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5G senza Huawei? Si può. Il caso di Orange

La principale compagnia francese delle telecomunicazioni Orange (al secolo France Telecom) ha scelto l’azienda svedese Ericsson e la finlandese Nokia per costruire e implementare la sua rete 5G. Annunciato questo venerdì mattina, il piano quinquennale affida ad Ericsson costruzione, manutenzione e implementazione della Ran (Rete di accesso radio) 5G di Orange France nelle tre regioni di Nord-Est, Sud-Ovest e Ile de France (dunque anche della capitale Parigi). Nokia, pioniera della telefonia mobile, fornirà invece l’equipaggiamento per costruire la rete di ultima generazione nelle regioni Ovest e Sud-Est del Paese.

Entrambe le aziende avevano in passato costruito per Orange l’infrastruttura per la rete 2G, 3G e 4G. Su quest’ultima si appoggerà in un primo momento la nuova banda ultra-larga. L’accordo, ha fatto sapere con un comunicato la compagnia francese, tra le principali nel settore mondiale delle telecomunicazioni, “include sia le antenne sia i servizi professionali associati”.

La notizia giunge in un momento saliente per la politica europea del 5G. Mercoledì la Commissione Ue ha pubblicato il “5G Eu toolbox”, una raccomandazione che contiene le linee guida per gli Stati membri con lo scopo di garantire la sicurezza dei dati che scorrono sulla rete. Ad illustrare la road map (non vincolante) di Bruxelles il commissario francese al Mercato Interno Thierry Breton, manager di grande successo che è stato a lungo ad di Orange e poi di Atos.

Alla finestra di Orange, oltre alla sudcoreana Samsung, c’era anche la cinese Huawei, campione della telefonia mobile con base a Shenzen finito nel mirino dell’intelligence e del Dipartimento di Stato americano con l’accusa di spionaggio per conto del Partito comunista cinese. Nonostante mesi di pressing diplomatico di Washington Dc sugli alleati europei, le linee guida Ue non invitano a mettere al bando dalla costruzione della rete 5G le aziende cinesi.

Huawei potrà dunque fornire equipaggiamento e manutenzione della nuova rete in Europa. L’affidamento del 5G di Orange a Nokia ed Ericsson costituisce nondimeno una battuta di arresto per l’azienda cinese nell’Hexagone. Formalmente l’azienda leader delle telco francesi ha giustificato la scelta delle due compagnie europee con motivazioni economiche: costano meno di Huawei, che notoriamente ha prezzi al di sotto della media di mercato, perché, avendo costruito già la rete 4G, permettono di risparmiare i costi della transizione alla rete 5G che leviterebbero se la tecnologia già installata dovesse essere sostituita con il materiale cinese non compatibile.

Sulla scelta dell’azienda di Place d’Alleray potrebbe però aver pesato il danno reputazionale che sconta Huawei in Europa e non solo. E non è escluso che il caso faccia scuola. Altri operatori francesi, spiega La Tribune, sarebbero sul punto di abbandonare l’azienda cinese per passare a una soluzione europea per la costruzione del 5G. È il caso di Free, filiale del gruppo Iliad e quarto operatore francese, che ha scelto Nokia per costruire il suo 5G.

L’attivismo del settore privato fa i conti con l’immobilismo della politica francese. Se il primo, per ragioni di mercato e di opportunità politica, sembra indirizzato verso la costruzione di un mercato europeo del 5G che veda protagonisti gli unici competitors di Huawei, Ericsson e Nokia, soluzione da più parti avanzata per favorire uno sviluppo in sicurezza della rete, l’Eliseo continua a optare per una linea attendista, per lo più scettica delle raccomandazioni degli Stati Uniti. Su questa linea si attesta anche l’intelligence francese. In un’intervista a Les Echos, il capo dell’agenzia dei Servizi Anssi Guillaume Poupard ha rigettato le accuse mosse a Huawei dal quotidiano tedesco Handelsblatt, per cui i Servizi tedeschi avrebbero in mano “la pistola fumante” che prova i rapporti dell’azienda cinese con gli 007 di Pechino (accusa subito smentita da Huawei).

Il no di Orange a Huawei può essere dettato da più ragioni, non necessariamente ricollegabili alla partita geopolitica di cui è protagonista l’azienda cinese (in Spagna Orange ha avviato la sperimentazione nel 5G con la cinese Zte, cui sono rivolte le stesse accuse di spionaggio di Huawei). Il sì ad Ericsson e Nokia, aziende cui il governo e il Congresso americano vogliono far spazio nel mercato domestico del 5G, ha invece un valore politico, tanto più perché affida alle due aziende europee la banda ultralarga della città metropolitana di Parigi.

In un quadro normativo e politico incerto, l’impulso per un mercato europeo del 5G può arrivare dal settore privato. “Lo Stato non ci ha mai detto chiaramente, a questo stadio, se gli operatori delle telecomunicazioni hanno il diritto di utilizzare Huawei per il 5G – ha ammesso intervistato da Les Echos Arthur Dreyfuss, presidente della Federazione francese delle telecomunicazioni (Fft) – la Francia si contenta di dire: si deve procedere caso per caso”. Ed è quel che sta accadendo.


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