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Cosa ha deciso la Commissione Esteri su Hong Kong

Non solo Mes. La maggioranza giallorossa si gioca il futuro anche sulla politica estera. Era attesa oggi la riunione della Commissione Esteri, presieduta dalla pentastellata Marta Grande. All’ordine del giorno c’era infatti una risoluzione, a firma di Lia Quartapelle e Maurizio Lupi, da mettere nero su bianco sulle proteste di Hong Kong e la repressione cinese.

Ecco il testo che la III Commissione è riuscita a mettere insieme. Il Parlamento italiano, recita il documento, impegna il governo “a ribadire alle autorità cinesi che la tutela della libertà di espressione e i diritti personali, nel pieno rispetto delle autonomie dei singoli Paesi, sono un principio essenziale per la conduzione della nostra politica estera”.

Il dossier Hong Kong è atterrato alla Commissione Esteri di Montecitorio a pochi giorni dal caso innescato dall’ambasciata cinese a Roma, che ha bacchettato i senatori italiani presenti a una conferenza stampa a palazzo Madama con il leader dei manifestanti Joshua Wong per aver commesso “un grave errore”. Dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio ai presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati si era fatta sentire una vocale risposta delle istituzioni.

A un primo sguardo alla risoluzione della maggioranza che il dem Andrea Romano su Twitter celebra con l’hashtag #buonenotizie sembra sia l’Ue, non il governo italiano, a dover prendere l’iniziativa. Il governo è infatti invitato a “sostenere un’iniziativa da parte della Ue per chiedere l’avvio da parte delle Autorità di Hong Kong di una immediata indagine conoscitiva per verificare le ragioni alla base delle proteste e le violazioni del diritto nell’impiego dell’uso della forza”.

Per capire meglio perché a Wong sia stato impedito di lasciare il Paese per partecipare a due conferenze in Italia, a Milano e Roma, i parlamentari auspicano infine “una iniziativa dell’Ue”, non del governo italiano, “presso le competenti Autorità di Hong Kong”.

La risoluzione è un inizio, ma non è abbastanza, fanno notare critici alcuni parlamentari dell’opposizione, perché non chiama in causa il governo italiano se non per tirare la giacchetta a Bruxelles e chiedere di chiedere alle “autorità competenti” cinesi.

A sentire chi c’era, non tutti i parlamentari della maggioranza hanno digerito il risultato. Fra i Cinque Stelle il più agitato era Pino Cabras, capogruppo del Movimento in Commissione con una passione per la politica estera. “Anche in Cile c’è e ci sarà una rivolta” spiegava ai suoi, a difesa del “principio di non ingerenza”. Impassibile la Grande, che ha guidato la seduta.

Insorge invece Fratelli d’Italia, che aveva presentato una risoluzione per il rilascio immediato dei manifestanti a Hong Kong. “Il M5S e il governo, con l’incredibile astensione di Forza Italia e Pd, bocciano la risoluzione di Fratelli d’Italia per condannare la repressione delle manifestazioni di piazza ad Hong Kong” tuona Andrea Delmastro. La Cina, accusa, “ha messo la museruola al governo italiano che fatica anche a condannare la brutale repressione di Stato”.

Anche la Lega, che pure ha votato la risoluzione Lupi-Quartapelle, ha da ridire nel merito. “Attendiamo al varco la maggioranza”, promette Paolo Formentini. Gli occhi sono puntati al prossimo 16 dicembre, quando la Camera dovrà discutere, e poi votare il 20, una risoluzione del Carroccio. Il testo, dicono i leghisti, metterà alle strette il governo perché chiederà il “rispetto di uno statuto di autonomia di un popolo”.

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