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Sul Mes il Pd è più coerente di Conte e M5S. L’affondo di Paragone

“Ho più elementi di contatto con Borghi e Bagnai, rispetto a Gualtieri e Gentiloni e oggi al governo vedo una scarsa omogeneità tra M5s e Pd, come dimostrano ampiamente le sensibilità su giustizia ed Europa”. Così il senatore grillino Gianluigi Paragone, che partendo dall’attualità di Mes e prescrizione, ragiona con Formiche.net sulla sottile linea che esiste tra contratto e alleanza di governo in un frangente difficilissimo per la sopravvivenza della maggioranza.

Conte apre sul Mes, definito ricatto da Di Maio, per non chiudere l’esperienza di governo?

Stiamo compiendo l’esercizio peggiore, perdendo di vista la reale posta in gioco. Il Mes è un altro esercizio del tecnicismo europeo in materia finanziaria: più noi concediamo alla techné finanziaria degli strumenti e meno sarà possibile rimettere in equilibrio quella che vorrebbe essere la grande sfida europea. Chi punta all’Europa politica non può al contempo costruire muri finanziari. Delle due l’una: o si lavora davvero sulla Costituzione europea e su un addensante sociale che abolisca le disparità fiscali e sul lavoro o è inutile pensare ad altri strumenti come appunto il Mes.

Come valuta il Mes?

Il Mes è una rete di protezione sociale da una parte, ma è anche il lampante tentativo di mettere un cordone sanitario per prevenire rischi di infezione nell’Eurozona dall’altro. Se si apre al Mes si comprimono gli spazi di politica economica adibiti al governo. Per cui che Conte voglia salvare la sua esperienza di governo mi interessa relativamente, perché perdiamo di vista la scommessa di tutti, ovvero costruire l’Europa e politica e continuare a rafforzare l’architettura tecnico-finanziaria dell’Ue. In tutta questa vicenda i più coerenti sono stati quelli del Pd.

Perché?

Sono europeisti in salsa neo liberista e hanno messo al governo la stessa figura che in Europa ha scritto materialmente i dossier Mef e bail-in. Io vengo da un’impostazione totalmente opposta: non ho dato la fiducia a questo Governo proprio per questa ragione e nel mio intervento in Aula avevo già evidenziato il caso Mes.

Sulla prescrizione Di Maio parla di Nazareno 2.0 se il Pd voterà con Salvini e Berlusconi: ha ragione?

Si tratta di una dichiarazione politica che si mette sulla scia del Nazareno 1 dove la componente giustizia era una delle esperienze accomunanti. Però anche qui si arriva a dover constatare che l’attuale maggioranza che doveva essere alleanza, manca invece del suo elemento fondante, ovvero l’omogeneità. Il contratto di governo per definizione è una convergenza di punti programmatici diversi che si mettono in comune, in cui l’omogeneità può anche non esserci. Oggi invece al governo vedo una scarsa omogeneità tra M5s e Pd, come dimostrano ampiamente le sensibilità su giustizia ed Europa su cui siamo ai ferri corti.

La frangia meno governista, che non ha mai chiuso il canale con la Lega,  raccoglierà l’invito fatto in Senato da Salvini “agli amici grillini”?

Personalmente sono in Parlamento sulla base di un programma elettorale che era chiaro, e non aveva necessità di essere messo in controluce per percepirne la filigrana fortemente critica verso l’architettura Ue. É chiaro che sulla base di quel programma ho più elementi di contatto con Borghi e Bagnai, rispetto a Gualtieri e Gentiloni. Per cui non ho bisogno dell’invito di Salvini, è sufficiente rifarmi a quei punti programmatici che hanno dato al M5s la maggioranza relativa in Parlamento alle scorse elezioni.

Quindi i patti erano altri?

Pacta sunt servanda, avrebbero detto i latini.

Di qui lo scollamento del M5S con i suoi elettori e la voglia di piazza un po’ come le sardine?

Rispetto le sardine, ma non ho percepito quale sia la loro visione. Anche nella scelta delle parole, tra gattini e sardine, scompare l’elemento umano che viene stritolato dalle logiche di un mercato privo di regole. Penso agli 8000 esuberi dell’Unicredit per via di una automatizzazione che ci fa andare verso un futuro senza lavoro. La classe dirigente dovrebbe darsi una visione.

Su Autostrade il dado è ormai tratto?

Il governo è in ritardo. Ho letto le motivazioni del riesame rispetto all’interdizione e mi sembrano chiare per chi voleva “evitare di effettuare la manutenzione”. Non si tratta di semplice sciatteria ma di un modus operandi volto a evitare controlli. A questo punto c’è ben poco da fare: la concessione per me va revocata.

La stretta di mano fra Grillo e Di Maio dell’altro giorno ha prodotto effetti o ha mancato un obiettivo?

Siamo ormai all’estetica della politica, mentre la gente ci chiede di risolvere le problematiche legate alla quotidianità, tra bollette da pagare a beni pubblici che vengono dati in concessione per fare cassa. Sembra che nel mondo d’oggi le persone siano un di più, e invece sono centrali.

twitter@FDepalo

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