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Sulle banche Italia e Lagarde parlano due lingue diverse

C’è un passaggio nel primo discorso di Christine Lagarde da presidente della Bce che è passato quasi inosservato, ma che potrebbe avere grande importanza per le banche italiane e quindi per tutto il nostro sistema economico. Incalzata da un giornalista, Lagarde si è detta “molto contenta che l’Italia abbia mostrato un’apertura” a porre dei limiti sull’esposizione del debito sovrano. “È un grosso passo avanti e qualsiasi passo avanti in questa area è una buona notizia”, ha aggiunto la neo presidente della Banca centrale europea.

Argomento caldissimo in Italia. Il tetto ai titoli di Stato detenuti dalle banche è uno dei capitoli più delicati della riforma dell’Eurozona. Tirato in ballo dal premier Giuseppe Conte e dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri come punto fermo della trattativa sul Mes. Nel senso che l’Italia è fermamente contraria al tetto che è stato riproposto con forza dal ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz come requisito fondamentale per l’attuazione del primo passo dell’unione bancaria, cioè il sistema di garanzia unico per i depositi.

Peccato che il riferimento alle aperture italiane fosse a un passaggio di un discorso di Ignazio Visco nel quale il governatore di Bankitalia ha sì aperto a un possibile limite futuro ai titoli di stato detenuti dalle banche. Ma ha anche detto che l’Europa deve prima dotarsi di un sistema di “safe asset”, cioè un fondo di ammortamento comune che riduca i rischi legati ai debiti sovrani dei singoli stati. È la versione degli eurobond cara all’Italia e, almeno in passato, non sgradita nemmeno a Lagarde. Inaccettabile per i tedeschi.

A livello governativo non c’è per ora nessuna apertura al tetto. Il ministro Gualtieri è contro qualsiasi modifica. Quindi no alla “ponderazione del rischio”, cioè un limite ai titoli di stato detenuti dalle banche basato sul livello di rischio associato a ciascun titolo. Sistema che chiaramente danneggerebbe l’Italia. Ma no nemmeno ai limiti alla concentrazione. Unica apertura del governo è relativa alla diversificazione del portafoglio di asset da realizzare con incentivi. Che è una cosa completamente diversa. L’Italia porterà questi argomenti nella trattativa sulla riforma del Mes, il meccanismo europeo di stabilità altrimenti detto Fondo Salva stati, in una “logica di pacchetto”. Cioè si dovranno fare dei passi in avanti sul Mes e contemporaneamente fare progressi sulle banche. Un obiettivo ambizioso che in Europa creerà malumori.


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