Irlanda e Francia, è derby di azioni verso Israele. Mentre Dublino discute una legge che multa per 250mila euro o infligge 5 anni di carcere a chiunque compri vino del Golan o datteri della Valle del Giordano, Parigi riconosce ufficialmente l’Ihra, il documento internazionale che definisce l’antisionismo come antisemitismo.
PRODOTTI
Anche il business entra nella spirale di un nuovo antisemitismo? L’Irlanda ha votato una legge che multa per 250mila euro o infligge 5 anni di carcere a chiunque compri vino del Golan o datteri della Valle del Giordano. Dopo un dibattito preliminare il progetto di legge sul “controllo delle attività economiche nei territori occupati” è giunto alla fase nota come Stage di comitato, per poi passare alla quarta, detta di reportistica. Adesso si attende l’ultimo passaggio che si svolgerà nella camera bassa, nota come Dáil Éireann, dove dovrà sottostare ad altri cinque dibattiti prima che il presidente firmi materialmente la legge.
CONTRADDIZIONI
Secco il commento del promotore del disegno di legge, il senatore indipendente Frances Black, che ha difeso strenuamente la sua proposta contro chi lo accusava di voler solo contrastare ideologicamente Israele: “Non stiamo individuando alcuno Stato. Nessun singolo Stato è menzionato da nessuna parte in questo disegno di legge”, sottolineando che il ddl potrebbe applicarsi anche ad altre aree sotto occupazione, come il Sahara occidentale.
Ma un suo collega di governo ha ribattuto che il disegno di legge “richiede al governo di fare qualcosa che non è in suo potere”, in quanto vietare determinati prodotti è una prerogativa esclusiva dell’Unione europea. Il testo del ddl irlandese non riporta apertamente Israele, ma di fatto cerchia in rosso l’atavica questione israelo-palestinese quando cita di voler “vietare l’importazione e la vendita di beni, servizi e risorse naturali provenienti da insediamenti illegali nei territori occupati – come dichiarato dallo stesso Black -. Tali insediamenti sono illegali sia in base al diritto internazionale umanitario che in quello nazionale irlandese e comportano violazioni dei diritti umani sul campo”.
IN UE
Il 12 novembre scorso la Corte di giustizia europea, in risposta a una controversia legale proposta da un’azienda vinicola in Cisgiordania, aveva dichiarato che era effettivamente obbligatorio per tutti gli Stati membri dell’Ue etichettare i beni. La Camera dei rappresentanti dei Paesi Bassi ha approvato una risoluzione secondo cui sarebbe scorretto se solo i prodotti israeliani fossero etichettati, per cui questo, approvato a larga maggioranza, chiede ufficialmente al governo dell’Aja di manifestare contro la “disparità di trattamento” di Israele a Bruxelles e a “sostenere a livello Ue che tali regolamenti dovrebbero applicarsi solo se si applicano anche a tutti gli altri territori occupati”.
QUI PARIGI
Di contro il Parlamento francese ha riconosciuto l’Ihra, il documento internazionale che definisce l’antisionismo come antisemitismo. Votazione chiara con 172 sì e 72 no, con l’estrema sinistra che ha votato contro. Nel testo si legge: “Da alcuni anni ormai, la Francia, l’intera Europa, ma anche quasi tutte le democrazie occidentali stanno affrontando un aumento dell’antisemitismo. Gli atti anti-sionisti possono a volte nascondere realtà antisemite. L’odio verso Israele a causa della sua percezione di collettivo ebraico è simile all’odio verso l’intera comunità ebraica “.
Positivo il commento di Israele che con il ministro degli esteri Israel Katz ha lodato la decisione dell’Assemblea nazionale francese: “Questa decisione conferma la dichiarazione del presidente Macron che l’antisionismo è la formula reinventata dell’antisemitismo. È un passo importante nella lotta all’antisemitismo e mi auguro che altri Paesi seguano l’esempio della Francia”.
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