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Stati Uniti, Russia e Cina: si accende il mercato globale della difesa. Il report Sipri

L’effetto Trump sulla Difesa a stelle e strisce si fa sentire. Le aziende americane guidano la crescita del settore globale, a partire da Lokcheed Martin, che consolida la prima posizione grazie all’aumento delle vendite di F-35. La Russia si conferma al secondo posto, con una spinta tutta nuova all’export di cui l’S-400 è solo un esempio. In Europa rallentano Regno Unito e Germania, mentre accelerano Francia e Italia (con Leonardo e Fincantieri). Sono alcuni degli ultimi dati pubblicati dall’autorevole Stockholm international peace research institute (Sipri), che prende in considerazione le vendite nel settore difesa dei primi cento produttori al mondo. Nel puzzle complessivo manca però un tassello che pare ormai fondamentale nel contesto globale: la Cina, non compresa nel report per via della “mancanza di disponibilità di dati su cui elaborare ragionevoli o consistenti stime”. Eppure, per la prima volta, qualche dettaglio in più c’è, tanto che Sipri azzarda: nella top ten ci sarebbero almeno tre aziende del Dragone.

IL TREND (E IL FATTORE TRUMP)

Cina a parte, con 420 miliardi di dollari, le vendite dei primi cento player globali della difesa sono cresciute del 4,6% nel 2018 (rispetto al livello del 2002, l’aumento è del 47%), per lo più grazie agli incrementi registrati dalle prime cinque aziende in classifica, tutte statunitensi. Quasi il 60% della cifra complessiva è difatti coperto dalle 43 imprese con sede negli Usa presenti nella Top 100 di Sipri, con vendite che registrano un +7,2% rispetto al 2017. Ancora una volta, il trend positivo è da attribuire alla crescente domanda del Pentagono, frutto dell’impronta di Donald Trump sulla difesa d’oltreoceano. La generale spinta alla modernizzazione dello strumento militare, associata alla richiesta di tempi più stretti per il procurement, ha determinato una “nuova fase” del comparto industriale statunitense. Negli ultimi due anni si sono verificate così grosse fusioni o acquisizioni, come Northrop Grumman su Orbital-ATK, United Technologies con Rockwell Collins, o General Dynamics su CSRA.

LE PRIME CINQUE AZIENDE

Al primo posto si conferma Lockheed Martin, sul gradino più alto del podio ormai da dieci anni. Il colosso guidato da Marillyn Hewson ha aumentato in un anno le vendite del 5,2%, soprattutto grazie “all’aumento nelle consegne di F-35 agli Stati Uniti e agli altri Paesi”. Restano invariate anche le successive tre posizioni, con Boeing (29 miliardi, in aumento del 6,9%, sebbene il settore militare assorba il 29% delle proprie vendite), Northrop Grumman (con 26,2 miliardi e il maggiore incremento annuale dovuto all’acquisizione di Orbital-ATK) e Raytehon (23,4 miliardi, +3,9% rispetto al 2017). Al quinto posto si colloca General Dynamics (22 miliardi), che supera la britannica BAE Systems, in calo del 5,2% attribuibile “all’esaurimento della produzione dei velivoli da combattimento Typhoon”.

LA RUSSIA

Con la Cina fuori classifica, è la Russia il secondo grande attore della difesa globale. Nella Top 100 ci sono dieci aziende per 36,2 miliardi di dollari, in calo rispetto ai 37,7 miliardi dello scorso anno dopo dieci anni di cospicui incrementi. Nella top ten figura Almaz-Antey, nona con 9,6 miliardi e un aumento del 18% sullo scorso anno. La ragione è da rintracciare non solo nella domanda interna (grande fattore di crescita del comparto nell’ultimo decennio) ma anche in quella esterna con il sistema missilistico S-400, punta di diamante della rinnovata vocazione all’export dell’industria russa. D’altra parte, con aziende a notevole partecipazione pubblica, data la consapevolezza che rappresentino una gamba essenziale della proiezione esterna, è il Cremlino a sostenere l’export del comparto.

LA SITUAZIONE EUROPEA

Se si presentasse unita, l’Europa occidentale rappresenterebbe la seconda forza del mercato, ben sopra la terza, con 27 aziende e una quota di mercato pari al 24%. Eppure, non ci sono le condizioni per una simile semplificazione, e così Sipri analizza separatamente i maggiori Paesi del Vecchio continente. Guida il Regno Unito, grazie soprattutto a BAE Systems, con 35,1 miliardi di dollari, in calo rispetto allo scorso anno anche con Babcock International, attiva nella costruzione di navi. Situazione simile per la Francia, le cui sei aziende in classifica hanno venduto armamenti per 23,2 miliardi nel 2018. La prima transalpina ad apparire in classifica è Thales, nona con 9,5 miliardi (-1,4% sull’anno precedente), seguita al ventunesimo posto da Naval Group, in calo del 4,2%. Aumenta invece di addirittura il 30% Dassault Aviation, 34esima con 2,9 miliardi grazie soprattutto all’export di Rafale verso Egitto, India e Qatar. Fanno categoria a parte le cosiddette “trans-European”: Airbus è settima con 11,7 miliardi (+9% grazie a elicotteri e all’aereo da trasporto A400M), che hanno un peso del 15% sulle sue vendite complessive; MBDA, appare invece al 23esimo posto con 3,8 miliardi, in crescita del 4,4%.

I DUE CAMPIONI ITALIANI

Sebbene sia presente in classifica con solo due aziende, l’Italia è al terzo posto in Europa per vendite militari (sopra la Germania, con quattro player tra cui Rheinmetall). Leonardo ha venduto prodotti per 9,8 miliardi di dollari lo scorso anno, in aumento del 4,4%, tanto da superare la transalpina Thales salendo all’ottavo posto. L’incremento, spiega Sipri, è dovuto in parte all’acquisizione di Vitrociset. Al cinquantesimo posto figura Fincantieri, che sale di nove posizioni rispetto alla graduatoria dello scorso anno. Con un peso sulle vendite complessive pari al 29%, le vendite militari del Gruppo guidato da Giuseppe Bono sono aumentate dell’8% fino a 1,9 miliardi.

IL RESTO DEL MERCATO

Per trovare nella Top 100 un’azienda che non sia basata in Russia, Usa o Europa occidentale, bisogna scendere alla 24esima posizione, dove si colloca la giapponese Mitsubishi, con vendite di armi pressoché stabili da un biennio a 3,6 miliardi. Poi, al 28esimo posto c’è l’israeliana Elbit Systems, in aumento del 7,3%. Rispetto al brusco calo dello scorso anno, recupera la svedese Saab, al trentesimo posto con un incremento del 4,8%. Per la Corea del Sud, le tre aziende presenti hanno aumentato di quasi il 10% le proprie vendite, fino a 5,2 miliardi complessivi. Da notare infine la crescita della Turchia, costante nell’ultimo quinquennio, con Aselsan e Turkish Aerospace Industries che hanno registrato un +22% rispetto al 2017, attestandosi a 2,8 miliardi.

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