Anderson, “di diventare strumenti di repressione straniera in violazione della legge statunitense”. Anche per questo, si legge in una nota pubblicata dal New York Times, Twitter ha ringraziato pubblicamente le autorità americane per il lavoro di indagine.

LA STRATEGIA DI RIAD

Ma cosa si cela dietro le mosse saudite? “Operazioni nel dominio cyber in tutti i loro aspetti – sia per la sicurezza interna sia per quella esterna – e in tutte le loro declinazioni – a fini di spionaggio, difensive o offensive – sono diventate negli ultimi anni delle priorità assolute per l’Arabia Saudita”, ha spiegato a Formiche.net Cinzia Bianco, research fellow per la Penisola Arabica e il Golfo allo European Council on Foreign Relations. “Da ciò, prosegue l’esperta, “si capisce perché la collaborazione con Israele sia ritenuta importantissima, non solo dal punto di vista politico, ma anche perché Gerusalemme ha capacità eccezionali in campo informatico alle quali Riad è interessata”.

I PROFILI VIOLATI

Diversi i profili violati, tra i quali ci sarebbe anche quello del cronista Omar Abdulaziz. Quest’ultimo è una delle persone più vicine a Jamal Kashoggi, il dissidente e giornalista del WaPo ucciso il 2 ottobre dello scorso anno nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul (il cui omicidio, ha concluso la Cia, sarebbe stato messo in atto con probabilità da agenti sauditi legati al principe ereditario Mohammed bin Salman).
Ad ogni modo l’accusa americana è ritenuta significativa anche sul piano geopolitico. È la prima volta, infatti, rilevano gli analisti, che le autorità federali americane accusano pubblicamente di spionaggio Riad, che nel Medio Oriente e nel mondo arabo è uno dei principali alleati americani.

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