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Nord Stream 2 sotto torchio Usa già da oggi?

Il Nord Stream 2, la pipeline che farà sfociare il gas naturale russo direttamente nel cuore dell’Europa, in Germania, potrebbe subire le sanzioni statunitensi già da oggi. Washington le ha decise con due votazioni bipartisan, alla Camera e al Senato, e aspetta la firma definitiva della Casa Bianca. Le misure sono state decise perché per gli Usa la miscellanea tecnico-commerciale russo-tedesca ha valore politico-strategico: una dimensione, la sovrapposizione tra Berlino e Mosca, che gli americani sentono come profondamente avversa.

L’avvio del piano sanzionatorio contro il Nord Stream arriverebbe quando oggi pomeriggio Donald Trump annuncerà agli americani il maxi-pacchetto di legge per il bilancio sulla Difesa del 2020 – dalla Andrews Air Base, postazione logistica tanto simbolica alle porte di Washington che ospita gli aerei presidenziali. Le misure contro il gasdotto sono state collegate alla legge sulla difesa che ospita diversi emendamenti e risoluzioni laterali inclusi dai congressisti – quasi sempre in forma bipartisan, perché su questo genere di legislazioni che riguardano il carattere strategico della nazione la polarizzazione politica statunitense prende una pausa.

Le sanzioni approvate dal Congresso prevedono, tra l’altro, il congelamento dei beni nel paese delle persone fisiche e giuridiche che partecipano alla realizzazione del Nord Stream 2. Le persone fisiche potranno essere soggette al divieto di ingresso negli Usa, e avranno come obiettivo diverse società europee che stanno portando avanti il progetto. Si tratta di misure non troppo forti per il momento – ma non è detto che ne seguano altre – utili soprattutto a costruire un sistema di deterrenza.

Sebbene tardivo: da molto tempo gli Stati Uniti stanno minacciando ritorsioni collegate all’opera, che invece è difesa da Berlino (e dall’Ue) e chiaramente dalla Russia, che avrà un aumento di mercato raddoppiando i flussi da nord. L’opera è stata realizzata per l’80 per cento nonostante i continui appelli che gli Usa hanno diffuso negli ultimi due anni. Ma a questo punto l’inizio della sanzioni statunitensi potrebbe comunque bloccare l’operatività di alcune delle società coinvolte. Compagnie internazionali che potrebbero scegliere di pagare le penali per uscire dal progetto pur di evitare grane con gli americani – e con il business collegato. Questo creerebbe un rallentamento nella realizzazione, anche perché alcune delle ditte coinvolte hanno know how e capacità non facilmente ripetibili.

Per gli americani ci sono diverse questioni critiche. A cominciare proprio dall’aiuto economico che la nuova rotta del gas permette a Mosca, una sorta di bypass sulle sanzioni imposte dopo l’annessione illegittima della Crimea e l’avvio della guerra nel Donbas. Poi c’è una criticità che riguarda l’Ucraina, che sarebbe tagliata da parte del transito del gas (con conseguente calo dei proventi per i diritti di passaggio). Inoltre, raddoppiare l’arrivo di gas russo significherebbe per gli Usa vedersi ridotta la finestra di mercato in Europa, dove Washington vorrebbe iniziare a vendere gas naturale in forma liquefatta, dopo l’aumento delle produzioni legate agli shale.

Una serie di concause che come detto si aggiungono alla dimensione strategica della penetrazione, via Germania, della Russia in Europa: qualcosa che gli americani temono perché significherebbe il rafforzamento tedesco (e con ogni probabilità qui siamo nell’intimo più profondo della strategia americana).

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