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Riusciranno i nostri eroi a modificare la legge elettorale? I dubbi di Celotto

La legge elettorale è sempre il crocevia della nostra forma di governo. Perché non è semplicemente il modo per trasformare i voti in seggi. Visto che i diversi modelli elettorali possono incidere in maniera decisiva sulla formazione delle Camere. Perché come tutti ricordiamo nel 2006 la coalizione di Romano Prodi prese meno voti di quella guidata da Silvio Berlusconi, eppure ebbe più seggi in Parlamento, grazie al premio di maggioranza del c.d. Porcellum.

Abbiano votato a marzo 2018 con un sistema misto, il cosiddetto “Rosatellum” che tuttavia ha eletto un parlamento frammentato che ha consentito di due governi alquanto fragili, fino ad ora.
In molti dicono che quindi il Rosatellum va rivisto. Ma come?

Le leggi elettorali possibili sono praticamente infinite. Con due modelli di base. Il proporzionale semplice – con cui abbiamo votato dal 1946 al 1992 – che favorisce la rappresentatività, ma non certo la governabilità. E il maggioritario secco, mai adottato in italia, ma che tendenzialmente favorirebbe la governabilità.

Ma i tempi per decidere sono abbastanza brevi, visto che la Corte di cassazione ha dichiarato legittimo il referendum abrogativo proposto delle Regioni e che vorrebbe trasformare l’attuale legge elettorale da mista in tutta maggioritaria, mediante “l’abolizione del metodo proporzionale nell’attribuzione dei seggi in collegi plurinominali nel sistema elettorale della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica”.

Ora toccherà alla Corte costituzionale valutare l’ammissibilità della richiesta, secondo scadenze precise: udienza entro il 20 gennaio e sentenza entro il 10 febbraio, come recita l’art. 33 della legge n. 352 del 1970. A quel punto, se il referendum supererà la ammissibilità sarà votato in primavera (tra il 15 aprile e il 15 giugno, sempre secondo la legge). In buona sostanza per evitare l’ennesimo referendum elettorale, ai partiti non resta che decidere entro un paio di mesi una nuova legge elettorale. Per poi, eventualmente applicarla subito, in caso di scioglimento anticipato delle Camere, che molti danno per imminente.

Ma verso quale legge elettorale andiamo? Il quadro sembra davvero confuso, come del resto emerge dalla difficoltà di chiudere la manovra di bilancio. E allora? Rischiamo davvero di rimettere tutto un’altra volta alla Corte costituzionale, con la decisione sulla ammissibilità del referendum.


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