Da qualche giorno gira con insistenza la voce (o leggenda metropolitana? tra smentite e altro) di una possibile convergenza di interessi tra i due Mattei della politica italiana, in vista del futuro (politico) prossimo del Bel Paese. Dalla durata del governo, alla riforma del sistema elettorale, a cosa fare in caso di elezioni. Si è discusso dell’esistenza di possibili interessi comuni tra i due leader nel vedere cadere il governo Conte, ad esempio. Ma in questo articolo proverò ad andare anche oltre, discutendo dell’inimmaginabile. Ovvero di una possibile intesa elettorale tra i due. Fantapolica? Vediamo.
Assunzione 1: tutti i politici cercano di massimizzare la propria rappresentanza politica. Sia quelli che vogliono farlo solo per le poltrone, sia quelli che sono mossi solo da nobili e alti pensieri. Perché senza deputati, i nobili pensieri rimangono per l’appunto tali, senza possibilità di trasformarsi in politiche concrete.
Assunzione 2: il sistema elettorale è cruciale per trasformare voti in rappresentanza politica.
Ora veniamo ai due Mattei. Partiamo dal Matteo (minore). In estate, al di là dei proclami ad effetto (“Lo faccio per l’Italia”), il suo obbiettivo era lampante da subito: guadagnare tempo per creare una propria realtà politica, cercando di fare breccia tra gli elettori moderati, e magari, nel mentre, avere una voce nei numerosi incarichi politici in divenire nel corso dei mesi successivi. La situazione, tuttavia, si è rivelata assai magra di soddisfazioni. I sondaggi danno Italia Viva vivacchiare intorno al 5%, e le prospettive sono grigie, specie dopo l’entrata in campo del partito di Calenda. La possibilità di attrarre voti (se non parlamentari) da Forza Italia sembra naufragare. Anche al governo le cose non vanno poi troppo bene. E poi c’è lo spettro elezioni: con l’attuale Rosatellum, il rischio di un vero e proprio naufragio ci sono tutte. Ma anche con gli altri sistemi elettorali al momento in discussione (proporzionale con soglia di sbarramento alta a livello nazionale o di circoscrizione) la situazione per Renzi non cambierebbe poi molto. Anzi. L’unico sistema che davvero potrebbe andargli bene (un bel sistema proporzionale puro) ha ben poche possibilità di passare. Servirebbe allora coinvolgere Italia Viva in una alleanza ampia con il centro-sinistra, ma qua c’è un altro problema. Il PD, per poter essere minimamente competitivo, deve presentarsi (formalmente o informalmente) assieme al M5S. Ma questi ultimi il Matteo (minore) proprio non lo vogliono. E allora? Come uscire da questo che è oramai un vero cul-de-sac (tra l’altro, da lui stesso creato) per il Matteo (minore)? Ma perché non pensare allora a qualche accordo, informale quanto si vuole, con il Matteo (maggiore)? Magari qualche desistenza in qualche collegio (specie se si va votare a breve con il Rosatellum)?
E qua entra in campo il Matteo (maggiore). Che interessi potrebbe avere in tutto questo? Due, principalmente. Primo: in cambio di una fine anticipata dell’esperienza di Conte, e della possibilità di tornare a votare in tempi rapidi (ovvero in primavera), qualche sacrificio in qualche collegio potrebbe essere ben poca cosa. Secondo: una coalizione Lega e Fratelli d’Italia non è al momento garanzia di una maggioranza parlamentare, né con il Rosatellum, né, e tanto più, con un sistema proporzionale con sbarramento. Il 5% di Forza Italia (e dei suoi elettori moderati) continua a risultare fondamentale. Ma ci sarà ancora Forza Italia da qua a qualche mese? E allora perché non guardare in qualche modo (e in qualche forma) al Matteo (minore), specie se agli occhi dei tuoi elettori lui ha il merito di aver fatto cadere l’odiato governo giallo-rosso? Un accordo che, per giunta, si porterebbe in dote anche una buona quota di “competenti” ben visti dalle parti di Bruxelles? Una cosa che male male non fa, visto i precedenti.
Torniamo allora alla nostra domanda di partenza: fantapolitica? Probabilmente sì. Ma se non sotto Natale, quando le favole diventano (talvolta) vere?