La nuova richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini avanzata al Senato dal Tribunale dei ministri di Catania rischia di diventare uno snodo importante di questa fase politica perché è cambiata la maggioranza e gli amici di prima sono gli acerrimi nemici di oggi. L’accusa di sequestro di persona aggravato riguarda il caso della Nave Gregoretti della Guardia costiera, analogo a quello della Nave Diciotti per il quale la Giunta delle immunità di Palazzo Madama decise a maggioranza di negare l’autorizzazione. Era il 20 marzo e molta acqua è passata sotto i ponti.
LA RICOSTRUZIONE
Il caso esplose il 26 luglio scorso quando alla nave della Guardia costiera con 135 migranti a bordo l’allora ministro dell’Interno impedì lo sbarco finché non ci fosse stato un accordo con alcuni Paesi europei per la redistribuzione. Dopo alcuni sbarchi per motivi sanitari, la sera del 31 luglio gli ultimi 116 scesero a terra al molo Nato di Augusta (Siracusa) e il fascicolo da Agrigento, competente su Lampedusa, fu inviato alla procura distrettuale di Catania. Lo sbarco fu autorizzato dopo un accordo con cinque Stati membri dell’Ue e con la Cei che accolse alcune decine di persone a Rocca di Papa. Dunque, la linea del Viminale fu la stessa del caso Diciotti: non sbarcano finché non li accolgono anche in Europa. Questa interpretazione dell’ordinamento giudiziario non è così unanime: come nel caso Diciotti, la procura di Agrigento ha ipotizzato il sequestro, quella distrettuale di Catania ha di nuovo chiesto l’archiviazione al Tribunale dei ministri che invece ha contestato il sequestro di persona aggravato. E ora la patata bollente passa al Senato.
LE DIFFERENZE
Quando il 21 settembre Salvini ricevette la comunicazione della procura distrettuale di Catania con la richiesta di archiviazione disse che “se il Tribunale chiederà il processo sono pronto a tutto”. Lo diceva anche prima di ricevere la richiesta di autorizzazione per il caso Diciotti che mostrò in un video sulla sua pagina Facebook in diretta dallo studio di ministro dell’Interno: ebbe una reazione furibonda, “se questo è reato sono colpevole”, e poi con l’aiuto dell’avvocato e allora ministro Giulia Bongiorno preparò una memoria difensiva basata sulla controversia internazionale in atto con Malta,che non aveva voluto recuperare i migranti poi salvati dalla Diciotti.
Stavolta Salvini ha diffuso la notizia durante una trasmissione su Rete4: è accusato di aver commesso un sequestro di persona aggravato abusando dei suoi poteri. “Rischio fino a 15 anni di carcere. Ritengo che sia una vergogna che un ministro venga processato per aver fatto l’interesse del suo Paese” ha commentato. La composizione del Tribunale dei ministri di Catania (Nicola La Mantia, Sandra Levanti, Roberto Corda) è la stessa del caso Diciotti, ma anche la stessa che nel giugno scorso archiviò la posizione di Salvini sul caso Sea Watch perché la nave dell’ong a gennaio entrò nelle acque italiane senza autorizzazione. Allora, rispetto agli stessi giudici, Salvini commentò: “Processi e indagini non mi fanno paura, ma sono felice che anche la magistratura confermi che si possono chiudere i porti alle navi pirata”. Solo che la Gregoretti è una nave militare, come la Diciotti.
GLI EQUILIBRI POLITICI
Ora toccherà alla Giunta delle immunità, presieduta da Maurizio Gasparri (Forza Italia), decidere sulla concessione o meno dell’autorizzazione: avrà 30 giorni di tempo per decidere dal momento in cui riceverà la documentazione e il relatore sarà lo stesso Gasparri. La situazione è radicalmente diversa dal caso precedente: innanzitutto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è oggi agli antipodi di Salvini e chissà se sarà chiamato a firmare, o se lo vorrà, una nuova memoria per condividere le scelte del suo ministro dell’Interno come fece per il caso Diciotti. Stessa memoria di appoggio firmarono il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio e il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.
Nel frattempo c’è stata la nascita di Italia viva di Matteo Renzi e oggi nella Giunta ci sono 10 parlamentari di centrodestra (FI, FdI e Lega) a favore di Salvini, 6 del Movimento 5 stelle, 3 di Italia viva, uno del Pd, 2 del Misto certamente contro Salvini (Pietro Grasso e Gregorio De Falco) e uno del Gruppo per le autonomie. Se il M5S sarà coerente con l’attuale posizione governativa dovrebbe votare a favore dell’autorizzazione e quindi potrebbe diventare determinante la posizione dei renziani. Ma prevedere che i tentativi di avvicinamento tra i due Matteo possano manifestarsi in quel voto è troppo anche per la dietrologia giornalistica.
SALVINI ALL’ATTACCO
Salvini approfitta dell’inchiesta per rilanciare il tema dell’immigrazione in una fase in cui l’attenzione dei cittadini sembra presa più dalle tasse e dall’occupazione. “Io ringrazio la maggioranza della magistratura che è obiettiva, corretta e indipendente. Ma c’è una parte che fa politica. Fa ridere che un ministro dell’Interno venga indagato e processato per aver fatto il proprio dovere. Per me non sarebbe neanche un problema andare in tribunale, guardare in faccia un giudice che tra il ministro e chi trasporta illegalmente gli immigrati irregolari simpatizza per i secondi” ha detto. Frase che si presta a diverse osservazioni: il Tribunale che oggi fa politica è lo stesso che l’ha archiviato a giugno; il giudice che eventualmente guarderebbe in faccia sarebbe diverso perché ovviamente, in caso di concessione dell’autorizzazione, comincerebbe un normale iter tribunale-appello-cassazione del quale i componenti del Tribunale dei ministri non farebbero parte; infine, la contestazione riguarda una nave militare italiana: è a essa che si riferisce quando parla di “chi trasporta illegalmente gli immigrati irregolari”?
OCCHIO ALLE DATE
Ricordato che, solo per quanto attiene all’immigrazione, è aperta anche l’inchiesta per la Open Arms con un’altra accusa di sequestro inoltrata dalla procura di Agrigento a quella di Palermo che a sua volta dovrà comunicare le proprie decisioni al Tribunale dei ministri palermitano, la Giunta delle immunità dunque deciderà entro la metà di gennaio o giù di lì, comunque prima delle elezioni regionali in Emilia Romagna del 26. La decisione pro o contro l’ex ministro dell’Interno potrebbe influire sul voto.