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Il futuro del Green new deal nella road map di Legambiente

Nella settimana di apertura della Cop 25 (la Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici) in corso a Madrid, Legambiente presenta una road map per anticipare la completa decarbonizzazione dell’Italia entro il 2040 e rendere il Piano Energia e Clima (Pniec) all’altezza della sfida climatica. Quello che serve è un “drastico cambio di passo” rispetto a quello attuale: un Piano, secondo l’associazione ambientalista, “poco ambizioso negli obiettivi”, con la riduzione delle emissioni al 2030 di solo il 37%, al di sotto di quelli europei fissati al 40% e con una proiezione al 2050 di appena il 64%.

Eppure, secondo lo studio realizzato da Elemens per Legambiente e presentato oggi a Roma nell’ambito del XII Forum QualEnergia, il nostro Paese avrebbe tutto da guadagnare, in termini di riduzione di importazioni e consumi di petrolio e gas, anticipando entro il 2030 una riduzione delle emissioni clima -alteranti del 60% e arrivare al 2040 a emissioni zero. Per farlo “occorre definire un percorso con obiettivi e misure coraggiose e praticabili” riguardanti il settore dell’efficienza energetica, dei trasporti, dell’industria e il settore civile.

“Il Green New Deal di cui abbiamo sentito parlare in questi giorni dal nuovo governo Conte ancora non si vede in campo energetico – ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini – il governo deve rivedere gli obiettivi del Piano Energia e Clima, perché l’Europa tra poco ci chiederà di farlo, visto l’impegno della nuova presidente della Commissione Ursula Von der Leyen e perché avremmo tutto da guadagnare in termini di uscita dalla crisi e di rilancio industriale e occupazionale”. Per raggiungere i livelli di de-carbonizzazione prospettati dallo studio, è indispensabile accelerare in otto campi di azione: semplificare le autorizzazioni; aprire alle comunità energetiche e all’integrazione del fotovoltaico in agricoltura. Spingere i sistemi di accumulo, efficienza energetica, elettrificazione delle città, potenziamento di reti e interconnessioni; incrementare biometano ed eolico. Tutte queste attività, secondo lo studio, “sono indispensabili per dare nuovo impulso all’efficienza energetica, per incrementare l’uso delle rinnovabili in tutti i settori, soprattutto per far decollare l’elettrico nei trasporti”. E prevedere una cabina di regia che coordini e verifichi l’efficacia degli strumenti adottati.

“Siamo in una fase di emergenza climatica che non ammette incertezze – ha ribadito Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club – Non solo l’Italia deve alzare il suo obiettivo al 2030 in coerenza con le nuove ambizioni europee, ma le politiche industriali, della mobilità, dell’edilizia, dell’agricoltura andranno riviste, per allinearle con un percorso di neutralità carbonica nell’arco di soli trent’anni”.

Occorre ricordare che entro il prossimo dicembre il governo dovrà comunicare alla Commissione europea il proprio Piano che contenga una prospettiva di almeno di trenta anni e che dovrà essere aggiornato ogni dieci. Tutto questo sulla base del “Pacchetto europeo Energia e Clima al 2030” sulla base della decisione presa dal Consiglio dei Capi di Stato e di governo nell’ottobre del 2014, che costituisce lo strumento con il quale ogni Stato “stabilisce i propri contributi agli obiettivi europei sull’efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili e quali sono i propri obiettivi in tema di sicurezza energetica, mercato unico dell’energia e competitività”. Legambiente chiede al governo affinché il piano venga rivisto e migliorato, prevedendo “obiettivi più ambiziosi e scelte nette per ridurre le emissioni climalteranti e tener fede agli impegni presi con l’Accordo di Parigi del 2015”.



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