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Fioramonti, gli scienziati e i travagli del M5S. Il commento di Pennisi

La vicenda delle dimissioni “natalizie” di Lorenzo Fioramonti da ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica e dello spacchettamento del dicastero di Viale Trastevere in due ministeri – Scuola affidato a Lucia Azzolina e Università e Ricerca Scientifica a Gaetano Manfredi, deve fare riflettere sulle dinamiche all’interno del Movimento 5 Stelle.

Fioramonti non è un pentastellato della prima ora (come, invece, lo è Lucia Azzolina). È stato, per così dire, “ingaggiato” quando i sondaggi per le elezioni del 2018 mostravano il M5S in forte ascesa.

L’operazione non è andata bene. I nuovi ingaggi vengono chiamati “gli scienziati” dai pentastellati della prima ora, e sono insofferenti ad una disciplina che vorrebbe limitare i loro compiti. Ci sono differenze culturali, e forse antropologiche, tra gli “scienziati” e molti degli altri parlamentari del M5S: man mano che la legislatura va avanti diventano sempre più profonde e sempre più evidenti.

Tuttavia, non è facile trovare una soluzione. Nella campagna elettorale 2018, “gli scienziati” sono stati presentati come “fiori all’occhiello” del M5S e come dimostrazione che il mondo della cultura, delle scienze e delle arti aderiva alle istanze di base del Movimento; lo stesso Giuseppe Conte, poi, appartiene agli “scienziati” tanto che prima delle elezioni era stato presentato da Di Maio come ministro della Funzione Pubblica in pectore. Non si pensa certo ad espulsioni o a reprimende che potrebbero aprire un vaso di Pandora. Lo stesso deferimento di Gianluigi Paragone (uno degli ”scienziati”) ai probiviri per avere votato contro la legge di Bilancio è stato annunciato ma mai attuato. In effetti, il M5S si è preso “gli scienziati” per darsi una parvenza “colta” ed ora non ha che tenerseli e sopportarli. I suoi dirigenti sanno che il Movimento barcolla e vogliono evitare mosse che portino ad un tracollo.

Dal canto loro, “gli scienziati” non sono un gruppo omogeneo: hanno in comune solo l’avere un livello culturale e professionale differente da quello della leadership del M5S, ma vengono dalle esperienze e dalle formazioni più variegate. È difficile ipotizzare la formazione di un gruppo parlamentare di “scienziati” eletti nel M5S, di supporto a Conte ma non agli ordini di Di Maio. È possibile, però, ipotizzare trasferimenti “alla spicciolata” dal gruppo parlamentare M5S ad altri; i più gettonati sono la Lega (numerosi “scienziati” sono sovranisti) e il Pd (diversi “scienziati” hanno sentimenti di sinistra).

Interessante notare che le dimissioni di Fioramonti (ed una serie di cene tra “scienziati”) sono avvenute dopo un servizio de Le Iene che all’approssimarsi del Natale ha mostrato a tutto tondo come numerosi parlamentari M5S (e anche membri del governo) non fossero in grado di rispondere ad una domanda basilare su dove è nato Gesù. Ma da qui, dopo avere gustato gli scranni parlamentari, a una fine della legislatura senza avere una candidatura forte, il passo è lungo.

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