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Mes, prescrizione, legge elettorale. Fassino spiega come trovare la quadra

Molto rumore per nulla. A sentire Piero Fassino, deputato del Pd, ex sindaco di Torino, il governo rossogiallo non è pericolante, anzi. Il cronoprogramma chiesto per gennaio dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, confida a Formiche.net, è un semplice tagliando dopo tre mesi di rodaggio.

Fassino, per Conte a gennaio è necessario un check-up del governo. Concorda?

Mi pare del tutto naturale. Nei primi tre mesi di vita il governo ha impedito l’aumento dell’Iva, impostato una legge di bilancio incentrata sul rilancio degli investimenti, ricostruito un dialogo positivo con l’Ue e abbandonato una volta per tutte la brutale gestione dall’immigrazione di Salvini. Non è poco. Dopo un periodo di rodaggio si fa sempre un tagliando. Sediamoci intorno a un tavolo e decidiamo quali sono le priorità della legislatura a partire dal 2020.

I litigi nella maggioranza sono all’ordine del giorno. Se continuano ha senso rimanere al governo?

C’è un’enfasi eccessiva. Basta andarsi a rileggere le cronache dei dibattiti sulle leggi di bilancio degli anni scorsi per constatare che sempre intorno alla legge di bilancio si sviluppa un dibattito complesso. Si parte da una proposta iniziale che via via viene corretta, integrata, modificata dalle proposte delle forze politiche e degli operatori sociali. È normale che ci sia un po’ di conflittualità, si tratta della legge che definisce l’utilizzo delle risorse e l’ammontare della spesa. L’importante è che alla fine la legge abbia una sua coerenza. E la legge che sta per varare il Parlamento ce l’ha.

È soddisfatto del risultato? Davvero è sufficiente evitare l’aumento dell’Iva?

Non c’è solo l’Iva. Questa legge alleggerisce i contributi che pagano i lavoratori, aumenta il fondo nazionale sanitario e  gli investimenti nella formazione, nell’università e nell’edilizia scolastica, sblocca i fondi strutturali stanziati gli anni scorsi e mai utilizzati. Rilancia opere pubbliche attese da anni. Avvia una strategia di trasformazione verde della nostra economia. L’obiettivo finale è rilanciare la crescita e rimettere in moto l’economia entro il 2021, per creare lavoro e redistribuire opportunità e reddito.

A proposito, il segretario della Cgil Maurizio Landini ha proposto un patto sociale fra governo, imprese e sindacati contro la de-industrializzazione. Sottoscrive?

Sono d’accordo. Io stesso negli anni ’80 fui l’autore di una proposta lanciata a Torino, un “patto per lo sviluppo” per favorire un accordo strategico tra forze sociali e istituzioni. Il governo deve confrontarsi con le forze economiche e sindacali e con la società civile sui grandi temi dello sviluppo: l’occupazione, la modernizzazione infrastrutturale, la crescita industriale. Certo, come ogni proposta anche quella di Landini va riempita di contenuto e deve incontrare una concreta volontà politica.

Italia Viva di Matteo Renzi ha già cassato la proposta. Non è la prima volta. L’ostruzionismo dei renziani può diventare un problema?

Renzi ha voluto fondare un suo partito e ha esigenza di visibilità. Come può ottenerla? Distinguendosi, altrimenti gli si potrebbe chiedere perché ha abbandonato il Pd. Non c’è nulla di strano, sono normali dinamiche di una coalizione, purché non venga meno il senso della misura e non si metta in discussione la coesione dell’alleanza.

Sembra ottimista sulla legge di bilancio. E sulla riforma della prescrizione?

La posta in gioco è chiara. Non si può affidare solo a un provvedimento sulla prescrizione la certezza dei tempi di un processo. Si devono accompagnare misure di riforma del processo penale che diano la garanzia di un effettiva accelerazione  dei tempi processuali

Quindi la prescrizione deve rimanere?

Sì, ma nella forma in cui è nata, cioè come strumento di natura eccezionale. In Italia il progressivo allungamento dei tempi dei processi lo ha trasformato in uno strumento ordinario di risoluzione dei processi. Oggi è giusto riportare la prescrizione alla sua straordinarietà, ma si può fare solo introducendo misure che accelerino il processo penale.

Fassino, questo giovedì il Parlamento vota sul Mes. Si troverà la quadra?

Anche in questo caso ho sentito troppe bugie. La più clamorosa vuole che la riforma del Mes aiuti la Germania a salvare con i nostri soldi le sue banche. Se c’è un Paese che non ha problemi di debito pubblico questo è la Germania. Non è un caso se i titoli europei sono quotidianamente confrontati con i bund tedeschi. Se mai è l’Italia con il suo enorme debito pubblico ad avere interesse a uno strumento di protezione come il Fondo Salva Stati. Peraltro si fa finta di non sapere che il 25% delle risorse del Fondo è conferito dalla Germania. L’Italia è il terzo contributore del Mes e secondo le regole gode – insieme aGermania e Francia – di un particolare diritto d’intervento sulle iniziative che il Mes assume

Chiudiamo sulle regionali. Si avvicina la sfida in Emilia-Romagna, ne seguiranno tante altre. Meglio affrontare il centrodestra da soli o assieme ai Cinque Stelle?

Noi teniamo sempre le porte aperte per costruire una coalizione con i Cinque Stelle anche nei territori. In Emilia e Calabria è 5s che si sottrae, non noi.

In Umbria l’alleanza non ha funzionato.

Il voto era molto ravvicinato e l’accordo non ha avuto il tempo di mettere radici. Peraltro il voto si è tenuto all’indomani di una gestione amministrativa critica per il centrosinistra. Comprendo la specificità delle sfide regionali e dei gruppi dirigenti locali, ma non vedo perché a livello nazionale si debba negare in via di principio la possibilità di accordi a livello territoriale.

Un accordo è invece in via di definizione sulla riforma elettorale. Tutti convertiti al proporzionale?

La legge elettorale decide le regole del gioco democratico e in essa devono potersi riconoscere tutti i giocatori. Che sia proporzionale, mista, maggioritaria o a doppio turno, la legge richiede un clima di comune responsabilità fra le forze politiche di cui al momento non vedo traccia. Se non c’è clima, l’intesa è difficile. Ed è a creare questo clima che ci si deve dedicare.

 

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