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Rimandiamo il Mes e pure la prescrizione. La ciambella di salvataggio di Quartapelle (Pd)

Se la politica è l’arte del compromesso, lo spettacolo a cui si assiste in questi giorni sul Mes all’interno delle forze di maggioranza sembra più un braccio di ferro che potrebbe portare alla definitiva rottura dell’esecutivo Conte II. Dopo settimane di dibattito sulla riforma del Fondo salva Stati, negli scorsi giorni Luigi Di Maio ha ribadito la posizione del Movimento 5 Stelle con un post sulla sua pagina Facebook: M5S non è disposto a cedere su tre temi fondamentali, ossia rinvio della riforma del Mes, cancellazione della prescrizione e revoca delle concessioni ad Autostrade. Un ultimatum al governo, insomma, che mette nelle mani del Pd le sorti dell’esecutivo.

E se le ragioni di Di Maio hanno una natura – anche –  elettorale (la crisi dei consensi di M5S è ormai evidente, e ha messo non poco in difficoltà il leader che ora, anche per strategia, si attesta su una linea più dura), le ragioni che spingono il Pd a tendere nuovamente la mano al Movimento sono difficilmente comprensibili a molti. Eppure la mano tesa c’è, ed è quella di Lia Quartapelle, che questa mattina su Twitter ha scritto “Rimandiamo la firma del Mes per venire incontro a dubbi dell’alleato M5S? Bene, come @pdnetwork chiediamo al M5S di fare altrettanto con i nostri dubbi del Pd, e di rimandare l’abolizione della prescrizione”.

Le reazioni al tweet di Quartapelle non si sono fatte attendere, una su tutte quella di Carlo Calenda che ha ribattuto: “Lia questo governo è finito. Ed è stato un pessimo governo. Lo sapete voi, lo sanno i cittadini. Potete andare avanti a trascinarvi per qualche mese. Crescerà ancora di più la destra sovranista e il malcontento dei cittadini”.

Eppure la deputata del Partito democratico non demorde, sottolineando all’ex compagno di partito che, a proposito di governi, “non è detto che il prossimo sia meglio. Più proseguiamo con le nostre divisioni, più ci scaviamo la fossa da soli” (qui lo scambio completo). Insomma, il Partito democratico ha fatto e continua a fare la sua parte per non far cadere l’esecutivo Conte II, anche perché ad aleggiare all’orizzonte, sondaggi alla mano, è la possibilità di un governo targato Lega-Fratelli d’Italia, per i dem prospettiva da evitare in tutti i modi.

Al termine di questa mano tesa, però, si intravede anche la carta della possibile crisi di governo, che il Pd rimette nuovamente nelle mani del leader del Movimento 5 Stelle. Nicola Zingaretti, con una lettera aperta indirizzata al direttore di Repubblica, lo ha spiegato questa mattina: “Non si può governare insieme se ci si sente avversari e senza una comunanza sulla visione comune del futuro”, si legge. Abbassiamo i toni, insomma, oppure al voto si andrà davvero e a tremare non sarà il Pd. “Le piazze di queste settimane – ricorda Zingaretti -, nella loro irrinunciabile autonomia, ci dicono questo: è ora di mettere alle nostre spalle ogni egoismo, ogni tatticismo, ogni chiusura in noi stessi”. E quelle di questi giorni, conclude il segretario del Pd, “non sono più le piazze della rabbia o dell’antipolitica che si sono riempite negli anni passati”.


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