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Salvini fa incetta di moderati (M5S e FI sono avvisati). L’analisi di Arditti

È trascorso poco più di un anno e mezzo dalle ultime elezioni politiche, eppure il Parlamento uscito dalle urne nel marzo 2018 appare distante anni luce dalle attuali preferenze degli italiani. A fotografare la fulminea trasformazione dei consensi è un’eloquente rilevazione di Swg.

Prima di addentrarsi nei numeri è però necessaria una precisazione: i grafici che seguono ci mostrano per quali partiti votano tutti quelli che oggi si considerano di destra, centro o sinistra. In questo modo riusciamo a capire non solo quanto “vale” ciascuna forza politica ma anche se le tradizionali distinzioni ideologiche seguono ancora una logica.

Il primo dato degno di nota è (senza troppe sorprese) l’avanzata della Lega nello schieramento inventato dal Cavaliere nel ‘94. Matteo Salvini conquista la metà dei consensi di chi oggi si dichiara di centrodestra, facendo un sol boccone dell’elettorato forzista e riuscendo a guadagnarsi le simpatie dei “grillini di destra” e a rimobilitare gli astenuti delle politiche del 2018. Un’ascesa ma non un’egemonia assoluta, complice il ruolo che è riuscita a ritagliarsi Giorgia Meloni. Fratelli d’Italia infatti compie un significativo balzo in avanti tra i supporter del cdx (dal 8% al 15%).

tabella 1

La vera sorpresa però è un’altra e arriva se si osservano i dati dell’area elettorale centrista. Qui la Lega cresce e guadagna il 28% dei voti dei cosiddetti “moderati”. Uno sfondamento consumatosi soprattutto ai danni dei pentastellati e di Forza Italia.

Così, il partito guidato da Salvini riscuote in quest’area un consenso ben più alto di quei movimenti che della conquista del centro hanno fatto un proprio cavallo di battaglia (Italia Viva in primis).

In caduta libera invece il consenso grillino (dal 30% al 15%). Un dato che non può che deludere tutti coloro che in questi mesi hanno sognato una “svolta dorotea” sotto la leadership istituzionale di Conte.

tabella 2

Tra gli elettori che le forze di governo ambiscono a rappresentare prevale invece la frammentazione. Nel campo del centrosinistra Il Pd resta la prima forza (30%) attestandosi sullo stesso livello del 2018. Nessuna emorragia dunque ma neppure la radicalizzazione del partito che molti immaginavano paragonando il nuovo corso zingarettiano ai laburisti di Corbyn.

Crollano anche qui i Cinque Stelle, dimezzando quasi i consensi (dal 26% al 14% in un anno), complice probabilmente l’alleanza indigesta con Salvini. Fa inoltre la sua comparsa Italia viva di Matteo Renzi che raccoglie l’8% dei consensi. C’è poi un 18% di elettori indecisi e perfino un 6% di delusi pronti a votare per le forze del campo avverso.

Dunque, complice un elettorato sempre più “fluido”, tutto cambia alla velocità della luce nella politica italiana e non stupiamoci troppo se nel 2020 gli equilibri dovessero stravolgersi nuovamente.

tabella 3

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