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La transizione energetica come scelta di politica economica

Si parla molto di economia circolare, transizione energetica, di “Green new deal” ma è molto importante spiegare l’interconnessione tra queste tre realtà ancora da realizzare compiutamente nel Paese. Si tratta di voci che possono costituire la struttura della politica industriale tuttora da definire in ambito nazionale. L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento, riciclo dei materiali e dei prodotti esistenti il più a lungo possibile. Così quando un bene ha terminato la sua funzione, i materiali che lo compongono vengono reintrodotti nel ciclo economico grazie ad una progettazione di continuità. Quei materiali vengono usati più volte nel ciclo produttivo generando valore aggiunto. L’economia circolare ha bisogno soprattutto di energia prodotta dall’industria energetica. Il passaggio da un modello economico basato su produzione, distribuzione e consumo ad uno circolare caratterizzato da riduzione, riutilizzo, ricarica e recupero dev’essere guidato per realizzarsi dal settore energetico.

La transizione deve essere realizzata nel futuro prossimo, perché l’uso delle risorse del pianeta non è infinito. La mossa più ovvia della transizione in questione sarebbe quella di eliminare i combustibili fossili passando all’impiego esclusivo delle energie rinnovabili. Ma in concreto non è possibile. Al momento bisogna agire per ridurre gli sprechi e riutilizzare le risorse attraverso il riciclo. Il “Green new deal” è un patto tra le parti interessate (consumatori, imprese ed istituzioni) per scegliere un percorso condiviso a breve termine sulla sostenibilità del modello da porre in essere. È bene sapere che il “Green new deal” presenta dei vantaggi per quanto concerne il mercato del lavoro. Il rapporto “GreenItaly 2019” dimostra che nel 2018 i posti generati dalle imprese verdi sono stati 100mila in più rispetto all’anno precedente. Inoltre, l’Italia, mantiene il primato in Europa nel riciclo sulla totalità dei rifiuti, sia urbani che industriali, prodotti nel Paese. Ma bisogna altrettanto essere consapevoli che un patto sulla transizione energetica dovrà ancora basarsi su fonti tradizionali.

La sicurezza energetica, dovrà essere, quindi, assicurata per un periodo di tempo significativo dagli idrocarburi. Certamente, le componenti più inquinanti dovranno essere eliminate, le centrali più inquinanti dovranno essere modificate, e dovranno incrementarsi gli investimenti in tecnologia per realizzare queste trasformazioni. Occorrerà programmare una serie di riconversioni a gas di centrali  esistenti affinchè consentano una transizione economicamente sostenibile, avviando al più presto il meccanismo che crei partnership tra investimento privato e aziende a controllo pubblico. Occorre tener presente che la Germania, come scelta di politica industriale, ha deciso di garantire la transizione energetica attraverso l’energia prodotta dalle centrali a carbone. I soggetti interessati al “patto verde” senza ipocrisie dovranno saper conciliare la sostenibilità ambientale, con lo sviluppo della competitività dell’industriale. C’è urgente bisogno di un ambiente migliore, ma anche di crescita economica e lavoro.

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