Perché arrovellarsi sulla plastic tax quando si potrebbero tagliare le tasse sui lavoratori? E ancora, perché farla tanto lunga sul Mes quando invece in Europa il vero problema è un altro, magari quell’unione bancaria con cui si corre il rischio di legare il destino delle nostre banche al rischio del nostro debito sovrano? Nel giorno in cui il governo si impantana sulla manovra, vertice di maggioranza sospeso (e poi ripreso) per profondi disaccordi sull’impiego di qualche centinaio di milioni da destinare o meno allo stop alla plastic tax, Tommaso Nannicini, ex consigliere economico ai tempi di Matteo Renzi premier e oggi senatore dem, prova a fare con Formiche.net un’operazione chiarezza.
Nannicini il governo sembra litigare ancora. Il problema sembra la plastic tax…
Litigare su poche centinaia di milioni in un bilancio di 600 miliardi non ha senso. È solo un modo per piantare bandierine e cercare visibilità, un teatrino che spero finisca il prima possibile. La plastic tax e la sugar tax sono tasse nate male, non c’è dubbio. Ma adesso sono state depotenziate e i loro effetti distorsivi ridotti.
Può spiegarsi meglio?
Tassare beni che hanno effetti negativi su ambiente e salute può avere un senso, ma a due condizioni. La prima è che lo si faccia all’interno di una strategia complessiva che investa sull’economia circolare, aiuti le imprese ad aggiustare la produzione e faccia educazione su salute e alimentazione a scuola. La seconda è farlo con gradualità per non creare effetti perversi sull’occupazione. Invece qui si è partiti solo con l’idea di far cassa. Lo ripeto, sono tasse nate male, ma per fortuna mitigate. Ora mi concentrerei su altro.
Per esempio?
Tagliare le tasse sul lavoro, a partire da quello dei giovani e delle donne, senza le cui competenze il nostro Paese non può rimettersi in moto. E aiutare le famiglie con figli. Sono queste le priorità che vorrei vedere al centro della manovra. Il resto è teatro.
Chiaro, ma dove prendere i soldi per tagliare le tasse sul lavoro?
Questa legge di bilancio, bisogna ricordarselo, nasce con un macigno che è il blocco dell’Iva e con due veti incrociati. Quello su Quota 100 del M5S e quello di Italia Viva sulla rimodulazione dell’Iva. Al Senato ho presentato emendamenti per uscire più velocemente da Quota 100 e per rimodulare l’Iva sui beni di lusso, in questo modo si sarebbe potuto ottenere un miliardo da una parte e due miliardi dall’altra, da investire su giovani, donne e natalità.
Quota 100 è possibile superarla?
Parliamo di una misura che nel 2022 si esaurirà. Ma serve un intervento che anticipi il problema oggi, perché nel 2021 avremo persone identiche che andranno in pensione una a 62 anni e una a 67, il problema esploderà. Serve una riforma complessiva che la superi senza aspettare che il problema generazionale marcisca per altri 3 anni. Ma vedo veti politici molto, ma molto miopi.
Parliamo del Mes. Il governo ha ballato non poco in questi giorni…
Il Mes come tutti gli accordi internazionali può essere migliorato, ma certamente ne abbiamo bisogno. Questa è la verità, tutto il resto è propaganda. E comunque non c’è l’obbligo di ristrutturazione del debito, sia chiaro. Credo che i veri problemi siano altri, stiamo facendo una tempesta in un bicchiere d’acqua.
Quale è il vero problema?
L’unione bancaria, che può essere penalizzante per l’Italia per quanto riguarda la possibilità di agganciare il valore dei titoli pubblici nelle banche al nostro debito. Si tratta di una partita su cui puntare i piedi. Poi c’è bisogno di un bilancio pubblico europeo per una politica fiscale che accompagni quella monetaria di fronte alla prossima crisi. Qui c’è da fare la voce grossa, queste sono le partite importanti.
Nannicini, lei ce lo vede lo Stato padrone dell’Ilva?
Se è un mezzo per garantire temporaneamente posti di lavoro e salvaguardare l’ambiente allora si può fare, ma certo è un’operazione che va fatta bene, molto bene.