Skip to main content

Il nesso tra democrazia ed economia per far crescere l’industria

manifattura, industria

Ancora un calo nella produzione dell’industria. I dati diffusi nei giorni scorsi dall’Istat segnano il decremento che caratterizza il settore manifatturiero, mentre gli unici segnali positivi si registrano nelle produzioni farmaceutiche ed alimentari. Si tratta di una condizione che non depone bene rispetto alla crescita nazionale. I dati del Pil saranno resi noti a metà gennaio del 2020, ma date queste premesse, esiste il rischio di ulteriori riscontri negativi anche sul versante della crescita.

I dati parlano da loro. L’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,3% rispetto a settembre. Nella media del trimestre agosto-ottobre la produzione mostra una flessione congiunturale dello 0,6%. L’indice destagionalizzato mensile è cresciuto, marginalmente, su base congiunturale solo per i beni di consumo (+0,3%). E sono diminuiti invece l’energia (-1,9%) e i beni strumentali (-0,8%) mentre i beni intermedi sono risultati stabili. Corretto per gli effetti di calendario, ad ottobre 2019 l’indice complessivo è diminuito in termini tendenziali del 2,4% (i giorni lavorativi sono stati 23, come ad ottobre 2018). Nella media del periodo gennaio-ottobre l’indice ha registrato una flessione tendenziale dell’1,2%.

Su base tendenziale e al netto degli effetti di calendario, ad ottobre 2019 si è registrata una moderata crescita esclusivamente per il comparto dei beni di consumo (+0,5%); al contrario, marcate diminuzioni hanno contraddistinto i beni intermedi (-4,8%) e i beni strumentali (-3,4%), mentre l’energia ha registrato una variazione nulla. I settori di attività economica che hanno registrato i maggiori incrementi tendenziali sono stati i prodotti farmaceutici di base e preparati (+3,6%), le industrie alimentari, bevande e tabacco (+3,0%) e le altre industrie (+2,8%). Le flessioni più ampie si sonoregistrate nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-8,6%), nelle attività estrattive (-8,1%) e nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-6,9%). A ottobre, ha commentato l’Istat, continua a diminuire la produzione industriale italiana, con una variazione negativa sia su base congiunturale sia in termini annui. In particolare, l’indice corretto per gli effetti di calendario, in flessione tendenziale per l’ottavo mese consecutivo, registra un ulteriore peggioramento della dinamica rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A livello dei principali raggruppamenti di industria il solo settore ancora in crescita, sia su base mensile sia su base annua, è quello dei beni di consumo, trainati dalla sola componente dei beni non durevoli. Al contrario, flessioni tendenziali rilevanti caratterizzano i beni strumentali e quelli intermedi.

Le reazioni sono state di estrema preoccupazione. Il Codacons ha fatto sapere che “serve un cambio di rotta urgente che deve necessariamente partire dai consumi delle famiglie, perché la spesa degli italiani ferma rappresenta una pesante zavorra per tutto il comparto industriale italiano”. Il Centro Studi Promoter ha lanciato un preciso grido d’allarme: “Se si fa il confronto con il livello massimo ante-crisi dell’aprile 2008 il calo è di ben il 20,9%. Un dato che non necessita di particolari commenti data l’importanza dell’attività manifatturiera nell’economia del nostro Paese. Come è noto, il prodotto interno lordo ha fatto registrare nei primi tre trimestri tre incrementi congiunturali dello 0,1%;l’intero anno dovrebbe chiudere con un incremento dello 0,2% che assicura ancora una volta al nostro Paese il ruolo di Cenerentola nell’Unione Europea e non solo.

Dall’azione del governo non sono venuti finora segnali credibili che possano far ritenere imminente l’adozione di una politica di rilancio dell’industria, dei servizi ed in generale dell’attività economica e il 2020 sarà quindi, con ogni probabilità, un altro anno (il tredicesimo consecutivo) su livelli di prodotto interno lordo inferiori al massimo del 2007, massimo già da molto tempo superato da molte economie avanzate”. Per Confcommercio: ”L’indebolimento dell’attività produttivanon si è arrestato neanche ad ottobre proseguendo nella fase di ridimensionamento innescatasi all’inizio dello scorso anno. Statisticamente è già archiviato un 2019 all’insegna della completa stagnazione”.

La nostra manifattura da tempo si è retta sulle esportazioni, ma i dati finora esposti dimostrano come occorra attuare progetti a lungo termine. Ciò significa pianificare investimenti utili ad infrastrutture materiali e digitali, una formazione adeguata per chi lavora, l’adeguamento ad un sistema normativo e burocratico più agile ed in linea coi Paesi europei. Impresa e lavoro devono tessere il filo tra loro, ora più che mai, perché l’economia corre a ritmi veloci ed occorre ritrovare il giusto nesso tra quest’ultima e la democrazia partecipativa. Anche così si crea ricchezza.


×

Iscriviti alla newsletter