Da oggi fino al 30 dicembre reparti militari di Cina, Russia e Iran saranno nel Golfo dell’Oman per un’esercitazione congiunta. L’esercitazione serve ad “approfondire gli scambi e la cooperazione tra le marine dei tre paesi, a dimostrare la buona volontà e la capacità delle tre parti di salvaguardare congiuntamente la pace mondiale e la sicurezza marittima e a costruire attivamente una comunità marittima con un futuro condiviso”, ha detto il portavoce della Difesa di Pechino.
Dichiarazioni simili sono arrivate da Mosca e Teheran e contengono un messaggio di fondo: nella regione mediorientale cinesi, russi e iraniani possono sostituirsi alla forza politica e militare occidentale e costruire un proprio ordine, o meglio sovvertire quello esistente. Il Medio Oriente non è l’unica regione interessata. Anche in contesti geografici come i Balcani, il Mediterraneo, o l’Oceano Indiano prossimamente potrebbero estendersi manovre simili.
Le tre marine lavorano in questi tre giorni in un’area in cui insistono altre due coalizioni, una europea e un’altra a guida americana, che nelle reciproche dichiarazioni di intenti dicono cose simili a quelle annunciate da Pechino. La presenza è cioè finalizzata al mantenimento della sicurezza marittima, e dunque degli equilibri geopolitici.
Nei mesi estivi si sono verificati gravi episodi di tensione. Alcune navi sono state sabotate, altre attaccate o poste sotto sequestro; una salva di missili e droni armati è finita su due impianti petroliferi sauditi; un drone americano è stato abbattuto mentre sorvolava Hormuz. Azioni che gli Stati Uniti attribuiscono all’Iran, che avrebbe operato attraverso i Pasdaran e coinvolgendo milizie locali.
La tensione è cresciuta da quando il governo iraniano è stato messo in difficoltà dall’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare, scelta che gli altri firmatari europei non sono stati in grado di evitare.
L’allineamento russo-cinese è ormai consolidato dalle dinamiche politiche globali: tra i due Paesi è in corso un riassetto dei rapporti bilaterali che ha come motivo conduttore la competizione fra Stati Uniti e Cina.
La sovrapposizione con l’Iran nel Medio Oriente è una traiettoria rischiosa per entrambi i Paesi, che hanno anche ottime relazioni con il mondo del Golfo e con Israele, due realtà storicamente ostili alla Repubblica islamica e anche per questo vicine a Washington.
La convergenza sul fianco iraniano ha tuttavia dei vantaggi strategici. Serve a creare l’alternativa al diviso sistema occidentale – che non è riuscito a trovare la quadra per un dispiegamento univoco nella regione nonostante mesi di confronto diplomatico fra Stati Uniti e Paesi europei.
Si tratta di molto di più di un’esercitazione. Le manovre congiunte lanciano un chiaro messaggio: in questo momento esiste un asse compatto, quello tra Russia e Cina, che a livello regionale può trovare sponde decisive e opposte agli interessi del blocco occidentale.
(Foto: Xinhua)