Giovedi 5 dicembre è stata sottoscritta a Roma una dichiarazione congiunta fra i tre presidenti delle maggiori associazioni di imprese industriali europee, ovvero la Confindustria italiana, guidata da Vincenzo Boccia, la francese Medef il cui presidente è Geoffroy Roux de Bézieux, e la tedesca Bdi che ha alla sua testa Dieter Kempf. Una dichiarazione congiunta con cinque punti salienti che sono i seguenti:
1. Nel prossimo decennio l’Europa dovrà realizzare massicci investimenti per una crescita industriale sostenibile e competitiva. Ma gli investimenti pubblici nazionali e la promozione di quelli privati, mediante adeguati regimi fiscali e di incentivazione, costituiscono solo il primo passo, perché l’Unione europea dovrà dotarsi di un Qfp-Quadro finanziario pluriennale per il periodo 2012-2017 fortemente orientato alla crescita e alla competitività;
2. Finanziare l’economia verde richiederà un aumento degli investimenti aggregati da parte della Ue a 27 Paesi di circa 250-300 miliardi di euro, e un quadro normativo per la mitigazione dei cambiamenti climatici coordinato, stabile e di lungo periodo. In tale prospettiva, anche se il Qfp avrà un ruolo importante, saranno necessari programmi nazionali che prevedano investimenti molto più ampi e dettagliati, per cui i Governi e le Istituzioni della UE sono invitati dalle tre Associazioni imprenditoriali a finanziare obiettivi ambiziosi con grandi programmi che consentano alle imprese europee di prosperare e di crescere;
3. Sostenere la leadership digitale europea implicherà iniziative forti, volte a favorire la creazione di un ecosistema che garantisca la disponibilità soprattutto dei dati pubblici, un’infrastruttura europea dei dati sicura e affidabile, e la promozione di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale. Pertanto dovrebbero essere discusse in tempi brevi misure concrete per consentire alle aziende di essere meno dipendenti da tecnologie non europee e per riequilibrare la capacità delle imprese e dei cittadini di scegliere soluzioni europee alternative;
4. La Ue dovrà sfruttare in modo più incisivo l’enorme potenziale del mercato unico e definire un’ambiziosa strategia di politica industriale comune, pronta a sostenere lo sviluppo di tecnologie abilitanti fondamentali nelle catene strategiche del valore. La strategia industriale dovrà essere accompagnata da una rivitalizzazione della politica europea di concorrenza, presupposto essenziale affinché le centrali tecnologiche europee di domani siano in grado di competere a livello mondiale con quelle americane e cinesi;
5. La Ue dovrà promuovere con determinazione scambi e investimenti internazionali aperti ed equi, e difendere con forza i propri interessi nell’ambito dei confitti commerciali. In tale direzione sarà cruciale un uso più deciso della politica commerciale europea per contrastare le misure unilaterali di distorsione degli scambi dei principali partner della UE, in particolare gli Stati Uniti e la Cina.
Se questi sono i 5 grandi obiettivi del documento, i tre presidenti hanno chiesto poi con forza alle istituzioni europee una forte accelerazione di politiche comunitarie che consentano di recuperare la fiducia dei cittadini e soprattutto dei giovani nella Ue, mentre ai governi dei rispettivi Paesi si sollecitano riforme strutturali capaci di restituire competitività alle imprese, rendendo le economie nazionali molto più dinamiche. Si chiede inoltre alle istituzioni della Ue di agire con determinazione per promuovere un modello europeo che, da un lato, soddisfi la necessità di rafforzare la sovranità e la competitività dell’Unione – per renderla sempre di più un attore globale a livello planetario – e, dall’altro, l’esigenza di garantire la crescita, l’occupazione, la prosperità e il benessere dei cittadini. Le organizzazioni delle rappresentanze delle imprese – concludono i tre presidenti – sono attori insostituibili nell’elaborazione delle politiche della Ue.
Questi in sintesi i punti di un documento, a nostro avviso, di grande respiro, di cui si avvertiva il bisogno e che, senza inutili diplomazie, pone con forza e con assoluta chiarezza alla nuova Commissione europea e a tutte le istituzioni comunitarie l’esigenza di una nuova grande politica industriale idonea a conservare e accrescere il ruolo della Ue quale competitor globale, in grado di misurarsi con successo con Stati Uniti e Cina. Ed è oltremodo significativo che tale dichiarazione sia stata elaborata e sottoscritta dai presidenti delle maggiori associazioni imprenditoriali dei tre più grandi Paesi manifatturieri dell’Unione – considerandosi al momento l’Inghilterra, salvo esiti clamorosi delle elezioni di giovedì prossimo – un Paese destinato ad uscire dalla stessa Unione.
Ed ancora, è apprezzabile che i tre presidenti – invece di indulgere nei loro Paesi a forme di nazionalismo imprenditoriale entro cui arroccarsi a tutela degli interessi dei rispettivi sistemi industriali – abbiano invece affermato con chiarezza che solo con una vision e politiche sovranazionali gli apparati di produzione manifatturiera di Italia, Francia e Germania potranno accrescere la loro competitività utile per consentire ad essi di reggere con successo la competizione con i due giganti d’oltreoceano e dell’Estremo oriente.
Allora, diciamolo con franchezza: questo documento – che andrebbe ripreso e discusso ad ogni livello in tutte le regioni italiane, ma anche in Francia e Germania – è una secca e ben argomentata contrapposizione a chi nei tre Paesi, pur essendo ancora forza di minoranza, continua ad esprimere preferenza per visioni e strategie sovraniste, non europee ma solo nazionali, di corto respiro che, se pure mai diventassero vincenti nei singoli Stati, sarebbero comunque destinate ad essere stritolate nella grande competizione fra l’economia con la bandiera a stelle e strisce e quella del Dragone cinese.