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Accordo Turchia-Libia, il Dipartimento di Stato americano smentisce Trump

Mentre il presidente degli Stati Uniti continua a ostentare eccellenti relazioni con la Turchia, il Dipartimento di Stato americano ha rilasciato una dichiarazione che è un attacco diretto ad Ankara. Il merito è il recente accordo turco-libico che cassa dalla mappa l’isola greca di Creta. Una mossa che, nelle intenzioni erdoganiane, mira a sabotare la nuova geografia energetica del Mediterraneo, dove transiteranno i gasdotti Tap e Eastmed.

LA POSIZIONE DEL DIPARTIMENTO DI STATO USA

Sull’accordo il Dipartimento di Stato osserva che “non è utile, ma provocatorio” e rappresenta “un pericolo immediato di tensioni nella regione”. Un portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha osservato che “questi sviluppi indicano il pericolo che il conflitto in Libia assumerà dimensioni regionali più ampie e l’urgente necessità che tutte le parti in una soluzione negoziata funzionino”. In premessa il Dipartimento di Stato aveva precisato che gli Stati Uniti generalmente non prendono posizione sulle controversie sulle frontiere marittime di altri stati. Tuttavia ha invitato “tutte le parti ad astenersi da azioni che rischiano di aumentare le tensioni nel Mediterraneo orientale in un momento delicato”.

LA PARTITA IN GIOCO

L’accordo siglato contiene elementi di demarcazione della Zona economica esclusiva tra Turchia e Libia, “spaccando” così il contatto greco con le aree limitrofe di Cipro ed Egitto. Sul punto la Grecia ha dato “i sette giorni” all’ambasciatore libico ad Atene: se il diplomatico non chiarirà i dettagli verrà definito persona non gradita, quindi espulso. Mosca intanto richiama Tripoli ed Ankara alla prudenza: chiede di non esacerbare la già difficile situazione. “Speriamo che le parti che hanno firmato il Memorandum mostrino prudenza politica e non prendano provvedimenti in grado di aggravare la già difficile situazione in Libia e nel Mediterraneo nel suo insieme”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. Sul memorandum d’intesa ha aggiunto che “una valutazione giuridica di questi documenti può essere data solo dopo averne esaminato il contenuto, che attualmente non è noto”.

La questione è agganciata anche al nuovo fil rouge tra Erdogan e Al-Serraj, con i tentativi della Turchia di legalizzare il sostegno militare al governo di Tripoli nel suo confronto con l’uomo forte della Cirenaica Khalifa Haftar.

LE REAZIONI

Sulla postura turca in queste ore si registrano reazioni diversificate, come quelle dell’Eliseo e della Nato. Da un lato Parigi accusa apertamente la Turchia di connivenza con lo Stato Islamico. Emmanuel Macron ha detto che la Turchia “collabora con delegati dello Stato islamico”, riferendosi alla lotta contro gli alleati curdi nella coalizione internazionale che combatte i jihadisti in Siria. Secondo il presidente francese Ankara deve chiarire questa ambiguità: “Il nemico comune oggi sono le organizzazioni terroristiche. Mi dispiace dirlo, non abbiamo la stessa definizione di terrorismo a questo tavolo”, con riferimento alla Turchia che combatte contro coloro che hanno “combattuto dalla nostra parte contro lo Stato islamico”.

NATO NEUTRALE

La Nato invece si tira fuori dalla diatriba greco-turca e per bocca del suo numero uno Stoltenberg precisa di non far parte del processo per affrontare questi problemi, sottolineando che la Nato rimane un osservatore neutrale. “Sia la Grecia che la Turchia sono due preziosi alleati ed entrambi contribuiscono alla nostra sicurezza comune – ha affermato Stoltenberg – Vi sono alcune divergenze e accolgo con favore il fatto che vi siano contatti bilaterali che stanno cercando di affrontare queste differenze, la Nato non fa parte del processo di risoluzione di questi problemi”.

Riferendosi alla preoccupazione per le trivellazioni illegali turche nella ZEE di Cipro, ha sottolineato che uno dei motivi per cui l’Alleanza del Nord Atlantico ha avuto successo è che “non partecipiamo a tutte le difficili questioni che ci circondano”.

twitter@FDepalo

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