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Le Sardine? Una lezione di coraggio (anche per la Chiesa). Parla padre D’Ambrosio

Tra i mari in tempesta dove nuotano le Sardine, il movimento di piazza nato a Bologna e ora presente in tutta Italia e pronto a riversarsi per le strade della capitale, c’è anche una corrente che porta dritto ai sacri palazzi. Dopo qualche esitazione il Vaticano si è espresso con una voce autorevolissima, quella del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, promuovendo con riserva la rivoluzione ittica, e anti-leghista, partita dall’Emilia-Romagna. “A volte il papa e i suoi collaboratori hanno un coraggio che manca in alcuni vescovi” dice a Formiche.net padre Rocco D’Ambrosio, saggista, politologo, professore ordinario di Filosofia Politica all’Università Gregoriana

Professore, un movimento di piazza contro l’opposizione. Non è un’anomalia?

Non credo. In fondo è un movimento che contrasta una cultura politica, quella del razzismo dell’odio, del rifiuto, degli interessi particolari che prevalgono su quelli generali, a prescindere che esprima una forza di governo oppure no.

Il primo motto è stato “Bologna non si Lega”. L’obiettivo è chiaro.

Certo, non è un mistero che non simpatizzino per Matteo Salvini. Ma, ripeto, la loro è una denuncia contro una cultura politica prima ancora che un partito.

In piazza si gridano tanti no e pochi sì. È normale?

I sì in verità sono impliciti. Chi dice no al razzismo dice sì all’accoglienza a prescindere dal colore della pelle. Sono nati con il decisivo supporto dei social network come movimento di protesta. Ora devono diventare un movimento di proposta.

Proposta politica?

Non so se questa sia la direzione che vogliono imprimere gli ideatori. Le Sardine hanno una leadership molto debole, delocalizzata. Sarà interessante studiare le loro prossime mosse. Si definiscono arcipelago, ma un arcipelago è fatto di isole. Per creare un movimento politico è necessario diventare penisole.

Le Sardine rifiutano ogni appartenenza partitica e rivendicano la loro natura post-ideologica. Non sono questi i requisiti di un movimento populista?

A me sembra un movimento più popolare che populista. Lo dimostra il loro strumento di aggregazione preferito, il flash mob: silenzioso, garbato, non violento. Bello, ma non basta. Un movimento democratico deve lavorare anche con i canali classici del consenso.

I partiti, ad esempio.

Esatto. Un’istituzione in crisi, ma ancora necessaria, come spiega la Costituzione. In Italia recentemente sono nate due nuove forme di partiti: il partito-azienda di Berlusconi e il partito-movimento dei Cinque Stelle. Entrambi hanno avuto problemi democratici al loro interno: mai convocati veri congressi, scelte prese dai vertici e base elettorale consultata solo formalmente.

D’Ambrosio, il Segretario di Stato Vaticano cardinale Pietro Parolin ha detto che bisogna “cogliere ciò che c’è di buono” dalle Sardine. È un endorsement ufficiale?

Sicuramente sono parole eloquenti, che condivido in pieno. Già papa Francesco nell’Evangeli Gaudium aveva parlato di cittadini responsabili che non si fanno trascinare come una massa da forze dominanti ma diventano attori del sociale. Questo, per ora, mi sembrano le Sardine: cittadini attivi che non vogliono andare dietro a movimenti antidemocratici.

Quindi la Lega di Salvini è antidemocratica?

È un partito che ha molti elementi populisti nel suo programma, e che una volta al governo ha mostrato poco rispetto verso le istituzioni e i processi democratici.

Dalla Cei si è fatto avanti solo l’ex segretario Nunzio Galantino, esprimendo “simpatia” per le Sardine.

La Cei rappresenta un universo variegato, è fisiologico che non ci sia sempre accordo. Diciamo che a volte il Papa e i suoi collaboratori sono più coraggiosi di una parte dei vescovi. Servirebbe un po’ più di franchezza, quella che i greci chiamavano “parresia”.

La Cei ha però seguito con interesse la nascita di realtà pre-politiche e politiche dichiaratamente cattoliche. Politica Insieme di Stefano Zamagni, ad esempio. Cosa può nascere da queste interlocuzioni?

Non mi stancherò mai di ripetere, come ha sempre detto il papa, che non abbiamo bisogno di un partito cattolico. Abbiamo invece bisogno di cattolici competenti, e soprattutto coerenti, che si impegnino in politica. In poche parole: coerenza, non appartenenza.

Tornando alla Lega, è giusto che la Chiesa dialoghi con Salvini?

Dobbiamo intenderci sulla natura di questo dialogo. Da credente a me interessa che i cattolici siano coerenti con il Vangelo. La maggior parte delle posizioni di Salvini non lo è. Come si fa a fare la comunione a messa e dieci minuti dopo imprecare contro chi chiede l’elemosina sul ciglio della porta?

È anche vero che alcune posizioni della Lega, ad esempio a difesa della vita, non sembrano distanti da quelle della Chiesa.

Concordo. Un cattolico può impegnarsi dove vuole in politica. Se è in un partito che al tempo stesso è a favore di una giusta politica per l’immigrazione e a favore dell’aborto, può votare sì nel primo caso e no nel secondo. La coerenza viene prima di tutto.

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