La Web tax? Non piace agli italiani, che la considerano solo un altro balzello che finirà per gravare sui consumatori finali. È questa la fotografia scattata dall’Osservatorio settimanale socio-politico Omnibus di Euromedia Research, che ha le tre principali “micro-tasse” inserite nella versione definitiva del disegno di legge di Bilancio in discussione in prima lettura al Senato, compresa quella rivolta ai colossi della Rete (le altre due sono Sugar Tax e Plastic Tax).
CONSAPEVOLEZZA DIFFUSA
La prima evidenza che emerge dall’osservatorio è che la notorietà della WebTax tra i cittadini italiani è molto alta, sfiorando l’80,0% della popolarità e registrando il 78,9% in termini di conoscenza. Il 70,3% dei cittadini italiani pensa che l’introduzione delle “micro-tasse” graverà principalmente sui consumatori finali. Quasi un italiano su due (il 49,1%) non condivide la Web tax, un dato che spacca a metà il campione vedendo i giovani nativi digitali assolutamente contrari (51,2%).
In particolare, la proposta, al pari delle altre due citate, è ritenuta invasiva da parte dello Stato nella vita di ciascuno dal 34,0% della popolazione.
LO STUDIO DELL’IBL
Dati, questi, che se sommati alle stime dell’operazione potrebbero portare a un risultato deludente per tutti, comprese le casse dell’erario. Secondo uno studio dell’Istituto Bruno Leoni, un’analisi dei dati lascerebbe pensare che “una quantificazione realistica del gettito dell’imposta” derivante da una Web tax così concepita “si attesterebbe tra i 120 e i 145 milioni – nella migliore delle ipotesi, un quinto degli oltre 700 milioni su cui il governo avrebbe messo gli occhi”.