Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Iva, Irpef, Sud e Ilva. Gli appunti per un’agenda 2020 firmati Baretta

Il 2020 è iniziato ufficialmente da soli otto giorni, ma l’agenda economica dell’esecutivo giallorosso è già aperta da un pezzo. A voltarsi indietro si intravede ancora quella legge di Bilancio accusata da molti osservatori di essere una manovra all’acqua di rose per un Paese alla disperata ricerca di Pil. Eppure qualcosa di buono c’è nel futuro, al netto di tutti i buchi neri che ancora costellano la nostra economia. Formiche.net ha sentito Pier Paolo Baretta, sottosegretario al Tesoro dal 2013 al 2018 con ben tre premier (Letta, Renzi e Gentiloni) e poi rientrato a settembre scorso con il Conte II.

Baretta, che cosa c’è nel cantiere del governo per questo 2020? Siamo reduci da una manovra non proprio esplosiva…

Prima una precisazione. La manovra che abbiamo appena approvato qualcosa per la crescita la conteneva. Abbiamo ripristinato l’Idustria 4.0, il bonus energia e poi abbiamo inserito importanti risorse nella sostenibilità, per adattare la nostra industria alle grandi sfide climatiche e sociali. I presupposti sono stati dunque posti, si tratta a questo punto di guardare avanti e di intensificare lo sforzo.

Ecco, da dove partiamo?

Dalle crisi industriali e dai 150 tavoli di crisi aperti. Alitalia e Ilva, due vicende che si trascinano da troppo tempo e che vanno risolte. Tutto questo è per noi un banco di prova. Poi c’è il Sud, che rappresenta forse la sfida più importante per uno sviluppo equilibrato del Paese.

Baretta lei ha citato le crisi industriali. Su Ilva e Alitalia c’è stato un certo movimento del governo, non è che sta tornando lo Stato padrone un po’ stile Iri?

Lo Stato ‘padrone’ c’è già e c’è anche tanto: Eni, Enel, Poste, Fincantieri… Lo Stato è già presente nell’economia. Il tema non è però la statalizzazione a tutto campo, ma d’altro canto il mercato non è perfetto, anzi a volte fallisce. E non si può certo pensare di far crollare interi settori strategici, come la siderurgia per l’appunto. Ma penso anche alle banche. Il compito dello Stato non è quello di essere un tampone della crisi, sia chiaro, ma nemmeno assistere al depauperamento del patrimonio industriale.

Dunque?

Più che un ritorno di logiche da statalizzazione, vedo una soluzione mista dove privato e pubblico, in una logica non strumentale giocano alla competitività a tutto campo, sostenendosi a vicenda. Ma certamente anche i privati devono fare la loro parte.

In una recente intervista ha detto che la prossima manovra non potrà stare sotto la spada di Damocle delle clausole di salvaguardia. Corretto, ma mi spiega dove prendere i soldi per evitarlo?

Innanzitutto apriamo un discorso sull’Iva e sulle agevolazioni fiscali, insomma un cantiere fiscale che consenta di ridurre le tasse sui redditi medio e medio basse. Ma per fare questo occorre una rimodulazione dell’Iva e delle accise.

Su Quota 100 e Reddito di cittadinanza si può intervenire?

Quota 100 terminerà alla fine del 2021 e non abbiamo alcuna intenzione di confermarla. Allo stesso tempo dovremo mettere in campo interventi sostitutivi, confrontandoci con le parti sociali basati sulla massima flessibilità di scelta del lavoratore. Per quanto riguarda il reddito, sono emerse delle storture, il nostro intento è provare ad abbandonare la logica dell’assistenza, non va abolito ma migliorato. Deve essere un intervento residuo e non quello principale.

Baretta e l’Irpef? Il governo ha più volte annunciato la sua riforma, in particolare la revisione degli scaglioni… Ci siamo?

Questa riforma è necessaria perché si tratta di gestirla in una chiave che riguarda la possibilità di fare a meno delle clausole di salvaguardia.

Domanda a bruciapelo. Revocare le concessioni ai Benetton non rischia di spaventare chi vuole venire a investire in questo Paese?

Credo che le ultime dichiarazioni del management di Atlantia (l’annuncio di un maxi-piano di investimenti, ndr) abbia cambiato lo scenario e aperto a una trattativa e a un dialogo. In ogni caso ci vuole un rapporto di do ut des tra Stato e privato, con lo Stato che deve cautelarsi per garantire il servizio. E comunque, sul messaggio da dare a chi investe, io credo che i privati che vengono in Italia non devono pensare che va bene ogni cosa, lo stesso gruppo Atlantia ha ammesso delle responsabilità…

×

Iscriviti alla newsletter