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Al vertice Nato Erdogan usa i curdi per tutelare Mosca

Qualcuno se lo ricorderà come il Vertice in cui la Nato è stata definita cerebralmente morta, altri come quello in cui Trump ha dato l’estrema unzione all’Alleanza Atlantica. C’è però chi ha alzato la posta, sapendo che non avrebbe ottenuto nulla, per continuare a farsi i fatti suoi e favorire l’alleato russo e per cui il Patto deve rimanere in piedi, anche se solo nella forma ma non nella sostanza.

Si tratta, ovviamente, del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che si è presentato a Londra con la minaccia di non appoggiare il rafforzamento Nato in Polonia se lo YPG, la milizia armata curdo siriana non sarà riconosciuta come organizzazione terroristica. Al di là dei toni enfatici e testosteronici a cui Erdogan ci ha abituato da tempo e agli insulti al presidente Emmanuel Macron, è bene ricondurre le cose sul piano della realtà.

In primo luogo, Erdogan sa perfettamente che ciò che chiede è impossibile. La Nato ha mandato giù, in qualche caso con molta fatica, quella che di fatto è stata un’invasione del nord della Siria nel mese di ottobre, ma obbligare Bruxelles e Washington a definire ‘terroristi’ le forze curde che hanno difeso i confini della Nato dallo Stato Islamico sarebbe un gesto dal valore simbolico troppo grande e anche un controsenso, se si pensa che gli Usa hanno ancora centinaia di soldati del nord del Paese.

In secondo luogo, stavolta i curdi non sono niente altro se non un espediente. Il presidente turco sa benissimo che, in questo momento l’Alleanza atlantica è troppo debole e concentrata su altri capitoli per reagire con forza alle sue scorribande oltreconfine. Il presidente Usa, Donald Trump, poi, in questo momento nei confronti di Ankara è in posizione neutra se non addirittura favorevole per motivi di opportunità economica e commerciale.

La verità è che in questo Vertice Nato Erdogan ha fatto vedere quanto sia intrinsecamente fedele a Mosca e ha utilizzato i curdi per smorzare le posizioni della Nato a una decisione che avrebbe infastidito, e non poco, il Cremlino. Il Patto Atlantico infatti era pronto a bloccare l’aumento delle difese in chiave anti russa in Polonia e nelle Repubbliche Baltiche, dopo che Stoltenberg ha promesso ‘riflessioni sul lungo termine’ che possano portare a relazioni più distese con Mosca.

Vi è poi da dire che quella di alzare la posta, per poi farsi i fatti suoi nel momento in cui i suoi desiderata non vengono accettati, è una vecchia tattica del capo di Stato turco, che proprio in queste settimane ha iniziato a testare i radar dei missili S-400 e che nei prossimi mesi deciderà se acquistare anche caccia da guerra dalla Russia o rivolgersi a Paesi del Patto Atlantico.

Di fatto, almeno questo ormai è chiaro, il secondo esercito della Nato si fa ampiamente i fatti suoi. Erdogan infatti è arrivato a Londra a pochi giorni dalla firma di un accordo che molti considerano illegale ma che crea un corridoio marittimo nell’est del Mediterraneo che isola la Grecia e pone dei problemi anche a molti Paesi che gravitano nella zona, Italia inclusa.

Segno che, ormai, la Turchia sta nella Nato solo pro domo sua e tornaconto altrui.

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