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Xinjiang, Pompeo difende gli uiguri ma la Cina nega a oltranza

La Cina attacca il segretario di Stato Usa Mike Pompeo per le dichiarazioni fatte sullo Xinjiang durante una conferenza stampa da Foggy Bottom. Pompeo ha parlato di quello che è un argomento caldo anche alla luce di diverse rivelazioni giornalistiche – cioè degli Xinjiang Papers, documenti trafugati al Partito comunista cinese e arrivati prima al New York Times e poi al consorzio di giornalisti dello Icij (International Consortium of Investigative Journalists). Informazioni che rivelano dall’interno come nella regione nordoccidentale della Cina sia in atto una campagna di repressione contro la popolazione uigura. Etnia turcofona, musulmani, abitanti di una regione chiave per il passaggio della Via della Seta e per questo ancora più ingombranti per Pechino.

Almeno un milione di persone sono sottoposte a detenzioni arbitrarie e abusi dei diritti umani, secondo rapporti ritenuti “credibili” dalle Nazioni Unite. Ma per la Cina sono “cliché pieni di pregiudizi politici e di bugie”, come detto oggi dal portavoce del ministero degli Esteri cinese, Geng Shuang. Il megafono che il Partito usa per attaccare e diffondere la propria propaganda di governo. C’è una “doppia morale” sulle questioni della lotta al terrorismo e alla de-radicalizzazione, dice Geng.

Ed è questa la difesa cinese. La detenzione e i campi di rieducazione culturale non sono mai negati, anche perché testimonianze, immagini e report sono difficili da smentire, ma vengono sempre minimizzati, edulcorati e giustificati dalla necessità di combattere il terrorismo – lo stesso tentativo, con gli stessi termini, fatto recentemente in un post sul blog di Beppe Grillo.

Alcuni uiguri sono stati in effetti protagonisti di episodi di radicalizzazione, anche con mire insurrezionali; in alcuni casi sono partiti per martirizzarsi nel jihad califfale siro-iracheno. Ma questi elementi sono chiaramente una minoranza. La Cina compie una repressione ampia e assoluta, invece. Usa anche tecnica di polizia predittiva per prevenire il fenomeno terroristico. Un sistema di video-sorveglianza con riconoscimento facciale controlla la popolazione nello Xinjiang. Chi viene considerato un potenziale terrorista finisce rinchiuso nei cosiddetti “campi di rieducazione”.

Pompeo ha accusato la Cina nelle scorse ore di “brutale detenzione e sistematica repressione” degli uiguri e di membri di altre minoranze musulmane. Ne ha chiesto il “rilascio immediato” anche alla luce dei cosiddetti “Xinjiang Papers”. In quei documenti si leggono messaggi in cui il segretario del Partito comunista, il capo dello stato Xi Jinping, chiede di procedere con la massima repressione in quelli che sono diventati “centri di trasformazione vocazionale” regolati dalla legge.


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