Il futuro della Rai passa attraverso lo sviluppo del settore digitale. È questo uno dei punti del nuovo piano industriale della Rai che prova, attraverso scelte coraggiose, a colmare il gap tra l’offerta televisiva e quella proposta in streaming. “Attraverso il piano industriale abbiamo espresso l’auspicio di riuscire a sviluppare un approccio digitale che ci consenta di recuperare il ritardo accumulato in questi anni”, ha detto il presidente della Rai Marcello Foa a Formiche.net a margine del convegno “Generazione Giornalista 2.0” organizzato da Pluralismo e Libertà e da Lettera 22.
“Quello che ho evidenziato nel convegno è che questa, che è una necessità ormai conclamata, diventa ancora più necessaria al mutare delle abitudini di lettura e di fruizione mediatica degli italiani di tutte le fasce d’età, senza considerare l’evoluzione rapidissima del mondo digitale. Dobbiamo concentrare le nostre risorse, la nostra flessibilità, la nostra capacità aziendale per occuparci del segmento digitale che oggi è ancora marginale nell’ambito della nostra offerta complessiva ma che rischia di diventare preponderante molto più rapidamente di quanto noi ci immaginiamo. Questa è la storia dello sviluppo digitale che vede accelerazioni fortissime. Da qui nasce l’urgenza di trovare soluzioni, il piano industriale è un primo passo importante però bisogna che ci si metta nello spirito di monitorare costantemente i cambiamenti e avere quella flessibilità che oggi ancora manca alla RAI. Siamo una grande azienda ma ancora molto rigida”.
Giampaolo Rossi, membro del CdA della Rai anch’egli tra i relatori del convegno, è ancora più incisivo circa la necessità della Rai di dotarsi di un’offerta crossmediale di livello. “In questi ultimi anni abbiamo accumulato un ritardo enorme nella presenza sul web della RAI, non era così. Fino al 2012 l’Italia era avanguardia nei servizi pubblici europei sul web, con Rainet, una delle migliori digital factory che io ho avuto l’onore di guidare per anni – ha detto Giampaolo Rossi -. Noi eravamo il servizio sul web più evoluto dopo quello sulla Bbc. Poi è stata fatta una scelta strategica, suicida e fallimentare, da parte dei Direttori generali successivi, di distruggere il web della Rai, RaiNet fu chiusa e la Rai non si è più occupata dei contenuti sul web. Il risultato è quello che vediamo oggi. Il nuovo piano industriale è visionario ed ha come priorità il rilancio dei contenuti cross mediali della Rai. Far tornare la Rai a quello che era prima del 2012, quando eravamo avanguardia”.
Con l’esplosione delle piattaforme di streaming online come Netflix o Amazon Prime Video i concorrenti della Rai si sono moltiplicati e, allo stesso tempo, sono diventati più grandi e temibili. “Noi abbiamo un grande privilegio, offriamo la nostra produzione senza chiedere alcun abbonamento, fa parte del mandato del servizio pubblico – continua il Presidente Foa ai nostri microfoni -. Già questo è un vantaggio strategico fenomenale che fino a oggi abbiamo sfruttato poco. Attualmente la piattaforma di Raiplay sta colmando una lacuna ma non è la soluzione. Il punto è che aziendalmente difronte a cambiamenti epocali come questi ci sono due atteggiamenti: c’è chi rincorre il passato o chi cerca di capire quale sarà il prossimo passo. Certo non possiamo fare concorrenza a giganti mondiali come Amazon ma nella progettazione a medio – lungo termine dobbiamo fare entrare qualcosa che non è mai stato nel Dna della Rai in termini tecnologici: dobbiamo interrogarci ogni 3-4 mesi e verificare se quel che stiamo facendo è davvero attuale o se non sia già vecchio. Pensiamo a Facebook, un altro gigante, oggi i ragazzi più giovani lo usano sempre meno. Dobbiamo, quindi, avere una tensione analitica che oggi non c’è ancora”.
Nonostante i ritardi nello sbarco online la Rai gode di ottima reputazione internazionale, soprattutto tra le altre tv pubbliche. “Noi abbiamo una reputazione eccellente che deriva sia dalle nostre produzioni che da un transfert positivo con l’Italia. Noi italiani siamo abituati a fustigarci e a parlare sempre male del nostro Paese e invece all’estero parlano molto bene dell’Italia e della Rai – conclude il presidente Foa –. Io propongo di sfruttare questa eccellente reputazione della Rai all’estero affinché, anche attraverso coproduzioni, possa diventare il veicolo per promuovere l’immagine e gli interessi del nostro paese. Dalla cultura, al turismo, alla tecnologia, all’agricoltura e così via. È un approccio nuovo, anche se non originale se paragonato ad altri Paesi, nel quale io credo molto e sul quale sto sviluppando sempre di più la mia attività di responsabile delle relazioni internazionali”.