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Cosa non mi convince del piano del governo per Pop Bari. Parla De Mattia

E pensare che proprio ieri banca Carige è tornata in Borsa, dopo l’anno vissuto con lo spettro del crack. Se non fosse per quell’aumento da 900 milioni che ha salvato banca e risparmiatori. Euforia durata poco, perché proprio ieri, all’ora di cena, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri si è presentato in Consiglio dei ministri con una notizia: il commissariamento della Popolare di Bari, causa grosse perdite sul patrimonio di vigilanza.

E così, è scattata quella rete salvataggio che per la banca pugliese, 3.300 dipendenti per 70 mila soci, era un po’ nell’aria. Si va verso una sorta di nazionalizzazione parziale con l’intervento della banca pubblica Mediocredito Centrale (Mcc) e del Fondo Interbancario di tutela dei depositi (Fitd). Il governo dovrebbe versare 250 milioni in Mcc, che a sua volta li userà per l’aumento da 800 milioni-1 miliardo della Popolare. In mezzo, un acquisto di crediti in bonis. Ironia della sorte, una una specie di schema-Carige.

La tabella di marcia è serrata: entro fine anno servono i primi 150 milioni, per ripristinare le soglie minime di patrimonio che la banca da un anno vìola dopo aver registrato perdite per mezzo miliardo legate ai crediti e dopo il rosso da oltre 420 milioni di euro riportato nel 2018. Insomma, un giochino non proprio facile facile. Ma può funzionare? Ed è giusto immaginare il ritorno dei fantasmi dell’Etruria, di Mps e delle popolari venete? E la vigilanza si è mossa per tempo? Formiche.net lo ha chiesto ad Angelo De Mattia, ex alto dirigente di Bankitalia, oggi editorialista.

VIGILANZA TEMPESTIVA

“Bisogna partire da una premessa: la vigilanza ha fatto bene a intervenire sul caso della Popolare di Bari, al momento escludo che si possa aver agito con ritardo, tanto meno farsi prendere dal panico gridando ai precedenti crack. C’era una banca che stava colando a picco, lentamente, deteriorando il proprio patrimonio, se non si fosse intervenuti i guai sarebbero stati molto peggiori a cominciare dai risparmiatori coinvolti”, spiega De Mattia. “Non dobbiamo mai e poi mai dimenticarci che stiamo parlando di una grossa banca del Sud, non certo di un istituto di provincia. E per questo dico che la vigilanza ha fatto benissimo a intervenire sulla banca, evitando il peggio a una regione d’Italia che non poteva certo permettersi il fallimento della Popolare”.

OCCHIO AGLI AIUTI (DI STATO)

De Mattia poi dice la sua sul piano architettato dal governo per salvare l’istituto pugliese. Piano che, come detto, passa direttamente per un intervento con soldi pubblici ma per via indiretta, visto che tra il Tesoro e Bari c’è Mcc. “Partendo dal presupposto che mi sembra ancora prematuro fare delle considerazioni precise nel merito, credo che dal Mef occorra la massima chiarezza e anche dalla stessa Ue, che certamente vigilerà sulle operazioni di salvataggio finalizzate a permettere alla banca di mettersi in regola con i ratios patrimoniali. Se abbiamo capito bene, Mcc acquisterebbe 600 milioni di crediti della Bari ritenuti in bonis. Si passerebbe, quindi, al varo di un aumento di capitale per cifre che continuano a oscillare tra 700 e 800 milioni o anche oltre con l’intervento del Fondo di tutela dei depositi e dello stesso Mcc”, spiega De Mattia.

“L’operazione in sè non rappresenta una nazionalizzazione pura, perché l’apporto del Mcc è di fatto indiretto. Dunque prima di parlare di aiuti di Stato, come qualcuno sta già facendo, aspetterei di capire un po’ meglio l’assetto del salvataggio.

DUE PESI E DUE MISURE

Poi c’è l’Europa, che deve all’Italia non minore chiarezza di quanto ne debba il Tesoro e il governo. “Vorrei ricordare”, chiarisce l’ex funzionario di Via Nazionale, “che pochi mesi fa la Commissione europea ha dato un sostanziale via libera alla ricapitalizzazione interamente pubblica della NordLp, banca tedesca finita a un passo dal crack. I tedeschi hanno messo soldi pubblici dentro una banca, perché l’Italia non potrebbe farlo con Bari, a mezzo Mcc? Sinceramente non vorrei che a Bruxelles facessero due pesi e due misure”.

I DUBBI SUL MCC

Nell’attesa di capire le mosse del Tesoro e le valutazioni dell’Europa, De Mattia pone una questione: l’idoneità o meno del Mediocredito. “Non stiamo parlando di Intesa, ma di una banca un po’ più piccola. Mi chiedo, prima di porci un problema di aiuto di Stato, se le spalle del Mcc siano abbastanza larghe per lo sforzo che si profila. Lo sapremo tra qualche giorno, quando usciranno le relazioni dei commissari con la situazione della banca. Da lì si capiranno molte cose”.



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