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Cosa si cela dietro l’abbattimento dell’aereo ucraino

Ieri un volo della Lufthansa partito da Francoforte e diretto a Teheran a un certo punto del viaggio ha invertito la rotta ed è tornato in Germania. In quello stesso momento i canali all-news americani davano la notizia che secondo le intelligence statunitensi il volo 752 dell’Ukraine International Airlines era stato abbattuto dalla difesa aerea iraniana per errore. Tragedia che si è portata dietro la morte delle 176 persone a bordo, tra passeggeri e membri dell’equipaggio, avvenuta nelle prime ore dell’8 gennaio, mentre l’Iran lanciava contro due basi irachene che ospitano anche personale occidentale la salva di missili balistici con cui ha vendicato l’uccisione del generalissimo Qassem Soleimani (eliminato il 3 gennaio da un raid aereo americano).

IL PATTERN INFORMATICO MESSO IN PIEDI DALL’INTELLIGENCE

Il rientro del volo Lufthansa non è solo una questione di sicurezza, ma ha anche un valore politico. Significa che il vettore tedesco — cioè la Germania — si fidava delle informazioni americane e credeva che l’aeroporto di Teheran non fosse sicuro. È un elemento interessante se si considera che il dossier iraniano nel suo insieme è uno dei punti critici, divisivo, dell’asse transatlantico. Almeno da quando gli Usa hanno deciso di uscire dall’accordo sul nucleare Jcpoa, lasciando gli europei col cerino in mano e creando i presupposti per l’inizio di un’escalation nello scontro con la Repubblica islamica.

Questo giovedì nel giro di pochi minuti tutti i media statunitensi hanno ottenuto informazioni dirette su quello che è successo in Iran al volo PS752, il che dimostra un piano coordinato con cui le agenzie dei Servizi americani hanno voluto rendere pubblici i dati che avevano a disposizione. Nell’arco di un paio d’ore è arrivato anche il rimbalzo da Londra e dal Canada, con informazioni simmetriche a quelle Usa arrivate da altri due pezzi centrali del 5Eyes — ne ha parlato addirittura il premier Justin Trudeau, direttamente coinvolto perché 63 delle vittime sono canadesi. In serata il New York Times ha fatto uscire un video — controllato e georeferenziato — che riprende il momento in cui un missile, forse non il primo, avrebbe colpito l’aereo, che poi è rimasto in volo per diversi secondi prima di perdere quota e schiantarsi.

COMMENTI E CONSIDERAZIONI TECNICHE

“Sebbene nessuno si sia ancora espresso con certezza assoluta, lo scenario di un abbattimento del Boeing 737 da parte di una batteria SA-15 iraniana situata nei pressi dell’aeroporto di Teheran è la strada che sta avendo più credito, con le dichiarazioni dei funzionari di intelligence che si sommano ai primi indizi: il primo video del velivolo già in fiamme prima dell’impatto con il suolo; l’assenza di comunicazioni radio da parte dei piloti; il presunto rinvenimento di alcuni frammenti di missile prossimità del crash site“, spiega David Cenciotti, esperto di aeronautica e curatore del sito The Aviationist, uno dei riferimenti globali del settore.

“Quello che sta prendendo forma sarebbe quindi uno scenario che ricorda l’abbattimento del volo Iran Air 655 da parte dell’USS Vincennes della U.S. Navy avvenuto per errore il 3 luglio 1988 o il più recente abbattimento del volo Malaysian Airlines MH17 nei cieli dell’ucraina, attribuito ad un missile terra-aria lanciato da un sistema missilistico Buk-TELAR posizionato in un’area controllata dai separatisti filo-russi”, aggiunge Cenciotti.

Ma cosa può aver causato l’errore? “Difficile dirlo, specialmente se pensiamo al fatto che il volo PS752 decollato da Teheran era su una rotta di partenza strumentale standard (SID – Standard Instrumental Departure) e che nel periodo tra mezzanotte e le 06:12 locali, altri 9 velivoli erano decollati dall’aeroporto Khomeini prima del B737 ucraino, seguendo grossomodo lo stesso profilo di volo. Quindi, sebbene sia molto probabile che il fattore umano sia stato determinante nella catena degli eventi, è altrettanto probabile che una serie di contributing factors, tra i quali anche un eventuale malfunzionamento di qualche componente del sistema missilistico, abbiano portato all’abbattimento dell’aereo ucraino”.

Secondo il generale Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, “adesso c’è tutto quel che serve per ricostruire l’accaduto, e l’annesso 13 dell’ICAO non dà spazio alla creatività: quello che servirà sarà la trasparenza. Pare che siano già state spostate parti del relitto. Una cosa non certo positiva, perché dobbiamo considerare che addirittura è possibile capire già direttamente dai rottami se si è trattato di un missile oppure no, come successe per Ustica, dove è stato escluso che si trattasse di un missile, questione poi emersa incontrovertibilmente nel processo penale”.

Ma è possibile che si sia trattato di errore umano? “Premetto che parlare di un incidente aereo prima di avere in mano tutti gli elementi è sempre sbagliato, penso che sia un’ipotesi poco realistica. Il traffico aereo è gestito dai militari, che in Iran hanno in mano sistemi non troppo aggiornati ma comunque funzionanti ed efficaci. Ricostruire la traccia di volo di un aereo, per altro decollato dall’aeroporto di Teheran, non mi sembra così complesso. Restando sempre nel campo delle speculazioni, dobbiamo piuttosto evidenziare una peculiarità iraniana: lo sdoppiamento del ruolo militare tra le strutture per così dire normali e i Pasdaran (il corpo armato teocratico, ndr). Questi ultimi hanno mezzi propri, e dunque lì potrebbe esserci stato un deficit di coordinamento e l’errore. Va comunque detto che i Pasdaran potrebbe aver avuto anche interessi nel compire azioni spregiudicate. Ma su questo non abbiamo fatti reali in mano”.

IL LATO POLITICO DELLA TRAGEDIA

Al di là dell’accaduto, su cui l’Iran è chiamato a rispondere delle proprie responsabilità, c’è stata anche un’evidente volontà nel far diventare pubblico il coinvolgimento di Teheran con il chiaro obiettivo di mostrare pubblicamente, sul palcoscenico internazionale, altri lati negativi della Repubblica islamica. E da Teheran hanno subito sfruttato la situazione per una difesa proattiva: è “guerra psicologica”.

La questione dell’aereo arriva infatti in un momento delicatissimo. C’è stato uno scambio pesante di colpi armati tra Usa e Iran: gli americani sono tornati a dimostrare che hanno ancora in mano la capacità – forse anche azzardata – di esercitare l’uso della forza. Hanno ucciso il generale che in Iran era considerato come un eroe, il numero due de facto del regime. Gli iraniani hanno risposto con l’attacco missilistico: hanno voluto dimostrare di avere una resilienza forte, una difesa evoluta e di poter far male agli interessi americani ovunque nella regione mediorientale.

Ma i toni si sono abbassati in fretta. Il presidente statunitense Donald Trump ha detto in una conferenza stampa che è pronto a riavviare il dialogo, l’Iran ha dichiarato che l’attacco contro le basi in Iraq era bastato a vendicare Soleimani e si fermerà. Niente escalation per ora, confermato anche in uno scambio epistolare inviato al segretario delle Nazioni Unite sia da Washington che da Teheran.

“Quello che ha detto Trump si inserisce in una linea di politica estera in parte nota. Gli Usa continueranno la massima pressione sul nucleare, continueranno le sanzioni, ma ha teso la mano sia al popolo che ai leader iraniani e non ha escluso una pace. Ha d’altronde chiesto agli europei di abbandonare il vecchio accordo sul nucleare, che di fatto non funziona più con l’assenza americana. Anzi, potremmo dire che sta diventando un elemento di scontro e divisione tra le due sponde dell’Atlantico”, commenta Matteo Bressan, docente della Lumsa e della Nato Defence College Foundation.

“Ora per i vari paesi c’è da andare a vedere le carte di Trump, e verificare se quello che il presidente americano dice corrisponde alla realtà – aggiunge Bressan – per l’Iran c’è da dimostrare affidabilità (già con l’essere trasparente nella vicenda del volo) e non è detto che non si possa costruire qualcosa con un quadro più ampio del sistema 5+1 che ha negoziato l’accordo precedente”. Ieri c’è stata una telefonata in cui il premier italiano Giuseppe Conte ha espresso condoglianze al presidente iraniano Hassan Rouhani: c’erano 82 iraniani a bordo.

Possibile pensare anche all’inclusione dell’Italia in un sistema di negoziati con l’Iran? “Intanto agli europei, e alla Russia e alla Cina, spetta il compito di far capire a Trump e agli Usa che per sedersi al tavolo con Teheran serve evitare di umiliare il Paese, di non trattarlo come uno sconfitto, perché finirebbe per umiliare anche la leadership iraniana”, aggiunge Bressan.

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