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Italia all’avanguardia sugli imballaggi. In Europa primi per il riciclo

L’Italia si conferma all’avanguardia in Europa nell’industria del riciclo. Sono soprattutto gli imballaggi a tirare la volata, attestandosi al terzo posto (con un tasso di riciclo al 67%) dopo la Germania (71%) e la Spagna (70%). Tutte le filiere degli imballaggi (carta, vetro, plastica, legno, alluminio e acciaio) hanno già superato, o stanno per farlo, i nuovi obiettivi al 2025 previsti dalla nuova direttiva in corso di recepimento nel nostro ordinamento. Un settore strategico per il nostro Paese, quello dell’industria del riciclo che ogni anno fornisce all’industria nazionale 12 milioni di tonnellate di materie prime.

È quanto emerge dal rapporto annuale (decima edizione) “L’Italia del riciclo”, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da Fise Unicircular (Unione imprese economia circolare) e presentato oggi a Roma.

Negli ultimi dieci anni i rifiuti prodotti in Italia sono passati da 155 a 164 milioni di tonnellate (+6%) e il riciclo è cresciuto da 76 a 108 milioni di tonnellate (+42%). Molte filiere del riciclo hanno registrato ottime performance: i rifiuti di imballaggio hanno visto crescere del 27% l’avvio a riciclo, passando da 6,7 a 8,5 milioni di tonnellate; il tasso di riciclo è aumentato dal 64% del 2009 al 70% del 2018, in linea con i nuovi obiettivi del 65% al 2025 e del 70% al 2030. Le singole filiere dei rifiuti di imballaggio in diversi casi hanno già superato gli obiettivi previsti per il 2025 e in alcuni anche quelli per il 2030: la carta è all’81%, l’alluminio all’80, l’acciaio al 79, il vetro al 76, il legno al 63 e la plastica al 45%.

Ed è proprio il presidente del Consorzio nazionale imballaggi, Giorgio Quagliuolo, a rivendicare gli ottimi risultati ottenuti: “Abbiamo già raggiunto gli obiettivi che le nuove direttive ci impongono al 2030 e con costi estremamente sostenibili rispetto agli altri Paesi europei. Quindi  un modello che ha funzionato e sta funzionando. Aspettiamo il recepimento delle nuove direttive con la speranza che non venga stravolto un sistema che fin qui ha dato ottimi risultati. Siamo consapevoli anche noi che, dopo vent’anni di attività, qualcosa va registrato e migliorato. Stiamo attenti  a non rompere un sistema che sta funzionando solo per il gusto di cambiare”.

Luci e ombre dalle altre filiere. In crescita la raccolta degli oli minerali usati, ormai prossima al 100%, e di quelli vegetali con un +80% negli ultimi dieci anni. La raccolta della frazione organica è passata dai 3,3 milioni di tonnellate del 2008 a oltre 6,6 nel 2017. Per raggiungere gli obiettivi europei sarà necessario dotare l’intero territorio nazionale di un’adeguata rete di impianti. Per quanto riguarda gli pneumatici fuori uso in dieci anni il loro recupero è passato dal 43 al 58%. In ritardo, invece, la raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche e elettroniche (Raee) (42% anziché 65%, obiettivo al 2019), delle pile (42%, ultimo in Europa) e dei veicoli fuori uso, cresciuto di un solo punto percentuale in dieci anni (dall’82 all’83%).

“Alla vigilia del recepimento di nuove direttive europee – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile – il sistema del riciclo italiano è già ben predisposto. Per incrementare il riciclo da rifiuti urbani occorre migliorare la qualità delle raccolte differenziate e adeguare il fabbisogno di impianti, in particolare per la frazione organica. Per la transizione verso un modello di economia circolare occorre promuovere, come previsto dalle nuove direttive, l’impiego dei materiali generati dal riciclo nella realizzazione dei prodotti”.

A fronte di una produzione di rifiuti pressoché stabile, si osserva un aumento delle quantità avviate a recupero e un calo di quelle a smaltimento. Nel 2017 le circa 1.200 imprese dell’industria del riciclo hanno trattato 18 milioni di tonnellate di rifiuti di carta, vetro, plastica, legno, gomma e organico. Di conseguenza si è generata una maggiore produzione dei materiali secondari con 12 milioni di tonnellate di “materie prime seconde” per l’industria manifatturiera nazionale.

“Il nuovo pacchetto di direttive europee per i rifiuti e l’economia circolare contiene ambiziosi target di riciclo – ha osservato Andrea Fluttero, presidente di Fise Unicircular –.Perché si raggiungano va affrontato il tema dell’eco-progettazione, va assicurato maggiore sbocco ai materiali recuperati, estensione dell’uso di materiali riciclati negli appalti pubblici, sostegno alla ricerca e all’innovazione tecnologica finalizzata al riciclo, eliminazione delle sovvenzioni in contrasto con la gerarchia dei rifiuti”.

In sintesi: il riciclo dei rifiuti in Italia è continuato a crescere negli ultimi dieci anni. Alla vigilia del recepimento delle direttive europee che richiedono di raggiungere obiettivi più ambiziosi, occorre mantenere le posizioni conquistate e superare le carenze che ancora permangono. Incrementare quindi le quantità e migliorare la qualità delle raccolte differenziate; recuperare i ritardi che ancora esistono in alcune zone del Paese; adeguare la rete di impianti di trattamento e di riciclo, specie per la frazione organica.


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