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Ecco cosa c’è dietro il flop (cinese) di Postal Savings in Borsa

Cresce la diffidenza in Cina verso il settore bancario. Al punto che gli investitori cinesi snobbano la più grande quotazione in Borsa degli ultimi cinque anni, tenutasi presso una delle maggiori piazze finanziarie del mondo, Shanghai. Postal Savings Bank of China, banca commerciale da 40 mila filiali in tutta la Cina e alle dirette dipendenze delle Poste statali cinesi, ha infatti debuttato in Borsa ma con un mezzo flop, a causa dell’accoglienza piuttosto tiepida riservata dai risparmiatori verso le sue azioni. In altre parole, poca domanda a fronte di un’offerta sostanziosa.

E pensare che le aspettative erano alte. L’operazione Postal Savings mirava a raccogliere fino a 32,7 miliardi di yuan, 4,6 miliardi di dollari, attraverso un’offerta pubblica sul listino di Shanghai. E invece sembra proprio che le cose siano andate diversamente. Le azioni di Postal savings hanno infatti aperto a 5,60 yuan, ovvero l’1,8 per cento in più rispetto al prezzo di offerta pubblica iniziale di 5,50 yuan. E alla fine hanno chiuso il primo giorno con un rialzo del 2% a 5,61 yuan. Guadagni giudicati come miseri da molti analisti, anche perché nel primo giorno di scambi di solito le grosse società fanno registrare incrementi di circa il 20% sulle piazze asiatiche.

Ma che succede? Il problema, secondo alcuni analisti interpellati dal Financial Times, sta in una crescente paura verso il settore bancario cinese. Che non gode certo di ottima salute, dal momento che solo poche settimane fa la Pboc, la banca centrale cinese, ha dovuto iniettare nel sistema diverse decine di miliardi di yuan. Soprattutto per mantenere in vita i piccoli istituti di credito locali che finanziano le imprese di medie dimensioni. Secondo Margaret Yang, analista presso Cmc, i guadagni di Postal Savings al suo debutto sono da giudicare come pessimi.

“Il rallentamento della crescita economica in Cina ha alimentato le  preoccupazioni relative ai crediti in sofferenza e al deterioramento della qualità degli attivi delle banche. Negli ultimi mesi le banche in difficoltà hanno ottenuto solo il 20-40% dei finanziamenti che hanno cercato di raccogliere invece dal mercato interbancario attraverso certificati di deposito negoziabili”. In altre parole, “non è la mancanza di denaro, ma la mancanza di interesse nel settore bancario”. Come se non bastasse le preoccupazioni degli investitoti per il settore bancario cinese, che hanno colpito anche l’Ipo di Postal Savings, sono aumentate quest’anno dopo che le autorità di regolamentazione  preso il controllo della Baoshang Bank con base nella Mongolia, giustificando la scelta con i gravi rischi di credito.

Ma proprio mentre insomma in Cina il settore bancario sconta una perdita di fiducia da parte dei risparmiatori, il Dragone può invece crescere nell’Est dell’Europa. Come raccontato nei giorni scorsi da Formiche.net, l’Ungheria, ma non solo, ha avviato una politica di apertura verso la Cina, al fine di favorire un più massiccio ingresso di banche e finanziarie cinesi all’interno dell’economia magiara.

 

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