Tutto secondo copione: in Calabria ha vinto Jole Santelli di Forza Italia, in Emilia Romagna Stefano Bonaccini del Pd. La spallata che il capo della Lega voleva assestare a Bonaccini e al governo Conte con la presunta vittoria della sua candidata Lucia Borgonzoni è fallita clamorosamente, nonostante gli sforzi ciclopici posti in essere, a dimostrazione che le rabberciate ricette miracolistiche del capo padano, urlate durante la campagna elettorale, sono servite a poco.
La tesi, sulla scorta di alcune dichiarazioni del lumbard, secondo cui il risultato negativo dell’Emilia-Romagna è solo un incidente di percorso, e che nel resto d’Italia la vittoria è assicurata, come è dato constatare in Calabria, la si può considerare autoconsolatoria. Salvini finge di non ricordare il tempo delle vacche grasse, quando da solo vinceva e snobbava i tradizionali alleati: Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Oggi però che è sconfitto e vive la seconda bruciante bocciatura, dopo il flop dell’apertura al buio della crisi di governo dell’agosto scorso, invita gli alleati al gioco di squadra. Proposta per certi aspetti farisaica, ma di questi tempi in politica la memoria è molto labile. Il centrodestra a trazione Forza Italia che conquista più del doppio del Carroccio in Calabria evidentemente sta creando più di qualche preoccupazione a Salvini.
Silvio Berlusconi ancora sorprende avversari e alleati, se nel Mezzogiorno d’Italia e forse non solo, riesce ad essere protagonista nelle battaglie elettorali, imponendo suoi esponenti ai vertici delle istituzioni regionali e locali. Infatti, ciò che ieri era quasi pacifico tra Lega e FdI in Puglia e in Campania oggi non lo è più, vista la determinazione del leader di Forza Italia di volere dire la sua sulle proposte di candidatura nelle due regioni meridionali.
Figurarsi se il leader di Arcore è disponibile a essere considerato il nobile decaduto della coalizione. Pare che la stagione dell’uomo solo al comando sta per concludersi, alla luce dei malumori, evidenti o appena accennati, per l’ulteriore traguardo mancato dal capo leghista. Le vittorie fanno gioire, le sconfitte portano tristezza e contrasti. I protagonisti della coalizione di destra lo sanno benissimo, non a caso Salvini inizia ad avvertire un clima di diffidenza e di sfiducia nei suoi confronti per le due successive pesanti sconfitte non solo, ma anche per la conclamata instabilità del sistema politico che potrebbe portarlo all’irrilevanza nel breve e medio periodo.