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Disco verde per i nuovi investimenti al sito Eni di Gela

Mancava solo la firma del ministro Dario Franceschini che l’ha apposta giovedì scorso. Quella dell’altro componente del governo, Sergio Costa, già c’era. Stiamo facendo riferimento allo schema di decreto di compatibilità ambientale relativo al “Progetto di coltivazione di gas metano nell’Offshore Ibleo-Campi Argo e Cassiopea”. Il ministro dell’Ambiente aveva firmato la proroga di 48 mesi dei termini per la parte concernente la valutazione d’impatto ambientale del provvedimento Via ed Aia presentato dall’Eni. Di concerto doveva firmare pure il collega Franceschini. Ora che lo ha fatto c’è il disco verde per i nuovi investimenti al sito Eni di Gela.

La soddisfazione del sindacato

La notizia della controfirma e dell’invio della stessa dal ministero dei Beni culturali a quello dell’Ambiente del 19 dicembre scorso è stata diffusa dalla Uiltec siciliana che ha immediatamente espresso l’apprezzamento del sindacato. “Eni potrà dare inizio alla costruzione della centrale a gas nell’area industriale di Gela. Si tratta di un investimento pari a 880 milioni di euro che prevede la stabilizzazione dei lavoratori del diretto e l’avvio di numerosi cantieri per il coinvolgimento dei lavoratori del comparto indotto. Una forte boccata di ossigeno per le imprese del territorio per i prossimi anni”. Così Maurizio Castania, segretario della Uiltec macro area Sud-Est Sicilia, ha espresso un giudizio positivo per il riavvio delle produzioni industriali in Upstream.”Sarà così consentita – ha continuato – la piena occupabilità dei lavoratori e la ripresa economica di un territorio che per troppi anni ha sofferto la riduzione di una produzione industriale del sito”.

Il programma di decarbonizzazione

È bene ricordare che solo due settimane fa tra i vertici dell’Eni e quelli del dicastero dell’Ambiente era stato firmato un protocollo in cui il gruppo energetico si impegna a realizzare un programma di decarbonizzazione, mitigazione ambientale, riqualificazione e valorizzazione del sito siciliano. Quindi, Eni non si avvarrà più di impianti di produzione e lavorazione di oli minerari. Il programma prevede, tra le altre cose, lo smantellamento in dieci anni di tutte le aree in disuso del sito industriale siciliano e la loro restituzione a nuove funzioni, con una prima fase, nei prossimi tre anni, di demolizione degli impianti non più funzionali alle attività per la produzione di biocarburanti, in un’area totale di oltre venti ettari. A questo si affiancherà proprio lo sviluppo dei giacimenti a gas di Argo e Cassiopea, che nell’ambito del settore della ricerca e produzione di idrocarburi rappresenta il primo esempio di progetto in grado di raggiungere la carbon neutrality, grazie al contributo di energia prodotta da impianti fotovoltaici, e inoltre senza alcun impatto visivo, con l’utilizzo di suolo già industrializzato e riqualificato all’interno del perimetro di raffineria e nessuno scarico a mare di acque o altri reflui.

Un’intesa che fa sistema

Insomma, è bene quel che finisce bene. Tutti contenti: il governo, l’Eni, il sindacato. “Quando si fa sistema – ha commentato Paolo Pirani– segretario generale della Uiltec nazionale – si determinano risultati importanti a favore della crescita industriale, della transizione energetica, nel risanamento ambientale che guarda all’economia circolare. Si tratta di un modo di fare che aiuta il Paese ad uscire dalla crisi e determina intese tra l’esecutivo, le imprese, le organizzazioni sindacali. Ci vogliono lungimiranza e senso di responsabilità. Nel caso di Gela ogni parte coinvolta ha agito con senso logico e determinazione. Una buona pratica che deve costituire un esempio per vicende analoghe”.



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