L’incantesimo del Natale nasce dalla storia di Maria, la madre di Gesù. La magia di quella notte. L’attesa, il racconto dei pastori, la luce, gli angeli loro apparsi per indicare il luogo della nascita del Bambino, come descrivono gli evangelisti.
Un fascino straordinario, l’incantesimo di quella notte di stupore in cui Maria vede nascere il figlio, Gesù, l’amore di Dio per l’umanità fatto carne.
Un mistero nato dal “sì” di una donna. È quel consenso ad una maternità che, duemila anni dopo, ci propone, ancora, il senso del Natale come un incantesimo.
Maria è la donna del profondo mistero che Dante descrive “Vergine Madre, figlia del tuo figlio, umile ed alta più che creatura” nella preghiera di San Bernardo (Paradiso, XXXIII canto).
Il Natale cristiano, con quello stupore dinanzi a Dio entrato nella storia dell’uomo, interroga tutti, credenti e non credenti. Dopo quel “sì”, arriverà sulla Terra il figlio di Dio e si farà uomo. Così il racconto della fede.
Nei ricordi di ognuno di noi, il Natale evoca ogni anno, nell’attesa, una potente richiesta di pace, di gioia e di armonia interiore. Un bisogno di amore e di rinnovamento. E tanti buoni propositi. Oggi più che mai.
Divisi tra le lusinghe del consumismo e l’intimità di ritrovarsi con i propri cari a condividere la delicatezza di quello stupore di donna, il Natale conserva la sua magia e, insieme, la sua solennità.
A Lecco, in una mostra promossa dalla parrocchia di San Nicolò e dalla Comunità pastorale Madonna del Rosario, in collaborazione con il Comune di Lecco, quello stupore di donna è proposto da un quadro del Tintoretto, l’Annunciazione a Maria, esposto al Palazzo delle Paure fino al 2 febbraio 2020.
Una splendida tela che, grazie al linguaggio universale dell’arte, raggiunge tutti con un intenso messaggio spirituale che va dritto al cuore anche di chi è lontano dal credo religioso.
Il dipinto cala lo straordinario mistero dell’Annunciazione nel quotidiano di una casa semplice. Tra una cesta di panni, il lavoro di cucito, un gomitolo sul pavimento, l’amore trova la sua casa e si fa luogo di accoglienza per tutta l’umanità.
Nella quiete di quest’ambiente raffigurato nel quadro del Tintoretto c’è la centralità della donna.
C’è la potenza generatrice che la donna esprime, anche oggi, nella quotidianità, attraverso l’impegno in famiglia, nel lavoro, protesa sempre a donare un sorriso e a porgere una mano. A dare amore e vita.
E mentre politica, istituzioni, sindacati, forze sociali, si chiedono come sia possibile ridurre il divario fra uomo e donna, e la cronaca registra violenze da parte di mariti e compagni, e i media propongono icone femminile fatte di forme e di immagini stereotipate, nell’imminenza del Natale, quel quadro dell’Annunciazione è simbolo della sensibilità, della tenerezza e della profondità dell’esser donna, crocevia dell’umanità.
Con la gioia e la sicurezza che solo l’amore può generare dominando la paura e facendo vibrare il cuore degli uomini.
“Non temere”, dice l’Angelo Gabriele a Maria. “Gioisci e apri il tuo cuore. Nel Figlio che nascerà da te, l’Amore fatto carne, il timore è vinto per sempre”.
È il filo conduttore di una cultura per il rispetto della sensibilità femminile che, se concretamente sentita e sostenuta, potrebbe offrire alla società una via d’uscita alla crisi di valori, per affermare identità e fiducia nel futuro.
Maria è la donna dell’attesa e della speranza.
Ci insegna a rendere visibile l’invisibile, possibile l’impossibile. A rompere i limiti della condizione umana nella fiducia e nella speranza della gioia.
Anche nel dolore. “Non temere, oggi, nell’annunzio natalizio; e neppure domani sotto la croce, dove starai, libera dal timore, trafitta dal dolore. Non temere: l’alba della risurrezione è inizio di vita nuova”, dice ancora l’Angelo Gabriele.
Raccontiamo il Natale, così, con gli occhi di una donna. Con la provocazione di un’arte che non ha né colori politici né appartenenze ideologiche. La donna con il suo carico di umanità, la donna motore di una coscienza collettiva, la donna protagonista del recupero di relazioni umane spesso lacerate.
Doniamo un sorriso. Apriamo il nostro cuore e la nostra mente. Con lo stupore di quella donna, Madre di tutti. E che invochiamo, almeno una volta nella vita, quando le avversità colpiscono e induriscono i cuori. Duemila anni fa, quella donna, con la sua fragilità e la sua povertà, è stata protagonista di una rivoluzione che ha cambiato la storia del genere umano.
Guardiamo il Natale con gli occhi di quella donna. E di tutte quelle donne che, oggi, in ogni angolo della Terra, gridano per essere ascoltate ed amate.