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La banca per gli investimenti? Non può funzionare. Parola di Rino Formica

Attenzione alle suggestioni, soprattutto a quelle un po’ vintage. Nei giorni del salvataggio della Popolare di Bari, è tornata in auge la Banca per gli investimenti, la creatura grillina che ha trovato spazio nel decreto di domenica notte con cui l’esecutivo ha, per il momento, tolto dai guai l’istituto pugliese. L’idea è tutto sommato semplice: legare al salvataggio da 900 milioni della banca, la costituzione di uno strumento che dia impulso a un’economia sempre più decadente. In molti hanno visto nel progetto il ritorno in auge della ben più famosa Cassa del Mezzogiorno, l’ente nato nel 1950 per volontà dell’allora governo De Gasperi e su imput di Donato Menichella, chiamato a risollevare le sorti del Meridione all’indomani della guerra. Smantellata a partire dal 1984, la Cassa non esiste più. Ma c’è chi ne vede una resurrezione. Formiche.net ha sentito un protagonista di quegli anni, Rino Formica, barese, socialista, più volte ministro negli anni 80 nei governi Forlani, Spadolini, Andreotti e Craxi.

Formica, il governo è pronto a lanciare una Banca per gli investimenti concentrata sul Meridione. La convince?

Non molto. E questo perché una banca per gli investimenti non può funzionare granché se non ha sul territorio un sistema bancario locale che la appoggi, la supporti. E questo sistema bancario non sembra esserci, al Sud. Semplicemente non funzionerebbe, o lo farebbe a metà. Le faccio due esempi…

Prego.

Mediobanca, che era la banca per gli investimenti al Nord, aveva come sostegno i gradi istituti bancari pubblici, che erano anche soci della stessa Mediobanca. L’Isveimer, l’istituto per lo sviluppo nell’Italia meridionale, aveva come supporto il Banco di Napoli. Per questo dico che nessuna banca per gli investimenti può funzionare senza una rete sul territorio che la sostenga.

Dunque il progetto del governo non può funzionare?

Se mai dovesse funzionare, lo farà in modo incompiuto, dunque poco utile alla causa. Perché non avrà forme di appoggio sul territorio. Al Sud quello che è carente sono proprio le banche locali. Sarebbe stato forse più importante lavorare alla nascita di vere banche del Sud e per il Sud. Una banca per gli investimenti è solo una derivazione di un qualcosa di più grande, che non esiste.

C’è chi parla in questi giorni di ritorno della Cassa per il Mezzogiorno…

La Cassa per il Mezzogiorno era un’altra cosa, era la concentrazione dentro un istituto pubblico di una serie di interventi per la realizzazione delle opere. E questo bypassando sia gli organi statali, sia gli organi locali. Qui oramai si dice di tutto, senza conoscere il significato storico delle parole.

Oggi ha senso parlare di un ente preposto al Sud? In 40 anni di Cassa per il Mezzogiorno il Pil del Meridione è rimasto molto indietro rispetto al Nord…

Non è che la banca è una struttura che fa crescita, semmai dà sostegno. La crescita delle imprese la fanno le infrastrutture, la Pa, l’organizzazione del territorio e i cittadini. Le banche o chi per esse non possono risolvere il problema da sole. La verità pura e semplice al Sud è un’altra…

Sarebbe?

Che è fallita la programmazione economica da parte delle regioni, le quali sono diventate la brutta copia dello Stato centrale. Mentre invece dovrebbero essere le strutture per eccellenza della programmazione e dell’accompagnamento dello sviluppo. Se io oggi fossi ministro, per esempio, toglierei tutti i poteri di gestione alle regioni e le trasformerei in organi di programmazione economica e basta. Questo è quello che potrebbe impedire un ulteriore declino del Mezzogiorno.

Formica dica la verità. Lei la Popolare di Bari l’avrebbe salvata? E lo avrebbe fatto come lo ha fatto il governo?

La verità? Avrei impedito dieci anni fa che si degenerasse fino a questo punto.


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