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Perché Conte è il jolly del governo. Parla Diamanti (Youtrend)

La politica italiana ci ha abituati a grandi sorprese, ma è improbabile che Matteo Salvini e Matteo Renzi possano trovarsi dalla stessa parte. Pd e M5S? Entrambi vivono una fase difficile, ma se per il Pd si parla di un calo, quello del Movimento 5 Stelle è un vero e proprio crollo. Salvini e Meloni? Sono competitor con uno stesso elettorato, ma questo potrebbe aiutare la coalizione di centrodestra. Giovanni Diamanti, cofondatore di Youtrend e analista politico percorre con Formiche.net gli ultimi dati elettorali delle forze di maggioranza e opposizione, svelando l’asso nella manica di un Movimento 5 Stelle in estrema difficoltà, una carta che ha un nome e un cognome: Giuseppe Conte.

La vostra Supermedia di oggi registra un calo della Lega molto marcato. Quali possono essere le motivazioni?

La Lega oggi ha subito un calo nelle intenzioni di voto non tragico ma sicuramente netto. Ci sono diverse motivazioni. La prima, la più semplice ma anche la più efficace, è che ai tempi della politica personale e della leadership forte Matteo Salvini nella crisi di agosto ha perso una parte importante della sua credibilità personale ed è sceso negli indici di gradimento più o meno in qualunque sondaggio.

La seconda?

Per la prima volta dopo tanto tempo c’è un competitor che compete sullo stesso bacino elettorale, cioè Giorgia Meloni. Se Salvini sta soffrendo un momento difficile della propria credibilità e popolarità personale, per lei vale l’inverso e sta crescendo molto. Ecco, prima di questa fase non c’era un competitor per la Lega.

Chi?

Silvio Berlusconi, che oggi per ragioni fisiologiche è al tramonto. Prima Meloni non aveva ancora una leadership forte, e ora Toti e gli altri esponenti che si posizionano nella stessa area non sono competitivi. Bisogna anche considerare che non essere più al governo rende Salvini più debole nell’impostare l’agenda mediatica, e questo, sondaggi alla mano, lo sta scontando.

Accanto al calo della Lega la crescita di Fratelli d’Italia. Il nemico “elettorale” di Salvini è la sua alleata Giorgia Meloni?

Sì, Giorgia Meloni per le ragioni che dicevamo prima non è più solo una alleata, ma anche una competitor. I due giocano sullo stesso campo e si contendono gli stessi voti su una stessa quota di elettorato, ciascuno con le proprie carte.

Due leader per uno stesso campo?

In passato, nel 2006, il centrodestra provò una strategia delle tre punte. Ufficiosamente il leader era Berlusconi, ma ufficialmente si disse che il leader della coalizione sarebbe stato il leader del partito che avrebbe raggiunto la maggioranza relativa dei voti nel centrodestra. Non è detto che non possano replicare lo stesso sistema anche in questo caso, senza un leader formale ma con una leadership informale di Salvini. Questo per aumentare ulteriormente la competizione tra i due, che da un lato è forte – Meloni sta erodendo il consenso di Salvini -, ma dall’altro è una competizione che alla coalizione di centrodestra fa bene.

In questi giorni si è parlato molto di un possibile “governissimo” sulla scia di quanto proposto da Giorgetti. La Lega si sta spostando su posizioni più moderate?

Non me la sento di definire la Lega un partito che si sta spostando su posizioni più moderate, diciamo che il primo partito italiano non può limitarsi, nascondersi e isolarsi sul lato destro senza tentare di aprirsi non solo al centro, ma soprattutto all’elettorato non ideologico che è sempre maggiore e si muove scegliendo di volta in volta il leader in cui si riconosce maggiormente. Per cui direi che è un partito ambizioso che deve adattarsi a uno scenario politico diverso, ma non solo.

Una mossa strategica?

Direi che Salvini con questa mossa tenta di presentare sé stesso come presidenziale, come una persona con un profilo governativo e non con un banale profilo politico di destra radicale o populista. Un partito del 30% non può permettersi di rimanere relegato su certe posizioni, quindi Salvini con questa mossa vuole mostrarsi una volta di più un leader di governo. Questa è la vera ragione, poi chiaramente ci sono anche ragioni tattiche.

Ossia?

In un momento di confronto tra lui e Giorgia Meloni bisogna anche cercare di lavorare per occupare degli spazi differenti. Lui e Meloni in questo modo diversificano le loro posizioni in modo tale da coprire nuovi spazi e cercare nuovi mondi a cui parlare.

Come sono messe, invece, le forze di maggioranza? Pd e soprattutto i 5 Stelle sono in difficoltà oppure reggono?

Per Pd e 5 Stelle va fatto un discorso diverso. M5S è un partito in grande difficoltà, sta attraversando una crisi di consensi e soprattutto di leadership. Non riesce a radicarsi nel territorio e a trovare una propria identità, senza contare che sta soffrendo molto la prova di governo. La situazione è molto delicata, ma forse c’è un asso nella manica che anche il Pd non vuole farsi sfuggire: Giuseppe Conte, il leader politico più apprezzato in Italia in questo momento. Ciò non significa che il gradimento si trasformi automaticamente in voti, ma è indubbio che Conte sia una opportunità per i partiti di governo. Piace, convince e non ha subito erosioni di consenso gravi.

E il Pd?

Il Partito democratico è in un momento di calo ma va detto che ha subito due scissioni negli ultimi mesi, due partiti che sommati danno il 7% di consensi, un dato importante, e nonostante queste scissioni è più o meno sulle stesse percentuali delle ultime elezioni. Il suo calo, quindi, c’è, ma non è così disastroso come sarebbe potuto essere. Insomma, un calo e non un crollo. Il crollo è quello del Movimento 5 Stelle, per capirci, che vede dimezzarsi i suoi consensi rispetto alle ultime politiche.

Si parla da più parti di un possibile avvicinamento tra Italia Viva e Lega. Ci sono margini per una possibile alleanza a (anche se si dovesse andare a votare nel 2020)?

Siamo abituati negli ultimi tempi a farci sorprendere di volta in volta da nuovi stravolgimenti politici, ma mi pare molto difficile che Lega e Italia Viva possano andare oltre qualche convergenza in qualche intervista. Sono due partiti agli antipodi con due dirigenze agli antipodi, con due elettorati agli antipodi e governati da due leader che sì, sono molto simili, ma che politicamente sono distantissimi. Mi pare quindi difficile che possano ritrovarsi davvero uno accanto al’altro, ma sappiamo anche che la politica italiana ci ha abituato a grandi sorprese.

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