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Il dopo Mogherini al via. Ecco i dossier di politica estera sul tavolo di Bruxelles

L’Alto commissario europeo per le politiche Estere e di Sicurezza, l’ex ministro degli Esteri spagnolo Josep Borrell, è intervenuto oggi, giorno inaugurale della Commissione Von der Leyen. su una delle questioni: compattare l’Unione sui temi di politica e affari internazionali.

“L’Ue è stata creata per risolvere problemi interni tra europei, compito che possiamo dire più o meno assolto. Ora deve ripensare se stessa come attore capace di guardare al di fuori dei propri confini e risolvere problemi globali, come il clima o le migrazioni” ha detto in un’intervista a Repubblica l’ex ministro degli Esteri spagnolo. “L’Unione ha una politica estera comune, non unica. Possiamo fare un paragone con la moneta: prima avevamo una divisa comune a fianco di quelle nazionali, poi è arrivata la moneta unica. Negli esteri siamo oggi alla politica comune, che coesiste con quelle nazionali. L’idea è di allargare il concetto di comune in modo da coprire sempre più settori”.

È la sfida più importante per l’Europa, soprattutto in una fase storica come l’attuale in cui gli Stati Uniti viaggiano sempre più in modo indipendente, e attori globali come la Cina penetrano il tessuto sociale, politico, economico e culturale europeo in forma cooperativa, ma anche (o sopratutto) competitiva. Poi c’è il grande tema Russia. Da poco il francese Emmanuel Macron ha parlato di Cina e Russia come non-nemici: Parigi in questo momento è la porta europea per Mosca; complice anche l’avvicinarsi della riunione del Formato Normandia, il meccanismo negoziale che include i francesi con la Germania, la Russia e l’Ucraina, da cui dovrebbe uscire una soluzione politica per la guerra nel Donbas. L’Eliseo vorrebbe giocare un ruolo da broker, e anche per questo si mostra più malleabile alla Russia, ma non soltanto: è un approccio generale.

Borrell ne parla: è facile trovare una politica estera comune “perché ci sono punti molto divisivi, come le relazioni con la Russia, sulla quale dobbiamo provare a costruire un consenso”. “I rapporti con la Russia sono un tema controverso. Ci sono paesi riluttanti a lavorare verso una normalizzazione delle relazioni con Mosca, mentre altri la vorrebbero subito. Per me è chiaro che le sanzioni potranno essere tolte solo se otterremo qualcosa dalla Russia (e un passaggio importante potrebbe essere l’implementazione degli accordi di Minsk attraverso i negoziati del Formato, ndr). Ma è anche chiaro che le sanzioni da sole non definiscono una vera linea politica. Dobbiamo crearne una, ma per farlo serve un accordo tra governi”.

Se la Francia è più possibilista, ci sono paesi – come quelli del blocco orientale, che sentono la presenza russa pressante dal punto di vista geopolitico – che hanno una line molto più severa. Borrell ha parlato anche di Libia: “I governi europei sono divisi. Ora la Germania intende organizzare una conferenza a Berlino sul futuro della Libia, al momento non ancora fissata”. Altro tema caldissimo, con la Francia che ha soltanto recentemente riaperto i rapporti con il governo onusiano di Tripoli, che aveva accusato Parigi di tenere un legame clandestino con gli aggressori della Cirenaica e altri paesi come l’Italia che faticano (forse per mancanza di una copertura da Bruxelles e per l’incapacità di veicolarne una, ndr) a giocare un ruolo politico decisivo, sebbene il dossier sia piuttosto strategico per Roma per tutta l’Europa mediterranea.

La totalità dell’intervista può essere riassunta nella risposta alla domanda su come ha giudicato la reazione europea all’invasione turca del Nord della Siria: “La reazione europea non è stata né debole né forte: semplicemente non c’è stata una risposta”. Prosit.

(Foto: Wikipedia)



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